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01/02/2017

Ilva chiede la cassa integrazione per 5.000 unità. No dei sindacati

Rizzo (usb): una manovra studiata a tavolino per permettere ai futuri proprietari dello stabilimento di effettuare tagli macroscopici

Ilva in Amministrazione straordinaria chiede cassa integrazione straordinaria per 5000 unità su una forza lavoro di 10.977.

“Il numero si alza di quasi 2000 unita rispetto allo scorso anno a causa del nuovo strumento in uso, cioè la cigs (leggi: cassa integrazione straordinaria) – commenta Francesco Rizzo, coordinatore provinciale USB Taranto –. Noi di Usb respingiamo la richiesta e, così come già dichiarato alla commissione parlamentare durante l’audizione su Ilva, chiediamo una deroga al jobs act sugli ammortizzatori sociali, riproponendo i contratti di solidarietà per 24 mesi con il vecchio sistema normativo e la retribuzione all’80%”.

Le OO.SS. unitariamente hanno dichiarato di non essere disponibili a nessun ragionamento su cigs che può produrre indicazioni su eventuali futuri esuberi “fornendo di fatto così un assist ai futuri proprietari dello stabilimento per eventuali tagli macroscopici al personale – continua Rizzo –. La partita vera si giocherà al ministero nei prossimi giorni in cui daremo battaglia e ribadiremo con forza che non faremo mai passare la logica che i lavoratori debbano pagare sulla propria pelle gli errori fatti da altri”.

Usb ha anche chiesto, per i 2 mesi di gennaio e febbraio, l’anticipo da parte di Ilva, dell’integrazione del 10% in favore dei lavoratori collocati in solidarietà.

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