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Alla Redazione “Il Manifesto”
Care compagne e cari compagni
In vista della prossima tornata elettorale legislativa, della quale comunque non si conosce ancora la data precisa, “Il Manifesto” ha già assunto (legittimamente, del resto) una posizione precisa a favore della lista personale del Presidente del Senato Grasso denominata “Liberi ed Eguali” (difficile in quest’occasione riprodurre la particolarità presente nel simbolo per rendere l’idea che intende esservi contenuta al riguardo della differenza di genere e mi scuso per questa pratica impossibilità).
Mi permetto, però, di avanzare una richiesta rivolta alla redazione: lo faccio non certo in ragione di una storia (della quale pure legittimamente potrebbe essere possibile rivendicarne almeno una parte) ma in virtù di una precisa ragione politica.
Nella lista del Presidente del Senato confluiranno, infatti, diversi spezzoni di una porzione di sinistra che, nel passato, è stata al centro dell’esperienza di centro sinistra, dall’Ulivo all’Unione, e ne rivendica in una misura molto consistente l’appartenenza puntando al ripristino di determinate condizioni che proprio in quell’esperienza di governo si erano verificate (poi ci sarebbe la questione dell’appoggio al governo tecnico di Monti, a quello delle “larghe intese” di Letta e, infine, a quello delle “piccole intese” di Renzi con relative approvazioni di provvedimenti di legge: ma tutto ciò probabilmente è considerato un dettaglio).
Fatta salva questa scelta, già contenuta in un editoriale di Norma Rangeri a commento dell’assemblea tenuta da questi soggetti lo scorso 3 dicembre, la mia richiesta (del tutto personale e non concordata e sostenuta da alcuno) è quella dell’apertura di un confronto e della concessione di uno spazio anche a quei soggetti che, domenica prossima 17 dicembre, svolgeranno anch’essi un’assemblea nazionale per lanciare un’ipotesi di presenza politico – elettorale credo provvisoriamente denominata “Potere Popolare” (un termine che sinceramente credo possa essere aggiustato in meglio: ad esempio con una denominazione del tipo “Lista Popolare Comunista”: ma anche questo è un dettaglio sul quale non mi compete in alcun modo intervenire).
Nella storia del “Manifesto” ci sono esempi di questa pluralità di presenze anche sul piano elettorale che mi permetto di richiedere in una misura parziale: nel corso della campagna elettorale del 1979, ad esempio, il giornale diede resoconto in termini egualitari delle iniziative del PdUP e di NSU e, inoltre, promosse pagine autogestite da parte non solo del PdUP e di NSU ma anche del PCI e del PSI.
Non entro nel merito della descrizione delle componenti di questa possibile lista che dovrebbe essere varata con l’assemblea del 17 dicembre, che pure si colloca almeno parzialmente sulla scia di quello che è stato definito “lo spirito del Brancaccio” (dal luogo di un’altra assemblea svoltasi tempo addietro) e quindi in un quadro di costruzione del basso di progetto, programma, fattura materiale della lista (quasi una sorta di autoconvocazione) sviluppata attraverso un numero rilevante di assemblee territoriali.
Certamente in questa lista trovano posto soggetti politici organizzati alcuni dei quali (Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani) parteciparono in varie forme e anche direttamente a quelle esperienze di centrosinistra cui si è accennato e soprattutto parteciparono alla disgraziata esperienza dell’Arcobaleno, che per quello che riguarda questa fase politica, rimane per la sinistra “la madre di tutte le sconfitte” non tanto e non solo per il mancato “quorum”: anzi l’aver fallito la presenza in Parlamento, in quel frangente, fu il minore dei danni procurati.
C’è da aggiungere che non solo a questa proposta di “Potere Popolare” aderiscono soggetti organizzati, di base, di lotta che con quel tipo di storia nulla hanno avuto a che fare avendo sempre mantenuto un coerente atteggiamento di opposizione prima di tutto di tipo sociale e di lotta, senza atteggiamenti di tipo strumentalmente politicista, ma anche maturando posizioni di reale e concreta alternativa in particolare rispetto al quadro internazionale, alla delicatissima situazione europea verso la quale appare necessario mettere in campo elementi di proposta sul piano della rottura e affrontando temi altrettanto complessi quali quelli dei migranti, della precarietà del lavoro, della sopraffazione dei meccanismi imposti da chi regge le sorti del ciclo capitalista in termini d’individuazione della necessità di combattere lo sfruttamento imperante che si estende a tutti gli ambiti della società e a ogni livello di contraddizione, nel lavoro, nella diversità di genere, nell’ambiente. Senza dimenticare il contributo fornito alla battaglia per la difesa della democrazia costituzionale, anche e non solo in occasione del referendum del 4 dicembre 2016 (e in altre occasioni, quali il referendum sull’acqua, quello contro l’abolizione dell’art.18 e sulle trivelle: soltanto per fare degli esempi).
Mi permetto quindi di chiedere alla Redazione del “Manifesto” l’apertura di un confronto su questi temi assolutamente decisivi per una ripresa di presenza politica della sinistra d’alternativa in Italia, adeguando quindi il prezioso spazio a disposizione per far sì che ciò avvenga in una forma democraticamente equilibrata.
Il conseguimento, da parte di quest’area politica, di una presenza politico – istituzionale costituirà un fattore importante in questo itinerario che al centro dovrebbe avere il recupero del concetto, ormai quasi perduto nella coscienza generale, di “rappresentanza politica”.
Grazie per la vostra attenzione
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