Pensioni, disoccupazione, istruzione e sanità: in Francia il vento del liberismo di stampo europeista di Macron sta diventando una tempesta che investe l’intero stato sociale, facendo del Presidente della Repubblica francese l’ultimo – in ordine cronologico – “smantellatore” dei diritti e delle conquiste politiche e sociali in Francia.
Seguendo la strada aperta dai suoi predecessori, François Hollande e prima di questi Nicolas Sarkozy, Macron sta portando avanti una serie di politiche antisociali e un piano di privatizzazioni diffuse, in un contesto economico meno favorevole di quello propagandato in merito all’efficacia e al “successo” delle riforme già messe in campo. La realtà è quella di una narrazione politica ed economica che ormai ha perso qualsiasi credibilità, in quanto la precarizzazione crescente, la pressione sui servizi pubblici, l’attacco al potere d’acquisto dei lavoratori sono quanto mai evidenti alla luce del giorno, senza parlare di una chiara politica fiscale dichiaratamente favorevole ai ricchi a scapito di settori popolari sempre più larghi.
Pertanto, dopo le numerose mobilitazioni della primavera scorsa, diversi sindacati, pensionati, movimenti universitari e liceali fanno appello a partecipare alla giornata di mobilitazione generale del 9 ottobre, la prima di un autunno che si prospetta caldo e che fa sudare il governo Macron. Un governo forte con i deboli, promotore di misure di austerità e di tagli alla spesa sociale, e al tempo stesso accondiscendente con gli interessi delle multinazionali e dei poteri finanziari.
I sindacati CGT, FO e Solidaires, insieme a organizzazioni studentesche (FIDL, UNEF, UNL), hanno chiamato una giornata di mobilitazione nazionale, consistente in uno sciopero intersettoriale e in una moltitudine di manifestazioni in tutte le principali città francesi (da Parigi a Montpellier, da Nizza a Rennes, da Lille a Amiens) contro la politica antisociale dell’esecutivo guidato da Macron.
Mentre da un lato il governo si prepara a varare un nuovo pacchetto di “riforme” e un piano di privatizzazioni generalizzato, dall’altro le forze di opposizione sociale e politica chiedono a gran voce di attuare necessariamente una politica di redistribuzione della ricchezza per aumentare i salari, le pensioni e i trasferimenti sociali, come anche ribadito da CGT nel suo appello per la manifestazione.
Tutti i settori sono stati chiamati alla mobilitazione: servizi pubblici, istruzione, energia, salute. Tutti gli studenti delle scuole superiori e dei licei sono invitati a scendere in piazza, come anche i pensionati. Le ragioni per protestare non mancano di certo, non solo per l’operato dell’ultimo anno, ma anche e soprattutto per l’agenda dei prossimi mesi: la riforma delle pensioni, con il blocco della deindicizzazione degli assegni (un aumento dello 0,3%, dal 2019 al 2021, a fronte di tasso d’inflazione stimato non inferiore al 2%), è alle porte; la prossima riforma dell’assicurazione contro la disoccupazione, che introduce un maggiore controllo delle persone in cerca di lavoro, considerate i soli colpevoli del loro destino; l’attuazione del Parcoursup, che tramite l’introduzione di un processo fortemente selettivo all’ingresso nell’università comporta l’esclusione soprattutt deglio studenti di origine modesta e di famiglie meno abbienti dall’istruzione superiore.
Macron è al minimo storico, dal suo insediamento all’Eliseo, in termini di “gradimento” e, inoltre, il suo esecutivo sta perdendo pezzi, anche importanti: dopo il ministro dell’ambiente Hulot, che ha lasciato la carica affermando che la questione ambientale non è la priorità dell’attuale governo francese e che è impossibile attuare politiche ambientali all’interno dei trattati fiscali europei, e il ministro dello sport Laura Frassel, adesso è il turno del ministro dell’interno e numero due del governo, Gerard Collomb, fermo sostenitore della “Loi Asile et Immigration”, la quale ha rafforzato i controlli nei confronti dei migranti e dei sans papiers e ha ridotto le loro condizioni di accesso ai servizi e i loro diritti attraverso un inasprimento di meccanismi istituzionali di stampo discriminatorio e razzista.
E mentre l’esecutivo è alle prese con il rimpasto di governo, c’è da valutare la partecipazione e l’organizzazione delle forze di opposizione, che provano a risollevarsi dopo una primavera di intensa mobilitazione che però non è riuscita a dare i frutti sperati (come nel caso della riforma della SNCF e della sua futura privatizzazione).
Di fronte alla politica di austerità e di regressione sociale voluta da Macron, non bisogna fare un passo indietro, ma rilanciare un’espressione forte di rivendicazioni politiche ed economiche a tutto campo: lavoro, istruzione, pensioni, sanità, investimenti pubblici.
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