Ieri è stato inaugurato il Deltaplano di Castelluccio. È una storia con cui ammorbo tutti da più di un anno e per la quale il sindaco di Norcia Nicola Alemanno e la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini hanno minacciato a più riprese di querelarmi insieme a tutti quelli che hanno sollevato perplessità su questo centro commerciale che sorge nel bel mezzo della piana.
La cosa più sconfortante, oggi, è leggere i resoconti della giornata sulle varie cronache locali: si parla di “passi avanti”, “struttura inserita nel contesto ambientale”, “realtà forte e solida”, “segnale di ripresa”, “speranza per il futuro”.
Torna in mente qualche verso di un marchigiano amato solo per finta dai suoi conterranei, Giacomo Leopardi: “Dipinte in queste rive / son dell’umana gente / le magnifiche sorti e progressive. / Qui mira e qui ti specchia, / secol superbo e sciocco […]”.
Sui motivi per cui tutto questo è una follia ha scritto abbastanza (nei commenti metto il link di qualche pezzo che spiega bene), e ora vorrei soltanto sottolineare un dato, perché alla fine in mezzo a tante chiacchiere i numeri hanno una loro importanza, cioè almeno servono a capire di preciso di cosa parliamo quando discutiamo di ricostruzione.
A due anni da sisma la ricostruzione è ferma allo 0,5% (zero virgola cinque percento) del totale. La colpa di tale palese insuccesso viene data, per lo più, alle regioni, al governo, alla burocrazia, all’Europa, ai migranti, ai commissari eccetera eccetera eccetera.
La verità, però, è che non si tratta di insuccesso ma di preciso disegno politico (la “strategia dell’abbandono”, come si dice): è chiaro ormai che il modello di sviluppo del cratere del terremoto prevede uno spopolamento più o meno coatto e la costruzione continua di centri commerciali, ristoranti, strutture ricettive e altra roba che servirà soltanto ad accogliere turisti.
Non è un complotto, è un discorso serio cominciato negli anni ‘80 e che prosegue ancora adesso: viviamo in un’epoca in cui i profitti valgono più delle persone, quindi – a Castelluccio come altrove – dei residenti (ex, ormai) non gliene frega niente a nessuno, e la cosa più importante è “far ripartire l’economia”, cioè appunto creare profitto. Profitto che, per inciso, non verrà ridistribuito ma andrà nelle tasche di pochissimi.
Per questo si preferisce costruire un centro commerciale invece che una casa. Fermatevi un attimo e pensateci: in quale epoca della storia umana si è pensato a costruire prima i negozi e poi le case? Mai. Cioè oggi. Il terremoto, in questo senso, è un’ottima occasione per riscrivere la storia e le geografia di un’area immensa.
Benvenuti nel futuro: non contavate un cazzo prima, ogni giorno che passa conterete ancora meno.
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