Intervista a Elisabetta Canitano.
Sono passati quaranta anni dalla Riforma sanitaria, una riforma che introduceva finalmente un sistema sanitario nazionale e che per anni ci è stata invidiata da mezzo mondo. Ma gli assalti selvaggi al welfare in nome dei tagli di spesa, della aziendalizzazione e delle privatizzazioni, hanno duramente depotenziato questa realtà.
In un paese dove si celebrano anniversari di tutto, tutti si sono dimenticati dell'anniversario della Riforma Sanitaria, delle conquiste che aveva rappresentato e del passo in avanti che ha consentito al paese sul piano del diritto salute come diritto universale.
Ne abbiamo parlato con Elisabetta Canitano, donna, medico, femminista e che a marzo del 2018 aveva accettato di candidarsi come presidente alla Regione Lazio per Potere al Popolo, portandosi dietro e dentro tutta la sua esperienza, conoscenza e coerenza.
Una coerenza che l’aveva vista uscire sbattendo la porta da una comoda posizione dentro la Commissione sanità della Regione Lazio. Quello che vedeva e che sentiva a Elisabetta Canitano non piaceva affatto e non ha mai esita a denunciarlo in ogni assemblea o iniziativa in cui ci siamo incontrati.
Siamo nel quarantesimo anniversario della “Riforma Sanitaria del 1978”. Un evento passato completamente sotto silenzio o inosservato. E’ ancora così ingombrante quella riforma che ha segnato un epoca?
E’ ingombrante perchè ci ricorda che a un certo punto della storia di questo paese si era deciso di garantire cure gratuite, efficaci ed efficienti a tutti i cittadini, per il fatto di essere persone e non in base a censo, posizione lavorativa o altro. La fiscalità generale avrebbe garantito un gettito che, redistribuito sulle necessità sanitarie avrebbe fatto sì che i più abbienti, versando maggiori contributi, avrebbero garantito cure adeguate anche a chi di contributi non ne versava affatto, perché senza lavoro, o ne versava pochi a causa di lavori stagionali o occasionali. E’ un periodo in cui l’Italia fa dei passi avanti nel riconoscimento alle persone di titolarità di diritti, il periodo dell’istituzione del divorzio, la libertà di separarsi se non si va più d’accordo (prima c’era solo l’annullamento della Sacra Rota, regolarmente perseguito da molti politicidemocristiani e costosissimo), la riforma del diritto di famiglia, con l’uguaglianza dei coniugi, mentre prima la patria potestà prevaleva, l’istituzione dell’aborto libero e gratuito con la simultanea abolizione del Codice Rocco d’epoca fascista che vietava anche la contraccezione come delitto contro la stirpe italica. L’Italia esce dalla sudditanza alla Chiesa cattolica a cui l’aveva riportata il fascismo, dopo la parentesi risorgimentale e del periodo Umbertino, e cerca di avviarsi a essere un paese moderno. La sua resistenza è fortissima, ma inutile. Il conservatorismo rispetto alla condizione della donna, la sua partecipazione alla gestione della sanità e della scuola con alti profitti la rendono naturale ostacolo al progresso di questo paese come in tutta la nostra storia.
La riforma sanitaria del 1978 abolì le casse mutue di categoria e unificò il sistema sanitario nazionale dandogli un carattere universale. Quaranta anni dopo come stiamo messi?
La medicina è probabilmente il business mondiale più importante, ed è destinato a crescere. Appetiti economici incalcolabili premono alle porte dei servizi sanitari nazionali, e tentano di incanalare flussi di denaro sempre maggiori verso il profitto, con la scusa delle cure.
Quando vedi sotto il manifesto di un’assicurazione privata il simbolo dei tre sindacati confederali vuol dire solo che nessuno rinuncia a una fetta di questa torta.
Le varie leggi successive, tranne i tentativi falliti di Rosy Bindi, aggredita da tutti i soggetti interessati, e invece è stato il miglior ministro della salute che abbiamo mai avuto, danno il colpo di grazia al Servizio sanitario nazionale.
La defiscalizzazione degli oneri sanitari per le aziende, (se garantisci cure private ai tuoi lavoratori è come se pagassi le tasse) sottrae alla gestione pubblica della salute proprio quel contributo dalla fiscalità generale che doveva tenere in piedi il sistema. Il Servizio sanitario nazionale diventa sistema quando si stabilisce che tutti concorrono alle cure, purché corrano abbastanza in fretta.
Il valore scientifico di quello che viene fatto, la cosiddetta appropriatezza, cure giuste, validate nei lavori internazionali, il criterio introdotto da Rosy Bindi nel 1999, viene totalmente disatteso.
Quindi, poichè siamo in Italia, ovviamente ne approfitta il Vaticano, che apre nuovi ospedali in Italia con un marketing così aggressivo da mettere in difficoltà anche servizi pubblici efficaci ed efficienti, vedi Brescia e la Poliambulanza, spacciata come Polieccellenza, che mette in difficoltà l’Ospedale Civile.
Spacciata... certo, senza nulla togliere a Medici e a Professionisti che lavorano in quegli ospedali spesso con competenza, la sanità religiosa è autoreferenziale, si racconta quello che le fa comodo, è ipermedicalizzante, e si ritiene al di sopra delle Leggi dello Stato italiano, pur consumandone le risorse. Sul piano medico per esempio le gravidanze vengono seguite con pletore di esami dichiarati inutili dalla comunità scientifica internazionale ma che essi stessi prescrivono gratuitamente a carico del Servizio sanitario pubblico senza che nessuno controllo. Con buona pace delle Ostetriche che dovrebbero seguire con tanto di ricettario le gravidanze fisiologiche ma che vengono tacitate per esempio nel Lazio, con alcuni contentini sul parto a domicilio nella libera professione. Fanno parte del Sistema anche loro. Dovrebbero assumere Ostetriche nei consultori familiari per seguire le gravidanze, ma il blocco del turn over che impedisce di assumere dipendenti e invece consente di acquistare beni e servizi, con dentro i lavoratori trasformati in merce, di fatto fa morire di stenti il servizio sanitario nazionale e le sue attività. Per questo Zingaretti chiude Acqualuce, la Casa pubblica del parto in acqua... via via l’eccellenza del pubblico.
Ma anche sul piano dei diritti civili non va meglio. Ad esempio la dichiarazione del Policlinico Gemelli che non applicheranno disposizioni per il fine vita che siano in contrasto con la religione cattolica, quella del Bambino Gesù che si rifiuta di dire come spende i nostri soldi, con la motivazione che sono extraterritoriali, la pressione del Campus biomedico perché i proprio dipendenti non divorzino, ma chiedano l’annullamento rotale mettono in crisi proprio il rispetto di quei diritti civili su cui il centro-sinistra ha cercato di costruire il consenso.
Per quello che riguarda le prestazioni sanitarie, quindi, ognuno dei privati accreditati, convenzionati, classificati fa un po’ come gli pare, tanto la Regione rimborsa senza battere ciglio, mentre tratta con pugno di ferro i propri dipendenti, sui quali ha costruito il pareggio di bilancio, (che neanche ha portato a termine, invece, così come non è vero che garantisce i livelli essenziali di assistenza, ma trucca le carte per affermarlo), togliendogli qualunque possibilità di ricevere il gradimento dei cittadini.
Il Vaticano, dicevamo ma anche ovviamente l’Opus dei, che apre una faraonica Università nel Lazio, puntualmente foraggiata e incoraggiata da governi regionali di centro-sinistra, da Augusto Battaglia a Nicola Zingaretti. Comunione e Liberazione, con la Compagnia delle opere.
La Caritas, che riceve finanziamenti sempre crescenti e utilizza anch’essa i ricettari regionali con scarsi o nessun controllo.
Le multinazionali, come la Synlab, con sede in Austria, un miliardo e mezzo di fatturato nel 2015, che sta acquistando i laboratori convenzionati italiani, e che propone la mappatura genetica dei rischi di malattie in modo da ridurre la popolazione in schiavitù con la paura di ammalarsi.
Il gruppo Villa Maria con sede a Ravenna che acquista ospedali classificati. La Fondazione Roma che gestisce Università ormai semipubbliche con una discreta opacità sulle proprie attività. Altre ed eventuali che sorgono in continuazione.
La trasformazione della sanità in fonte di profitto per privati e privati religiosi con il suo ridurre i costi all’osso senza controllo di qualità nè etica che non sia quella del guadagno mette a rischio la vita delle persone.
In Irlanda a causa dell’affidamento della lettura dei pap test a una multinazionale americana (le immagini volano per il mondo, è questa la medicina globalizzata che trasforma le diagnosi in merci) muoiono delle donne. L’algoritmo della macchina che leggeva i vetrini non riconosceva bene le cellule cancerose anomale. Con il piccolo particolare che sono vent’anni che la sappiamo questa cosa. Davvero. Ma far rileggere i vetrini uno per uno da citologi esperti abbassa i ricavi e quindi pazienza se le donne irlandesi sono morte di una malattia che sappiamo prevenire.
La regionalizzazione della sanità per un verso fu una conquista, ma i colpi di clava successivi – penso al federalismo – hanno riprodotto asimmetrie e disuguaglianze profonde nei servizi alla salute tra le varie regioni. Cosa è successo?
Beh in questo clima del si curi chi può, e si arricchisca chi è capace, ovviamente la funzione centralizzata del Ministero della salute è venuta progressivamente a mancare, e la sanità pubblica, intendendo come pubblico chiunque riesca a prendere soldi dallo Stato, ha preso la forma della Regione in cui veniva praticata. Nel Lazio è affidata allo Stato della Chiesa con punte anche per l’Ospedale Israelitico. Nella Lombardia a Comunione e Liberazione. In Calabria alla disorganizzazione generalizzata.
In Emilia Romagna al sistema delle Coop, e a Unisalute, con la presenza del Gruppo Villa Maria, che acquista ospedali in tutta Italia. In Sardegna apre un grandissimo Ospedale del Vaticano con la collaborazione del Qatar e dello Stato italiano. Ognuno, come in condominio litigioso, ha le sue regole personali a seconda di chi deve fare profitto sui cittadini. L’Emilia Romagna ha abolito anche quella regola che diceva che si appalta solo a chi ha lavoratori regolarmente dipendenti. D’altra parte in Emilia Romagna nessuno va più a votare. Chiediamoci perché.
Hai letto che in Liguria la Regione sta vendendo due ospedali pubblici ai privati? Ma come può accadere una cosa del genere?
Tutto si può vendere, appaltare, affidare. Non è stato salvato niente nemmeno del ruolo regolatore del servizio pubblico dopo che il centro sinistra ha definito la sanità privata pubblica come gatto nero e quella privata come gatto bianco. L’importante è che mangino il topo. Purtroppo il topo siamo noi.
La Riforma Sanitaria del 1978 fu seguita dalla Legge 194 sull’interruzione di gravidanza e dall’apertura di consultori sui territori. Cosa ha significato per le donne? E che sta accadendo invece oggi?
Quelle leggi dovevano fornire un’assistenza alle donne uniforme sul territorio, partecipata, equa. Le donne avevano diritti a riunirsi nei Consultori, cosa che nella Regione Lazio, a guida centrosinistra, è notizia recente, è stata proibita dai dirigenti della Asl Roma B, e discutere la programmazione delle iniziative e delle cure con gli operatori. La Legge 194 è sotto attacco da parte della sanità religiosa, che, persa la battaglia frontale, ha scelto quella della conquista militare delle strutture sanitarie, in modo che restringendosi l’attività della sanità laica, i diritti delle donne vengano naturalmente a mancare per mancanza di luoghi in cui farli valere. Nel Lazio non esiste un’ecocardiografia a carico del servizio pubblico laico, tutta la diagnostica prenatale sulle malformazioni passa attraverso il Bambino Gesù, che ha fra le sue mission quella di cercare di impedire gli aborti terapeutici anche dei feti incompatibili con la vita. Non a caso sta attrezzando un hospice per bambini, dove mandare a morire questi bambini destinati a una vita così breve da rendere drammatico e impossibile anche portarli a casa. E per reclamare i Charlie di tutto il mondo, dove mani pietose sospendono cure inutili a poveri corpi martoriati.
Il centro sinistra avrebbe dovuto sostenere la sanità laica pubblica per consentire alle donne, e anche alle coppie, in questo caso, di fare libere scelte. Invece molti Consultori non hanno le spirali, per esempio, si è lasciato che Lorenzin per soddisfare i farmacisti cattolici togliesse la contraccezione d’emergenza dalla lista dei farmaci che è obbligatorio tenere, abolisse le ultime due pillole contraccettive che il servizio sanitario rimborsava. Non solo non si vuole che le donne abortiscano, ma non si vuole nemmeno che possano difendersi da una gravidanza indesiderata. E’ un attacco misogino quasi paragonabile ai roghi delle streghe. Valentina Milluzzo è morta di setticemia a Catania e il ginecologo di guardia ha ritenuto plausibile dire, mentre moriva “Non la assisto perché sono obiettore e ci sono i battiti dei feti”. Io penso sempre che non ci rendiamo contro fino in fondo di quello che sta succedendo.
Infine ma non per importanza. Con alcuni contratti collettivi di categoria, viene introdotto il welfare aziendale. Molte prestazioni sanitarie saranno legate alla condizione di lavorativa. E’ un ritorno alle casse mutue o qualcosa di ancora più grave?
E’ l’attacco più grave al servizio sanitario nazionale. Le mutue integrative sottraggono soldi alla fiscalità generale, praticamente un colossale regalo alle assicurazioni e ai privati.
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