Su La Stampa del 19 ottobre l’editorialista dell’Economist, settimanale ora degli Agnelli, Bill Emmott si scaglia contro la prepotenza e il bullismo di Trump e della Cina, il primo utilizzando non più armi militari ma dazi, sanzioni, multe a compagnie europee, mentre il secondo proietta la sua potenza dal Mar cinese meridionale all’Europa.
Contro il bullismo di entrambi Emmott chiede la riforma dell’euro: è la seconda moneta mondiale, ma è poco liquida e poco utilizzata a livello internazionale.
Emmott, evidentemente, non ha letto Marcello de Cecco, il quale sosteneva che l’euro era poco liquido perchè aveva uno strutturale surplus della bilancia dei pagamenti (il rapporto tra importazioni ed esportazioni), che non permetteva ai partner commerciali mondiali di utilizzare la moneta comune, trattenuta nell’eurozona. De Cecco sosteneva che per aumentare la liquidità occorreva il pareggio o il deficit della bilancia dei pagamenti, sull’esempio statunitense.
E’ lo stesso motivo per cui la Cina negli ultimi 8 anni ha diminuito il surplus della bilancia dei pagamenti dal 10 all’1,2% e continuerà a diminuirlo con la nuova politica commerciale fondata sul boom dell’import e che verrà inaugurata a Shanghai in una fiera mondiale a metà novembre.
Emmott dunque non sa che per rendere liquido l’euro occorre abbandonare il modello deflazionista e mercantilista adottato sin dall’Atto Unico Europeo del 1986.
Sarebbe una rivoluzione, perciò stesso non accade. Come per la Germania, anche Emmott vuole la botte piena e la moglie ubriaca.
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