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13/11/2018

Nunzio D’Erme condannato a 3 anni e 10 mesi

Il Tribunale di Roma ha condannato, in primo grado, a 3 anni e 10 mesi Nunzio D’Erme, attivista del centro sociale “Corto Circuito” figura tra le più conosciute e stimate della sinistra antagonista del nostro paese, ex consigliere comunale al Campidoglio e protagonista dei movimenti sociali nella capitale. Condannati anche gli attivisti del centro sociale “Spartaco”, Marco Bucci a un anno e quattro mesi e Marco Liodino a un anno e sei mesi.

La condanna nei confronti degli attivisti riguarda i fatti avvenuti il 21 maggio 2014 nella sede del VII Municipio a Roma dove durante un convegno istituzionale sull’educazione alla diversità alla quale presero parte anche i movimenti sociali del territorio, i partecipanti subirono un aggressione da parte dei militanti di Militia Christi, gruppuscolo fondamentalista cattolico, legato a settori dell’estrema destra. Secondo l’accusa, nel parapiglia Nunzio D’Erme avrebbe preso parte all’“evasione” di un ragazzo fermato dalla polizie e un agente si sarebbe procurato una prognosi di 55 giorni.

Ma l’inchiesta della magistratura, invece di colpire e indagare sugli aggressori portò invece, nel settembre 2014, all’arresto di Nunzio D’Erme con l’accusa di resistenza e lesioni aggravata nei confronti di agenti di polizia, procurata evasione e lesione ai danni dei militanti di estrema destra Militia Christi.

Durante le indagini preliminari il legale di Nunzio D’Erme, l’avvocato Marco Lucentini, chiese l’incidente probatorio, e la perizia redatta da due professori dell’Università La Sapienza di Roma escluse che le lesioni riportate dagli agenti di polizia potessero riferirsi ai fatti accaduti e contestati a Nunzio D’Erme. Nonostante tutto ciò il Giudice non ha tenuto alcun conto della perizia e ha confermato le accuse emettendo la condanna a 3 anni e 10 mesi.

L’avvocato Lucentini, in attesa della deposizione della sentenza, annuncia il ricorso in appello

La condanna a Nunzio e una “Sentenza ad orologeria” che arriva in una fase di ulteriore criminalizzazione delle lotte sociali dove a denunce e misure repressive si aggiunge l’approvazione del Decreto Salvini che chiude ulteriori spazi di agibilità politica alle lotte e ai movimenti come tentativo di fermare con ogni mezzo qualsiasi opposizione sociale nel paese, evidenziando il disegno di relegare le lotte sociali a un mero problema di ordine pubblico e di usare le condanne in maniera simbolica ed esemplare, per dare il segno di cosa possa capitare a chi voglia seguire quelle tracce.

Occorre cominciare a capire che aria sta tirando. Condanne come questa sono il sintomo del clima generale che si respira nel paese. Nunzio D’Erme è stato condannato per la sua storia, che è anche la storia di molti di noi. Perché ha avuto l’umiltà e l’intelligenza di saper ascoltare la gente e perché, di conseguenza, viene considerato dalla gente, cioè da molte migliaia di persone, un importante e autorevole punto di riferimento per provare a cambiare il mondo.

Chiunque aspiri a trasformare questa società attraversata da razzismi e rigurgiti di fascismo, non può che indignarsi di fronte a questa condanna.

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