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03/12/2018

Israele - Netanyahu braccato dalla giustizia

Benyamin Netanyahu parte per Bruxelles, dove stasera incontra il Segretario di stato Usa Mike Pompeo, lasciandosi alle spalle, almeno per qualche ora i suoi pesanti guai giudiziari. Guai che potrebbero costringerlo a dimettersi e abbandonare la guida di Israele nonostante gli ampi consensi popolari di cui il premier israeliano di destra continua a godere grazie anche alla linea del pugno di ferro contro i palestinesi e nelle questioni di sicurezza nazionale.

Netanyahu nega tutte le accuse, sostiene che contro di lui non c’è nulla, e punta il dito contro il capo della polizia uscente Roni Alsheich che ieri ha chiesto la sua incriminazione, insieme alla moglie Sara, per corruzione e frode nell’ambito del cosiddetto “Caso 4000”, relativo a sospetti scambi di favori tra il primo ministro e il gigante delle telecomunicazioni Bezeq, proprietario dell’importante portale d’informazione Walla. La condizione del premier israeliano, di cui la polizia ha già chiesto il rinvio a giudizio in altre due indagini, perciò si fa sempre più precaria.

Secondo gli inquirenti Netanyahu è sospettato di aver aiutato in vari modi l’azionista di maggioranza di Bezeq, Shaul Elovitch, in cambio di un trattamento favorevole per lui e la moglie da parte di Walla, seguito quotidianamente da centinaia di migliaia di israeliani. Un reato identico a quello che la polizia gli contesta in un’altra inchiesta. La polizia afferma di avere le prove di cambiamenti normativi promessi da Netanyahu a Elovitch che hanno garantito profitti alla Bezeq per centinaia di milioni di dollari. Netanyahu avrebbe quindi ricevuto da Walla una copertura molto positiva, per lui e la moglie anche lei sotto inchiesta. La polizia ha già chiesto l’incriminazione di Netanyahu in altri due casi di sospetta corruzione. Nel primo avrebbe accettato regali molto costosi da ricchi imprenditori aiutati poi in vari modi, nel secondo avrebbe fatto promesse all’editore del quotidiano Yediot Ahronot in cambio, come nel caso di Walla, di una copertura favorevole.

I giornali israeliani questa mattina sottolineano che su Netanyahu gravano come un macigno le decisioni del procuratore generale Avishai Mandelblit intenzionato, si dice, a rinviarlo a giudizio. In quel caso avrebbe fine, almeno per alcuni anni, la carriera politica del primo ministro israeliano in carica dal 2009, di cui l’opposizione vuole le dimissioni immediate poiché, spiega, un capo di governo coinvolto in tanti casi di corruzione non può rimanere al suo posto. Scalpitano inoltre i rivali nella maggioranza di governo che mirano a prendere il posto di Netanyahu dopo le elezioni politiche previste alla fine del 2019 ma che, con ogni probabilità, si terranno prima dell’estate. Il mese scorso Netanyahu è stato quasi costretto ad indire elezioni anticipate a causa delle dimissioni presentate dal ministro della difesa Lieberman per protestare contro il cessate il fuoco con il movimento islamista Hamas a Gaza. Netanyahu ora guida una coalizione con una maggioranza di soli 61 seggi sui 120 della Knesset.

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