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26/03/2020

La Ue non cambia “solo perché c’è un virus”...

Dagli amici mi guardi dio...

Le illusioni egli “europeisti” – che i presunti partner continentali avessero capito di trovarsi davanti a una situazione eccezionale che dunque richiede l’uso di strumenti (e pensiero) eccezionali – si sono spente alla prima curva.

Ieri si è riunito l’Eurogruppo, un coordinamento dei ministri economici assai informale (non è previsto da nessun trattato, è tecnicamente “illegale”) ma potentissimo, perché determina operativamente le politiche dell’Unione più di quanto non faccia la Commissione o il Consiglio Europeo (vertice dei presidenti del consiglio), di cui è a tutti gli effetti una preparazione.

Si doveva discutere ovviamente delle conseguenze economiche dell’epidemia da coronavirus e dei finanziamenti eccezionali che questa richiede. Sia per mettere i sistemi sanitari nazionali – falcidiati in tutta Europa da quasi 30 anni di tagli – in grado di affrontare l’emergenza, sia (e in misura per forza di cose maggiore) per impedire l’implosione delle economie del Vecchio Continente.

La speranza era che, per dimostrare concretamente la famosa “solidarietà europea”, si mettesse mano almeno alla “disponibilità” a discutere di nuovi strumenti, se non proprio di metter mano al portafoglio. A cominciare da quegli eurobond (chiamati anche coronabond o covidbond, tanto non esistono…) che dimostrerebbero al mondo dei mercati finanziari che l’Unione Europea sarà finalmente disposta ad agire come un corpo solo, condividendo sforzi e risorse.

Obiettivo minore – ma non meno importante per capire che aria tira – ottenere che il Meccanismo Europeo di Stabilità, dotato dei famosi 410 miliardi di liquidità che nessuno osa mai chiedere, aprisse delle linee di credito a tutti i Paesi (visto che l’epidemia, seppure con tempistiche differenti, sta ormai colpendo massicciamente tutti gli Stati membri). Naturalmente senza quelle “condizionalità” da strozzino che hanno fatto della Grecia carne di porco in mano alla speculazione internazionale.

Zero.

Il muro del “Grande Nord” ordoliberista non ha mostrato la minima incrinatura. E dire che persino la Germania sta in questo momento correndo ai ripari. Ma qui si vede anche la differenza.

Berlino ha deciso interventi che potrebbero alla fine costare anche 550 miliardi (156 immediatamente, circa il 5% del Pil), ma Merkel e Altmeier hanno lasciato capire che potrebbero essere anche di più se serve. E lo ha deciso senza chiedere nulla a nessuno dei “partner”.

L’Italia del governino Conte, invece, ha mosso solo 25 miliardi (1,5% del Pil), e per farlo ha dovuto prima avere l’ok di “quelli che contano” sullo sforamento degli obbiettivi di deficit (contenuti comunque sotto il famoso 3%).

Vero è che la Germania può vantare anni di surplus (bruciati comunque negli investimenti a Wall Street), ma la differenza salta subito agli occhi.

Il Presidente dell’Eurogruppo, il portoghese Mario Centeno, ha provato a spiegare a tutti i membri che il Covid-19 è uno “choc simmetrico” proveniente dall’esterno, non paragonabile alla crisi del debito di dieci anni fa. E fin quando si è rimasti all’analisi, non ci sono stati problemi. Ma sulla “prognosi” si è visto chiaro che nulla è cambiato rispetto alle “regole fissate dai trattati”.

E infatti:

a) sì all’impiego del fondo salva-Stati (il Mes, appunto), ma solo per affrontare l’emergenza e mantenendo ferme le “condizionalità” previste per le crisi finanziarie “normali”. Il che significa mettere la testa sotto la ghigliottina. Se si fanno esempi concreti ci si capisce meglio.

L’Italia ha messo 25 miliardi, si diceva, con l’autorizzazione a sforare il deficit. Se ne servissero altri – è certo, visto che producevamo circa 5 miliardi al giorno di Pil e che in questo momento almeno un 30% è “immobilizzato” dietro saracinesche e cancelli chiusi – bisognerebbe sottostare a un “piano di rientro dal debito” che mette in mano al Mes (al falco tedesco Klaus Regling, vera “mente” dell’euro) il diritto di scrivere la nostra “legge di stabilità annuale”, con la lista dei tagli da operare alla spesa pubblica. Se si fa mente locale a quanti sforzi, ogni anno, si fanno per impedire che scattino le “clausole di salvaguardia” (aumento dell’Iva, per 23 miliardi), si capisce che anche questa cifra assolutamente insufficiente al bisogno attuale sarebbe difficilissima da “restituire” senza sofferenze.

Ma l’Italia in questo momento avrebbe bisogno di almeno 100 miliardi da spendere su tutti i fronti dell’emergenza, e qualcuno aveva immaginato si potesse “convincere i partner europei” ad accettare una restituzione nell’arco di 50 anni, in comode rate senza interessi.

b) no assoluto all’adozione di eurobond (titoli di stato garantiti da tutti i Paesi dell’eurozona). Sul punto il ministro dell’Economia tedesco, Peter Altmaier, è stato addirittura insultante, definendolo “un dibattito fantasma”. Se poi qualcuno crede ai fantasmi, fatti suoi... Più in dettaglio: “Già c’è lo scudo di protezione che è stato allargato dalla Bce. Altre questioni devono ancora essere discusse, ma certo non si vedono cambi di strategia per motivi ideologici: lo riterrei sbagliato”. Ideologico... Come si trasforma un virus globale che sta inchiodando dentro casa quasi 3 miliardi di abitanti del pianeta in un’”idea preconcetta” che non deve disturbare il sacro sonno dell’ordliberista teutonico...

In attesa della conferma domani al vertice dei primi ministri – non si può certo pensare che quelli delle finanze abbiano parlato a titolo personale – possiamo soltanto registrare che neanche questo disastro epocale appare in grado di “cambiare l’Unione Europea” (do you remember quanti “sinistri” si sono infranti su questa stupidaggine?).

Che conferma di essere, perciò, non una “comunità solidale in costruzione”, ma semplicemente una gabbia regolamentare dentro cui si confrontano – “competono” – economie e Stati di differentissimo peso e forza, senza alcuna regola che permetta di compensare queste disparità. Anzi, con molte regole che le aumentano...

Qui, per farsene un’idea realistica, si deve ricorrere all’immaginario cinematografico. Precisamente – come nella foto – la gabbia di Mad Max…

L’unica consolazione, se ci è permessa una previsione, è che questa gabbia-baracca non regge già ora l’urto dei mercati. Figuriamoci come reagirà all’implosione di quote rilevanti delle economia...

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