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28/03/2020

Covid-19: mentre si fantastica di dittatura, Ghost Data sorveglia gli italiani

Nessun dubbio che tante culture, e fantasie politiche siano ferme ancora al secolo scorso. Si cercano tracce di golpe, di carri armati, misure militari nelle pieghe del diritto, delle dichiarazioni politiche, nei provvedimenti amministrativi. Invece, 30 anni di liberismo hanno ridotto potere e presa dello stato sulla società e anche sullo stesso terreno del politico. Anzi, l’evoluzione tecnologica è tale da mettere in discussione anche le teorie, intelligenti, degli ultimi anni che vogliono lo stato asserragliarsi sulla gestione dell’ordine pubblico come terreno, spesso estremo, di legittimità.

In questo senso, da ben prima del virus abbiamo visto emergere due tendenze – nelle quali si intrecciano autoritarismo e tecnologia – capaci di imporsi nella società implementando soluzioni da stato di emergenza o da 1984 prima ancora che la legislazione si accorga di loro.

La prima è legata all’adozione di misure autoritarie dalle periferie che rischiano di diffondersi senza che il centro, soprattutto quello garante delle libertà, possa farci molto. In Italia è esempio la proliferazione, in provincia, dell’adozione dei droni per il controllo sociale dall’alto. Ma più potente e pervasiva è la seconda tendenza: quella di startup aggressive che trovano nuove soluzioni di controllo e sorveglianza e le fanno proliferare grazie a una enorme domanda del mercato. Un esempio importante, emerso poco prima dell’esplosione del coronavirus, è Clearview che ha collezionato oltre tre miliardi di immagini per il riconoscimento facciale, mentre l’FBI non arriva a 450 milioni, ed è stato utilizzato per operazioni di polizia anche se le immagini sono state raccolte e schedate oltrepassando ogni legislazione sulla privacy. Così si forza la legislazione: con una innovazione tecnologica aggressiva che si impone sul mercato e diventa legge di fatto poi la l’ordinamento si adeguerà.

Con l’espolosione del covid-19 in Italia Ghost Data, qui il suo account su Twitter, ha cominciato a tracciare su Instagram mezzo milione di post italiani, provenienti dalle zone più a rischio, per favorire il loro riconoscimento facciale. Mentre c’è chi cercava le prove di un colpo di stato imminente nel cambiamento dei moduli di autocertificazione, Ghost Data in piena libertà, e senza apparente autorizzazione, si è messa a costruire un modello potenzialmente molto rischioso per le libertà civili durante e dopo la crisi. Naturalmente che il riconoscimento facciale sia rischioso non lo diciamo noi ma la stessa Commissione Uuropea che ha parlato di “alto rischio” per libertà civili, e non solo, per l’intera Unione proprio nella proliferazione di sistemi di riconoscimento facciale. Se leggiamo Startmag su Ghost Data non è difficile vedere l’operazione di business: investire sulla costruzione di un modello di sorveglianza per poi venderlo sul mercato e farlo adottare dalle istituzioni che, in quel modo, cambiano di natura. È lo schema, di successo, Clearview adottato in Italia.

Ora, nel nostro paese gli strumenti del Dpcm e dell’autocertificazione mostrano, come abbiamo già fatto notare, che l’attuale governo per gestire l’epidemia abbia usato la sovrapposizione tra hard law e soft law proprio per la particolare natura dell’ordinamento italiano e per il fatto che, nelle nostre società, magari esiste l’autoritarismo ma non l’onnipotenza dello Stato.

Invece è da una situazione che in inglese potremo chiamare di non-law enforcement capacity che l’evoluzione tecnologica è in grado di forzare, e con successo, il quadro delle libertà civili durante episodi straordinari come un’epidemia. Forzatura che ha tutti gli strumenti tecnologici, e la domanda di mercato, per poter durare dopo l’epidemia.

Mentre c’è chi fantastica di golpe militare, in caso di bisogno, ci pensa la tecnologia a fare quello che serve creando forzature che poi vengono legittimate da un potere politico debole. Per il mondo minore delle sinistre identitarie, arretrate o deboli, dei singoli personaggi narcisi che curano la propria immagine, forse l’ultima chiamata alla realtà.

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