Nessun dubbio che tante culture, e fantasie politiche siano ferme ancora al secolo scorso.
Si cercano tracce di golpe, di carri armati, misure militari nelle
pieghe del diritto, delle dichiarazioni politiche, nei provvedimenti
amministrativi. Invece, 30 anni di liberismo hanno
ridotto potere e presa dello stato sulla società e anche sullo stesso
terreno del politico. Anzi, l’evoluzione tecnologica è tale da mettere in discussione
anche le teorie, intelligenti, degli ultimi anni che vogliono lo stato
asserragliarsi sulla gestione dell’ordine pubblico come terreno, spesso
estremo, di legittimità.
In questo senso, da ben prima del virus abbiamo visto emergere due
tendenze – nelle quali si intrecciano autoritarismo e tecnologia – capaci
di imporsi nella società implementando soluzioni da stato di emergenza o da 1984 prima ancora che la legislazione si accorga di loro.
La prima è legata all’adozione di misure autoritarie dalle periferie
che rischiano di diffondersi senza che il centro, soprattutto quello
garante delle libertà, possa farci molto. In Italia è esempio la
proliferazione, in provincia, dell’adozione dei droni per il controllo sociale dall’alto. Ma più potente e pervasiva è la seconda tendenza: quella di startup aggressive
che trovano nuove soluzioni di controllo e sorveglianza e le fanno
proliferare grazie a una enorme domanda del mercato. Un esempio
importante, emerso poco prima dell’esplosione del coronavirus, è Clearview che ha collezionato oltre tre miliardi di immagini per il riconoscimento facciale,
mentre l’FBI non arriva a 450 milioni, ed è stato utilizzato per
operazioni di polizia anche se le immagini sono state raccolte e
schedate oltrepassando ogni legislazione sulla privacy. Così si forza la legislazione:
con una innovazione tecnologica aggressiva che si impone sul mercato e
diventa legge di fatto poi la l’ordinamento si adeguerà.
Con l’espolosione del covid-19 in Italia Ghost Data, qui il suo account su Twitter, ha cominciato a tracciare su Instagram mezzo milione di post italiani, provenienti dalle zone più a rischio, per favorire il loro riconoscimento facciale. Mentre c’è chi cercava le prove di un colpo di stato imminente nel cambiamento dei moduli di autocertificazione, Ghost Data in piena libertà, e senza apparente autorizzazione, si è messa a costruire un modello potenzialmente molto rischioso
per le libertà civili durante e dopo la crisi. Naturalmente che il
riconoscimento facciale sia rischioso non lo diciamo noi ma la stessa Commissione Uuropea che ha parlato di “alto rischio”
per libertà civili, e non solo, per l’intera Unione proprio nella
proliferazione di sistemi di riconoscimento facciale. Se leggiamo Startmag su Ghost Data non
è difficile vedere l’operazione di business: investire sulla
costruzione di un modello di sorveglianza per poi venderlo sul mercato e
farlo adottare dalle istituzioni che, in quel modo, cambiano di natura. È lo schema, di successo, Clearview adottato in Italia.
Ora, nel nostro paese gli strumenti del Dpcm e dell’autocertificazione mostrano, come abbiamo già fatto notare, che l’attuale governo per gestire l’epidemia abbia usato la sovrapposizione tra hard law e soft law proprio per la particolare natura dell’ordinamento italiano e per il fatto che, nelle nostre società, magari esiste l’autoritarismo ma non l’onnipotenza dello Stato.
Invece è da una situazione che in inglese potremo chiamare di non-law enforcement capacity
che l’evoluzione tecnologica è in grado di forzare, e con successo, il
quadro delle libertà civili durante episodi straordinari come
un’epidemia. Forzatura che ha tutti gli strumenti tecnologici, e la
domanda di mercato, per poter durare dopo l’epidemia.
Mentre c’è chi fantastica di golpe militare, in caso di bisogno, ci pensa la tecnologia
a fare quello che serve creando forzature che poi vengono legittimate
da un potere politico debole. Per il mondo minore delle sinistre
identitarie, arretrate o deboli, dei singoli personaggi narcisi che
curano la propria immagine, forse l’ultima chiamata alla realtà.
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