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29/03/2020

Musica oltre la quarantena

Difficile ormai parlare di altro: il virus ci ha preso tutto, vite umane, lavoro, immaginari, riflessioni e tempo. Ma in questo periodo di crisi, contagi, depressione e paura possiamo contare sempre su una grande amica: la musica.

Amicizia e musica si intendono e si rincorrono senza fermarsi mai, oltre lo spazio, lo spazio della lontananza geografica e anche quello delle tv e dei social, che annulla ogni distanza reale, ma anche ogni relazione emotiva. La musica va anche oltre il tempo, il tempo del lavoro e il tempo del consumo (beh forse non tutta la musica chiaramente...).

Il suono è relazione, insieme sociale e lingua salvata dalle mille linee della storia e dalle sue crisi estenuanti, come quella che stiamo vivendo in questi giorni.

Inoltre la musica ci può aiutare contro la depressione, nemico terribile e molto diffuso in questo momento:
”il blues non può eliminare completamente la depressione da una casa, ma può mandarla a nascondersi in un angoletto di ogni stanza in cui lo si suona. Non ve lo dimenticate per favore” (K. Vonnegut)
Se vogliamo ascoltare i 5 dischi più “virali” della storia del rock ( el senso che ti entrano dentro, cercano con forza la vita e possono influenzare altri corpi a venire) potremmo suggerire in ordine casuale:

1. The Velvet Underground & Nico (Brian Eno disse che solo 100 persone ascoltarono quel disco quando uscì, ma queste divennero tutti musicisti o critici musicali...);

2. Pink Floyd – The Piper At The Gates of Down (l’attacco alla forma canzone tradizionale è nato anche qui...);

3. Robert Wyatt – Rock Bottom;

4. Tim Buckley – Lorca

5. Nico – Desert Shore

Gli ultimi tre sono fiori solitari, ai margini della storia della musica rock, nascono raramente, ma sono un invito alla profondità della terra, della psiche e del rapporto tra la vita e la morte che ci riguarda da sempre, non solo nei giorni attuali.

Certo che non è vero... perché i 5 dischi più belli del rock non esistono, fanno parte di ognuno di noi e potrebbero riguardare ogni forma di musica, epoca, luogo e memoria (anche se un ascolto massiccio di questi capolavori lo consiglierei davvero a chi non li avesse mai ascoltati).

La musica è un linguaggio unico, infinito, sociale ed emotivo. Esiste sicuramente una storia del rock, con i suoi inizi e i suoi legami con i suoni del passato e con le rivoluzioni culturali, con le sue impennate decisive e con i suoi dischi fondamentali, una marea di dischi fondamentali. Ognuno di noi ha una sua classifica, fatta di storie, ricordi, luoghi, letture, amori, movimenti, generazioni e amicizia, soprattutto amicizia.

L’antropologo americano Harold Courlander ci racconta questa storia:
“Mentre passeggiavo all’aperto, nella Nigeria settentrionale, sentii un urlo da un colle distante talmente musicale che pensai a qualcuno che cantasse, ma il suono si smorzò, poi silenzio, poi ritornò un verso dolce e melodico, più lungo e poi finì come un’eco sublime.
Chiesi ad un amico che era con me cosa fosse e lui mi indicò un altro colle, lontano dal primo, e poco dopo ci fu un altro grido musicale, più debole. Niente, mi disse il mio informatore, i ragazzi sono amici e si dicono buonanotte.”
Fonte

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