In questi giorni di mestizia globale è morto – per una malattia pregressa – ad Atene il compagno Manolis Glezos. Una straordinaria figura umana e politica che incarnava la pluridecennale lotta dei comunisti greci contro il fascismo e per il Socialismo.
Manolis, come molti giovani nativi delle isole della Grecia, dovette trasferirsi, fin da giovanissimo, sulla terraferma dove iniziò subito la sua attività antifascista.
Celebre divenne la sua plateale azione propagandistica e di aperta ribellione quando – la notte del 30 maggio del 1941 – sfidando il rigido coprifuoco militare, strappò la bandiera nazista che sovrastava l’Acropoli di Atene sostituendola con quella della Grecia. In quei duri anni del tallone di ferro nazista, Manolis fu più volte incarcerato e perse continuamente il lavoro.
Durante i pesanti anni del dopoguerra, quando il Partito Comunista Greco (KKE) era fuorilegge, continuò in varie forme la sua attività sociale e politica in formazioni socialiste sempre, però, rappresentando posizioni di strenua difesa degli interessi storici e materiali dei settori popolari della società ellenica.
Con la nascista di Syriza – lungo il decennio 2000/2010 che vide lo sviluppo e la generalizzazione di un articolato movimento popolare anti/austerity – si schierò a favore di Tsipras e del suo tentativo di spezzare la gabbia dell’Unione Europea che stava massacrando il popolo greco.
La sua puntuale presenza – nelle piazze e nelle istituzioni – simboleggiava quel filo rosso che legava gli ideali della resistenza all’occupazione nazi/fascista con le lotte contro lo strangolamento finanziario ed economico che la Trojka e i suoi lacchè locali stavano consumando contro i popoli ellenici.
Manolis – che a scanso di una becera vulgata coltivata dalla stampa borghese non è mai stato un “estremista” – comprese subito l’atto politico della capitolazione, ai diktat dell’Unione Europea, che Syriza e il governo Tsipras operarono nel luglio 2015 nonostante un Referendum Popolare avesse votato a maggioranza l’OXI e legittimato il governo greco a “tenere duro verso la pressione della UE”.
Infatti Manolis ruppe con Tsipras e lo ricordiamo ancora alla testa dei cortei a Piazza Syntagma – davanti al palazzone del Parlamento greco – che si scontravano con la polizia del governo e che reclamavano il rispetto della volontà popolare che si era espressa per non accettare supinamente il cosiddetto Terzo Memorandum.
Oggi la Grecia è stata devastata dalla cura “lacrime e sangue” targata Unione Europea, Alexis Tsipras non è più al governo e quel moto sociale che aveva lasciato intravedere una possibilità di rottura con il polo imperialista europeo è dovuto rifluire a causa di cedimenti politici e della mancanza di una adeguata solidarietà internazionale ed internazionalista verso quel passaggio politico del conflitto continentale.
La morte di Manolis – del resto lui stesso lo ha ricordato in numerose testimonianze ed interviste affrontando un bilancio della sua vita politica – non certifica, in alcun modo, l’esaurirsi di una spinta, in Grecia come altrove, della necessità di opporsi al vecchio, come al nuovo, autoritarismo dei mercati, dei padroni e delle loro istituzioni sovranazionali. Del resto, nonostante la pesantezza delle condizioni di vita e di lavoro dei ceti popolari, in Grecia continua ad agire un qualificato movimento sindacale indipendente e i comunisti, a vario titolo, continuano a svolgere una importante funzione d’avanguardia.
Ed è su questa linea di condotta che – da comunisti da quest’altra parte del mare – alutiamo il compagno Manolis Glezos!
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