di Alessandra Daniele
Oltre 10 mila morti accertati. Più d’un terzo delle vittime globali.
Il tragico record italiano della polmonite virale Covid-19 non è una
catastrofe naturale, è una strage, che ha dei colpevoli: in primis
coloro che hanno avuto responsabilità di governo, sia a livello
nazionale che locale, e che in questi decenni hanno tagliato fondi alla
Sanità pubblica, chiudendo ospedali, negando attrezzature e presidi
indispensabili, eliminando posti letto e posti di lavoro in nome d’una spending review che dà più valore al pareggio di bilancio che al bilancio delle vittime.
E oggi, i padroni che tengono aperti stabilimenti, fabbriche e cantieri
anche in tutto il Nord, lasciando che continuino a diffondere il
contagio proprio nell’epicentro del bio-sisma.
Chi gliene chiederà conto, e quando?
Per citare Maurizio Landini, quand’è che la paura della gente diventerà rabbia? E in quale direzione?
Qualche segnale già c’è, come un paio di tentati assalti ai supermercati
alimentari, ma sono tutti al Sud, dove il numero di vittime e la
conseguente paura del contagio sono ancora molto minori. Nelle zone
maggiormente colpite per adesso la pandemia sta ottenendo perlopiù
l’effetto contrario.
Dopo l’inevitabile estinzione spontanea delle manifestazioni di piazza,
si moltiplicano le ansiose richieste di controllo sociale, sia con mezzi
tradizionali come polizia ed esercito, che tecnologici come droni
guardiani e app di tracciamento e localizzazione.
Il tricolore sventola sui balconi, i vicini denunciano chi esce di casa
senza autorizzazione, lo sciopero è considerato diserzione.
Nessuno strumento repressivo convenzionale sarebbe mai potuto essere
così efficace. Covid-19 è il ministro dell’Interno che il sistema stava
aspettando.
Un ministro invulnerabile alla satira e alla magistratura.
Un ministro contro il quale non si può manifestare in piazza senza fargli letteralmente un favore.
Un ministro dell’Interno che può vietare qualsiasi assembramento,
chiudere scuole e università, sospendere le elezioni sine die, e abolire
il diritto di sciopero nei settori “essenziali”, nell’obbedienza della
nazione terrorizzata.
La stretta securitaria dei domiciliari di massa, e il lavoro forzato
nelle fabbriche-lager stanno funzionando di fatto come due articolazioni
interconnesse dello stesso meccanismo a tenaglia, che sbriciola
definitivamente la massa in uno sciame di individui isolati, smarriti,
autorizzati a uscire di casa soltanto per andare a lavoro o a fare la
spesa, se possono.
È l’ultimo stadio del capitalismo totalitario, il tetro capolinea al quale ci ha condotto.
Come droni telecomandati.
Covid-19 è il suo ministro dell’Interno, e dall’interno, e non se lo lascerà scappare facilmente.
È ancora in atto la prima ondata della pandemia, e già si parla di
possibile seconda ondata autunnale in stile Spagnola 1918, quando il
virus prima assaggiò gli umani uccidendo i più debilitati, per poi tornare con una mutazione più potente a sterminare anche milioni di giovani.
Nei prossimi mesi estivi la tensione potrà allentarsi, come e quanto lo pretenderà l’Economia.
L’emergenza dei Coronavirus – plurale – però non sarà mai davvero finita. L’allarme non rientrerà mai del tutto.
Nelle intenzioni dell’establishment non saranno mai più da considerarsi davvero sicuri nessun
assembramento, nessuna manifestazione, nessuno sciopero non
autorizzati. Questo è l’unico sistema che gli è rimasto per cercare di
evitare le prevedibili rivolte sociali conseguenti alla recessione
mondiale, che era già cominciata prima dello scoppio della pandemia, e far pagare il conto della crisi ancora una volta ai lavoratori.
Ci sarà sempre questo, o un altro Coronavirus dormiente in agguato. L’establishment terrà questa spada di Damocle appesa sulle nostre teste per tutto il tempo che potrà.
La democrazia è morta, uccisa da una brutta polmonite. D’altronde era già molto debilitata.
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