Coronavirus, ad oggi oltre 63.000 contagiati e 6.077 morti (!). Il che, tuttavia, rappresenta una leggera flessione della curva. Ovvero, un primo prezioso segnale “positivo”, anche se per avere conferme su un’eventuale inversione di tendenza tocca attendere i dati dei prossimi giorni.
Quel che però è certo è il fatto che, fra un po’, l’Italia avrà avuto il doppio delle morti dichiarate in tutta la Cina (1miliardo e 400 milioni di abitanti). E così resta da capire il perché di così tanti morti in Italia rispetto alla Cina, alla Germania o alla Corea del Sud e al Giappone.
Il Favipiravir, noto anche come T-705, Avigan o Favilavir, è un farmaco antivirale sviluppato dalla Toyama Kagaku Kōgyō, una consociata della Fujifilm Holdings giapponese che possiede un’attività diretta contro molti virus a RNA. Chimicamente è un 6-fluoro-3-idrossi-2-pirazinecarbossammide.
E proprio questo farmaco usato in Giappone per curare l’influenza sta dando ottimi risultati nel trattamento del nuovo coronavirus che causa COVID-19. Il farmaco antivirale, chiamato Favipiravir o Avigan, ha mostrato risultati positivi in studi clinici che hanno coinvolto 340 persone a Wuhan e Shenzhen e ha inoltre dimostrato un alto grado di sicurezza, secondo quanto riferito da Zhang Xinmin, del ministero della scienza e della tecnologia cinese (The Guardian).
I raggi X hanno confermato miglioramenti delle condizioni polmonari in circa il 91% dei pazienti trattati con Favipiravir, rispetto al 62% in quelli senza farmaco e sono diventati negativi per il virus dopo una media di quattro giorni. Nello studio di Wuhan anche la durata della febbre si riduce sensibilmente passando da una media di poco più di 4 giorni a 2 giorni e mezzo.
Ombre riguardo all’efficacia del farmaco paiono, invece, esserci “quando il virus si è già moltiplicato”, per cui i medici stanno usando lo stesso farmaco per trattare i pazienti con sintomi da lievi a moderati (fonte Mainichi Shimbun).
Inoltre, il Favipiravir potrebbe causare deformità fetali e non dovrebbe essere usato da donne in gravidanza o da coloro che stanno tentando di concepire. Favipiravir avrebbe bisogno dell’approvazione del governo per l’uso su vasta scala su pazienti Covid-19, poiché inizialmente era destinato a trattare l’influenza.
Un funzionario della sanità cinese ha detto al Mainichi che il farmaco potrebbe essere approvato già a maggio. “Ma se i risultati della ricerca clinica vengono ritardati, anche l’approvazione potrebbe essere ritardata”.
Si prevede inoltre che un’azienda farmaceutica cinese produca in serie il farmaco e garantisca un approvvigionamento stabile.
Il Giappone (120 milioni di abitanti) ha avuto, fin qui, solo 44 morti da o con corona virus. Nel frattempo, il paese del sol levante ha accumulato una scorta di circa due milioni di pillole di Avigan, secondo quanto riferito da The Mainichi. E a Tokyo, ormai, “la vita comincia a riprendere”.
La stampa italiana ne sta scrivendo in modo assai contorto. È il caso del Corriere della Sera che ha pubblicato un articolo assai ambiguo. Non fatevi ingannare dal titolo (che poi se cliccate sul pezzo vi accorgerete che è stato cambiato) dell’articolo che mette insieme Avigan e Abidol (bufala comprovata) annoverando ambedue i nomi di farmaci alla categoria “bufale”.
Nello stesso vi si scrive, tuttavia, quanto segue “...Il farmaco Avigan, secondo quanto riporta il Guardian, sarebbe stato utilizzato con successo nel trattamento di 340 pazienti a Wuhan e Shenzhen, in Cina. I malati sarebbero risultati negativi, in media, a 4 giorni dalla positività. I pazienti non trattati, invece, avrebbero impiegato 11 giorni per arrivare allo stesso risultato. Nessun commento dalla Fujifilm Toyama Chemical, che produce il medicinale. Secondo Zhang Xinmin, direttore del Centro nazionale cinese per lo sviluppo della biotecnologia, il farmaco «ha un livello elevato di sicurezza ed è chiaramente efficace nel trattamento» di Covid-19. Toyama Chemical (divisione farmaceutica della Fujifilm) ha sviluppato il farmaco nel 2014 e il Giappone lo starebbe utilizzando per il trattamento dei pazienti positivi a Sars-CoV-2 da febbraio.”
Intanto, ieri è arrivato l’ok dell’AIFA (Agenzia italiana del farmaco, istituzione pubblica competente per l’attività regolatoria dei farmaci) con l’annuncio del ministro della Salute, Roberto Speranza. “Il direttore generale di Aifa, Nicola Magrini, mi ha comunicato che la riunione del Comitato Tecnico–Scientifico di questa mattina, dopo una prima analisi sui dati disponibili relativi ad Avigan, sta sviluppando un programma di sperimentazione e ricerca per valutare l’impatto del farmaco nelle fasi iniziali della malattia. Nei prossimi giorni i protocolli saranno resi operativi, come già avvenuto per le altre sperimentazioni in corso”.
Appena ieri, il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, aveva dichiarato di voler procedere con la sperimentazione dell’Avigan per studiarne l’efficacia contro il Coronavirus ed anche il Piemonte ha annunciato di voler valutare la possibilità di sperimentare questo farmaco.
L’improvviso interesse italiano nei confronti del farmaco giapponese si spiega con un video girato in un quartiere centrale di Tokio che, in due giorni, sta diventando virale. Nelle immagini che scorrono, si vedono passeggini, famiglie e tantissime persone (solo alcune di queste con la mascherina) in un clima di assoluta tranquillità.
A girarlo e postarlo sul proprio profilo Faceboook, è stato un farmacista romano, Cristiano Aresu, il quale, mentre riprende quelle scene di un sabato pomeriggio normale di gente che pare appena sfiorata dal problema coronavirus, spiega come ”in Giappone si stiano salvando tantissime vite grazie all’uso di un farmaco antinfluenzale, l’Avigan, per l’appunto, che avrebbe la capacità di bloccare il progredire della malattia, se somministrato per tempo“.
Secondo il farmacista romano: ”L’Avigan è un antinfluenzale fino a poco tempo fa venduto in farmacia: qui hanno scoperto che somministrato ai primi sintomi di coronavirus, accertati con il tampone, blocca il progredire della malattia nel 91% dei casi”. Vero è che, in Giappone, ad oggi, ci sono state molte meno persone contagiate e solo poche decine di vittime. Ma ovviamente ciò non basta a dare evidenza scientifica all’efficacia del farmaco giapponese.
E allora non ci resta che attendere pazienti il responso dell’AIFA, ben consapevoli, tuttavia, degli enormi appetiti che possono essersi scatenati, da parte dei grandi gruppi farmaceutici mondiali intorno ad un farmaco che riesca ad intervenire con una qualche efficacia contro il COVID-19.
Interessi ed appetiti, che forse, spiegano – in parte o del tutto – perché gli sconcertanti dati del Giappone e quelli relativi alle sperimentazioni che comunque hanno già registrato una qualche efficacia, in Giappone come in Cina, siano stati presi in seria considerazione solo dopo la “viralizzazione” in rete del video del giovane farmacista romano Aresu.
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