Storica intervista al Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco su La Stampa del 23 marzo. Spazza via 30 anni di pubblicazioni di saggi della Luiss, della Bocconi, 28 anni di pubblicazioni di giornali e telegiornali che ci hanno rincoglionito sul ruolo del debito pubblico.
Il quale, se comprato dagli stessi italiani come succedeva fino al 1992, che mettevano lì i soldi e non certo in borsa, è perfettamente sostenibile se si aumenta il Pil.
C’è da fare un’altra considerazione.
Come sappiamo la posizione finanziaria netta estera italiana è quasi in equilibrio, abbiamo cioè crediti quanto debiti, siamo in linea, e inoltre, come dice l’amministratore delegato di Intesa SanPaolo Carlo Messina, gli italiani hanno migliaia di miliardi di risparmi.
Se volessero, coprirebbero tutto il debito pubblico, come fanno i giapponesi e i cinesi. Ovviamente Visco in un altro passo dice che sarà poi necessario il rientro dal debito, ma apre ad un aumento del debito immediato.
Ecco cosa scrive, scolpite queste parole: “Gli interventi per contenere la diffusione del virus, per limitare quanto più possibile la perdita di vite umane, per aiutare famiglie e imprese in difficoltà in realtà riducono il rapporto debito prodotto rispetto ad uno scenario in cui non fossero effettuati. Il livello del debito non sarà un ostacolo all’adozione di queste misure: le istituzioni nazionali ed europee dovranno continuare ad agire in maniera coordinata e con misure adeguate“.
Ora, in pratica dice che maggior deficit immediato riduce il rapporto debito/pil, perché il pil non crolla più velocemente del previsto. Quello che non aveva capito il bocconiano Monti che, con il crollo del pil del 2013 aumentò il debito pubblico di ben 13 punti. Ritorna l’immenso economista de La Sapienza, Federico Caffé.
Decenni di ideologia spazzati via da queste frasi. La Storia si riprende il suo ruolo.
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