«Signor Presidente e Signor Primo Ministro le scrivo per richiedere di adottare tutte le misure necessarie a contrastare questo tsunami sanitario (…) la Tunisia possiede 175 strutture ospedaliere con 15mila dottori di cui 500 rianimatori e solamente 241 posti letto specifici e respiratori, cifre che sicuramente non potranno reggere se il virus si espanderà nel paese come in Europa». L’appello fatto alle istituzioni tunisine dalla dottoressa Lilia Bouguira (attivista dei diritti umani e medico) dà il quadro della situazione di quello che potrebbe avvenire in Tunisia, se il contagio si espanderà.
La Tunisia è il quinto paese più colpito del continente con 258 contagiati e con 8 decessi. Numeri ancora relativamente bassi che preoccupano, però, le istituzioni tunisine visto che la crescita dei contagiati è triplicata nell’ultima settimana e sono state individuate nel paese 4 aree di focolaio. Cifre ancora basse, secondo la stampa tunisina, anche perché nel paese sono stati fatti ad oggi complessivamente 700 tamponi (problema riscontrato in tutto il continente africano dall’Organizzazione Mondiale della Sanità). Alle restrizioni delle scorse settimane su chiusura di scuole, università, bar, ristoranti, frontiere marittime e voli verso l’Europa (solo uno alla settimana verso le principali capitali), si è aggiunto il coprifuoco notturno (dalle 18 alle 6 del mattino) e la quarantena generalizzata in tutto il paese a partire da domenica 22 Marzo fino al 4 Aprile, con l’utilizzo dell’esercito.
Restrizioni annunciate in televisione dal neo presidente della repubblica, Kais Saied, che hanno suscitato polemiche in tutto il paese, soprattutto riguardo alle perplessità ed alla mancanza di provvedimenti in materia di potenziamento delle strutture sanitarie, di personale medico e di reperimento di materiale sanitario in termini di farmaci, dispositivi di protezione e respiratori.
Un battesimo difficile per il fragile governo di Elyes Fakhfakh, votato in parlamento il 27 febbraio, che nell’arco di un mese deve affrontare la diffusione del virus Covid-19, con la chiusura di attività manifatturiere e con il crollo del settore turistico, che si vanno ad aggiungere alle già difficili condizioni dell’economia tunisina ed all’alto tasso di disoccupazione giovanile (40% nelle zone rurali).
Il decreto governativo è suddiviso in diversi articoli con i primi punti che riguardano i “bisogni di base” della popolazione, le limitazioni di spostamento, il rinvio dei pagamenti. Vengono, inoltre, previste misure di sostegno all’economia, alle aziende ed ai dipendenti pubblici. Misure e provvedimenti economici che hanno portato il primo ministro Fakhfakh a dichiarare che si dovranno rinegoziare nuovamente i finanziamenti e gli accordi presi con il Fondo Monetario Internazionale.
«La situazione in cui ci troviamo oggi avrà un costo molto elevato per il sistema sanitario, che è già in difficoltà a causa della mancanza di risorse» ha dichiarato il premier «abbiamo comunque deciso di adottare una serie di misure per preservare lavoro ed economia».
In riferimento alle richieste delle opposizioni politiche e dell’opinione pubblica riguardo alla mancanza di provvedimenti per il potenziamento delle strutture sanitarie il ministro della Sanità Abdelattif El Mekki ha cercato di rassicurare evocando una «possibile requisizione di cliniche private, proprio con l’obiettivo di garantire la cura per tutti i tunisini».
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