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06/12/2020

5 Dicembre 2020. Nelle piazze per salute, patrimoniale e dignità

Quasi 60.000 decessi. Questi sono i numeri della stage che il virus del Covid sta seminando in Italia. Numeri che fanno rabbrividire, se si pensa che in tutta la Cina le vittime sono state poco meno di 5.000.

Numeri che potevano e potrebbero essere diversi se si fosse agito subito, in modo deciso ed efficiente per tutelare la salute della popolazione.

Essere scesi a patti con Confindustria, per tutelare la salute dell’economia, e aver optato per una convivenza con il virus per tutelare i profitti, ha prodotto una parte di questa strage. L’altra spinta l’ha data una politica di tagli strutturali al sistema sanitario costante e lineare negli ultimi 30 anni.

Nel frattempo, sempre più ampi settori della società sono stati messi in ginocchio, senza la possibilità di liberarsi dal ricatto tra salute e lavoro, senza un sostegno serio al proprio reddito, senza alcuna garanzia di ritorno ad una normalità che già prima della pandemia faceva acqua da tutte le parti.

Sostenere un lockdown vero, attuare un sistema di tracciamento di massa efficiente, isolare e curare i positivi. Questa era ed è l’unica strategia vincente che avrebbe salvato almeno una parte di questi 60.000 morti. Tutto ciò non è stato fatto, perchè a detta del governo, non ci sono i soldi per sostenere tutto ciò.

E invece i soldi ci sono, e sono i miliardi investiti in armamenti e in opere inutili. E se questi miliardi non bastassero, c’è una tassazione sui capitali finanziari da fare, che oggi sono tassati il 20% in meno rispetto ai redditi dei lavoratori!

Ieri in molte piazze d'Italia Potere al Popolo ha manifestato per affermare il diritto alla salute, e alla dignità, e per rivendicare l’unica soluzione a questa crisi: investimenti strutturali nel settore sanitario e patrimoniale sui ricchi a sostegno dei lavoratori messi in ginocchio dalla crisi!

A Napoli gli attivisti di Potere al Popolo hanno rivendicato la necessità di una Bilionarie Tax, una patrimoniale sui ricchi a diretto e unico favore dei poveri, un’operazione che “costa infinitamente meno di quanto si è già speso fin qui, infinitamente meno di quanto si è perso finora in termini di produzione, commercio, turismo, ecc. Soprattutto, infinitamente meno di quanto si perderà nei prossimi mesi, andando avanti a stop and go, tra liberalizzazioni natalizie, pasquali e ferragostane, e “nuove ondate” dopo ogni “liberi tutti”.

A Roma si è manifestato contro la chiusura dell’ospedale S. Giacomo, uno dei tanti ad essere stato chiuso negli ultimi anni e per rivendicare investimenti immediati sul sistema sanitario pubblico.

A Bologna e in alcuni paesi della provincia, striscioni e manifesti sono apparsi a dire che “a Natale si può, si può ricostruire la sanità pubblica, la scuola, i trasporti, garantire reddito per tutte e tutti, semplicemente… tassando i milionari”, mentre diversi presidi hanno denunciato il continuo avanzare della sanità privata davanti alla sede dell’AIOP, sostenuta dalla Regione anche di fronte alla chiusura di centinaia di posti letto all’Ospedale S.Orsola.

A Torino, gli attivisti hanno partecipato e dato sostegno all’iniziativa NO TAV in Piazza Castello, per ricordare che “i finanziamenti devono essere destinati alla sanità pubblica e non alle grandi opere inutili come il TAV. All’interno delle iniziative in vista della giornata dell’8 dicembre, storica data del movimento in cui fu liberato il primo territorio in cui doveva sorgere il cantiere, era necessario ribadire le priorità di questo paese, soprattutto ora quando la seconda ondata della pandemia [...] ha mostrato tutti i limiti e le inadeguatezze del nostro sistema sanitario.”

Moltissime altre manifestazioni si sono tenute da Sud a Nord, a Catania come a Milano, a Lecce come a Livorno, Pisa, Forlì e in diverse altre città.

Tutti a rivendicare la stessa cosa: che la crisi la paghino i ricchi, quel 5% della popolazione che detiene il 41% della ricchezza nazionale netta, che la salute deve essere messa al centro dell’agenda politica di questo Paese, e che le politiche di aggressione ai lavoratori e ai territori devono finire subito.

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