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14/12/2020

Nargorno-Karabach. Riprendono gli scontri, la tregua non regge, Ankara soffia sul fuoco


A un mese dall’accordo di cessate il fuoco raggiunto tra Azerbaijan e Armenia sui confini della Repubblica indipendente del Nagorno-Karabach, la situazione sembra di nuovo precipitare nel conflitto.

Quattro militari dell’Azerbaigian risultano uccisi in un attacco che avevano condotto in aree adiacenti all’autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh.

In precedenza le autorità dell’Armenia avevano riferito che sei dei loro militari sono stati feriti in quella che hanno descritto come un’offensiva militare azerbaigiana. Le due parti si sono accusate a vicenda di aver violato l’accordo di cessate il fuoco raggiunto un mese fa e mediato dalla Russia.

Secondo l’agenzia Nova che riprende fonti locali, alcuni veicoli blindati delle forze armate azerbaigiane si erano avvicinati a tre villaggi attualmente sotto il controllo dell’autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh: i villaggi di Khin Taher, Khtsavend e Kirsavan, nel distretto di Hadrut, nell’area meridionale della regione contesa.

Inizialmente, l’esercito azerbaigiano avrebbe cercato di prendere i villaggi con la fanteria e i distaccamenti d’assalto, ma i militari della Repubblica del Nagorno-Karabach sono riusciti a fermarli e a difendere i villaggi. Gli azerbaigiani avrebbero mobilitato sul posto carri armati e artiglieria, portando avanti la loro offensiva.

L’arrivo dei peacekeeper russi avrebbe messo fine alle attività belliche ma non risulta ancora chiara la situazione sul campo nei villaggi di Khin Taher e Khtsavend che potrebbero essere passati sotto il controllo delle forze armate di Baku.

La zona dove si è svolta l’offensiva azera, non è lontana dalla città di Lachin che denomina il Corridoio vitale che collega l’Armenia alla Repubblica del Nagorno-Karabach. Si tratta di un’area, che secondo l’accordo firmato a novembre da Russia, Armenia e Azerbaigian deve restare sotto la giurisdizione di Erevan.

Ma proprio nei giorni scorsi, il presidente azerbaigiano, Ilham Aliyev, aveva proposto di prendere sotto il proprio controllo la città di Lachin in cambio di un nuovo corridoio di collegamento fra l’Armenia e la regione contesa. La proposta non aveva però ricevuto alcuna risposta da parte di Mosca ed Erevan.

Ma proprio negli stessi giorni, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, è stato in visita a Baku per partecipare alla Parata della vittoria organizzata per celebrare il successo ottenuto dall’Azerbaijan.

Nel suo discorso durante la cerimonia, Erdogan ha detto che “la liberazione delle terre occupate dell’Azerbaigian non significa che la lotta sia terminata”.

Ma mentre a Baku si festeggiava, a Erevan capitale dell’Armenia, gli oppositori al primo ministro armeno Nikol Pašinyan hanno tentato ancora una volta di invadere il palazzo presidenziale, isolando il traffico nelle vie centrali della capitale. La polizia ha reagito compiendo almeno 30 arresti.

Il motivo della protesta è il rifiuto di Pašinyan di rassegnare le dimissioni, come chiedono i suoi oppositori. Per buona parte dell’opinione pubblica armena l’accordo raggiunto con l’Azerbijan è stato una vera e propria resa e il primo ministro è stato accusato di tradimento.

La situazione nel Nagorno-Karabach, dunque, rischia di degenerare nuovamente. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha avuto ieri sera un colloquio telefonico con l’omologo azerbaigiano, Jeyhun Bayramov, proprio per tentare di appianare le tensioni.

Resta da capire, tuttavia, la situazione relativa ai due villaggi. Le fonti citate su “Telegram” riportano che l’esercito azerbaigiano avrebbe preso il controllo di Khin Taher e Khtsavend e che, alla richiesta dei peacekeeper russi di evacuare l’area, per ora sia seguito un netto rifiuto.

In risposta le forze di difesa della repubblica del Nagorno-Karabakh minacciano ritorsioni. Mane Gevorgyan, la portavoce del premier armeno Nikol Pashinyan, ha chiesto un’adeguata risposta da parte dei peacekeeper russi alla violazione commessa dagli azeri.

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