Il governo israeliano si prende il via libera
per l’attacco all’Iran. Gli Usa vogliono però avere voce in capitolo
sulle conseguenze. Il richiamo alla “sopravvivenza degli ebrei” da parte
di Netanyahu getta una luce inquietante sugli scenari. L'Iran consente
ispezione dell'Aiea a un sito nucleare.
In occasione del suo incontro di ieri alla Casa Bianca con il
presidente Obama, il primo ministro israeliano Netanyahu ha affrontato
la questione Iran ribadendo che Israele deve avere la possibilità di
difendersi. “Israele e Stati Uniti hanno una posizione comune sul
programma nucleare iraniano – ha detto Netanyahu alla stampa Usa. Dal
canto suo Obama ha ribadito che il programma nucleare dell'Iran è
inaccettabile, aggiungendo che Israele può contare sul sostegno costante
degli Stati Uniti su questo tema. Intervenendo domenica negli Usa al
Congresso dell’American Israel Public Affairs Committee, il presidente
israeliano Shimon Peres aveva dichiarato che “Non abbiamo perso nessuna
guerra e non possiamo permetterci di perderne neanche una e abbiamo il
diritto e il dovere di difenderci”. Intervenendo nello stesso consesso,
il presidente americano Barack Obama aveva ribadito di fronte ad una
delle più potenti lobby negli Usa, che gli Stati Uniti si fanno garanti
“per mantenere la superiorità militare di Israele” rispetto ai suoi
nemici. Sull’Iran, Obama ha invocato una soluzione diplomatica dicendo
che “si parla con troppa leggerezza di guerra”. Pur ribadendo che
un'operazione militare resta possibile per impedire all'Iran di
acquisire armi nucleari, Obama ha chiesto più tempo perché le sanzioni
internazionali abbiano effetto.
Netanyahu ha giocato come al solito sull’immaginario collettivo
pescando a piene mani dalla storia delle persecuzioni e dei massacri
contro gli ebrei. Intervendo all’Aipac ha mostrato al pubblico
dell'American Israel Public Affari Committee due documenti del 1944. Il
primo è una richiesta del congresso Ebraico Mondiale che implora il
governo americano di bombardare il campo di sterminio di Auschwitz per
metter fine al genocidio degli ebrei. Il secondo è la risposta di quello
che era allora il dipartimento di Guerra Usa, secondo il quale
un'operazione del genere avrebbe impiegato forze aeree necessarie
altrove, sarebbe stata di dubbia efficacia e avrebbe potuto provocare
azioni anche più vendicative da parte dei tedeschi. “Il governo
americano di oggi è differente”, ha affermato Netanyahu, ma è diversa
anche la situazione degli ebrei. “Oggi abbiamo un nostro Stato. E lo
scopo dello stato ebraico è difendere le vite degli ebrei e assicurare
un futuro ebraico”. “Apprezziamo profondamente la grande alleanza fra i
nostri paesi, ma quando si parla di sopravvivenza di Israele , dobbiamo
sempre rimanere padroni del nostro destino», ha aggiunto, ripetendo
quanto detto prima dell'incontro alla Casa Bianca con il presidente
americano Barack Obama. La strategia contro il programma nucleare
iraniano, mentre si moltiplicano le voci di un possibile raid militare
israeliano, è stata infatti l'argomento centrale della missione di
Netanyahu negli Stati Uniti. Fonti citate da Haaretz, riferiscono che il
capo di Stato maggiore israeliano Benny Gantz sarà a Washington fra due
settimane.
La riluttanza degli Usa verso un attacco preventivo israeliano
preoccupava ancora Tel Aviv. In queste settimane è emerso in modo
evidente che c'è un'intesa tra Usa e Israele sul piantare i paletti
sull’Iran, resta il problema di quali siano i limiti entro o oltre cui
piantarli. A cominciare dalla definizione del punto di non ritorno. Per
gli Usa è quando l'Iran inizierà a costruire la bomba, per Israele è
quando avrà la conoscenza tecnica e il materiale per farla. Meta che,
secondo Tel Aviv, è davvero vicina mentre a Washington pensano che gli
ayatollah non abbiano deciso cosa fare. Un dibattito che sconfina nel
tecnico. Gli americani ritengono di avere armi sofisticate per poter
distruggere anche i bunker più profondi, Israele ritiene invece che più
passano i giorni e più sarà difficile distruggere i tunnel. Non solo,
gli esperti Usa avanzano parecchi dubbi sui risultati definitivi di un
eventuale raid, mente non ne hanno sulle conseguenze destabilizzanti di
un intervento militare in Iran in tutta la regione. Sull'esito del
colloquio di due ore - terminato senza che venisse pubblicato un testo
congiunto - i pareri discordano. Diversi giornali scrivono che Netanyahu
non è riuscito a persuadere Obama. Da parte sua il quotidiano
israeliano Yediot Ahronot sostiene che Obama ha assicurato a Netanyahu
che se pazienterà secondo le sue aspettative, in un eventuale "giorno
del destino" gli Stati Uniti agirebbero militarmente contro l'Iran. Su
questo, afferma il giornale, c'è adesso un impegno solenne.
L'Iran intanto consentirà agli esperti dell'Agenzia
internazionale per l'energia atomica (Aiea) di accedere alla sua
base militare di Parchin. È quanto rivela l'ufficio dell'inviato di
Teheran presso l'Aiea, a Vienna, con una nota rilanciata dall'agenzia
Isna. «Consentiremo all'Aiea di visitare (il sito di Parchin, ndr)
ancora una volta», si legge nella nota, la quale precisa che «Parchin è
una base militare e per potervi accedere c'è un processo che richiede
tempo, per questo le visite non possono essere autorizzate di
frequente».
Fonte.
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