Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

03/05/2013

L'incubo di una soluzione politica in Siria

Rivela un rapporto israeliano, che ristretti livelli politici e militari in Israele temono "l’incubo" di una soluzione politica alla crisi siriana. Il rapporto afferma che, nonostante siano trascorsi più di due anni da questa crisi, il sistema militare siriano è ancora coerente e forte, e costituisce una minaccia strategica per Israele.


Il rapporto, preparato da un centro di ricerca israeliano, molto vicino ai circoli del processo decisionale in Israele, racconta che le varie agenzie di sicurezza in Israele, dall'inizio della crisi in Siria, stanno seguendo, con preoccupazione, ciò che sta accadendo sul terreno. Dal controllo delle istituzioni alle strutture militari siriane, alle varie unità e soprattutto le capacità missilistiche difensive e offensive, oltre a seguire lo sviluppo di reti e centri di ricerca militari, alcuni dei quali sono stati colpiti per mano di bande di terroristi e da Israele.

“Al-Manar” che ha avuto in possesso una copia del rapporto, aggiunge che in Israele e nella regione c'è chi desidera e lavora per il prolungamento della crisi siriana allontanando, quindi, una soluzione politica, per quanto essa sia possibile. Pur sapendo che una soluzione politica sia inevitabile, e che la caduta della leadership siriana è altamente improbabile senza che ci sia un intervento militare diretto e chiaro. Ma gli Usa e l'Occidente temono che questo intervento sia controproducente, non solo a livello militare, ma anche a livello di reazioni popolari in diverse regioni del Medio Oriente.

La relazione riconosce che vi è una nuova valutazione americana, che indica il fallimento del piano americano di dividere il mondo arabo in cantoni autonomi, dopo la collisione del treno americano con la ferma resistenza siriana.

Secondo il rapporto israeliano, le segnalazioni provenienti dal campo di battaglia in Siria, sia attraverso le informazioni raccolte dall’intelligence sia dalle parti legate alle bande terroriste, affermano che la prossime battaglie sul campo, saranno a beneficio del regime siriano, in quanto l'esercito, muovendosi in modo compatto, spinge le bande terroristiche a cadere in trappole e imboscate.

Sempre secondo il medesimo rapporto, Israele condivide le preoccupazioni con i paesi circostanti la Siria, i quali hanno partecipato apertamente o in segreto al sostegno militare, d'intelligence e logistico ai gruppi terroristici.

Questo appoggio, che talvolta leda l'immunità di sicurezza dei rispettivi territori, conduce i paesi confinanti con la Siria a temere la resistenza della leadership di Damasco e la mancata capitolazione dello Stato, come risultato di un processo politico che, alla luce di informazioni ricevute direttamente dalla Siria, non esclude un ritorno al potere di Assad in ipotetiche nuove elezioni politiche.

Il rapporto rileva inoltre che Israele, come il resto degli alleati dell'America nella regione, ha paura della sopravvivenza del presidente siriano e della sua permanenza alla guida di un paese che mantiene tuttora una capacità militare considerevole capace di proiettare la Siria in un ruolo di primo piano nei futuri asseti mediorientali.

Questa situazione, continua il rapporto, si candida a favorire una nuova ascesa di Assad nella regione, a discapito di quelle forze che hanno sostenuto la distruzione dello Stato siriano, della sua gente, del suo esercito e della sua leadership.

Queste forze perdenti premano ora su Israele per trovare un pretesto necessario a prolungare la crisi in Siria, nella speranza di trovare una strategia che consenta loro di espugnare militarmente la resistenza di Damasco. Il rapporto israeliano rivela che ci sono stati tentativi di procurare armi pesanti e sofisticate alle bande terroristiche, nel disperato tentativo di riequilibrare le forze in campo a vantaggio degli "insorti".

La relazione conclude che il grande successo ottenuto da parte dell'esercito siriano è basato sulla pulizia e l’avanzamento nelle aree controllate dalle bande terroristiche, che di fatto impedisce ai terroristi di riconquistare il terreno perduto.

Le ultime accuse del presidente Usa Obama, rivolte all’esercito siriano di utilizzare armi chimiche, fanno venire alla mente le menzogne raccontate prima della guerra all’Iraq del 2003. Fermiamoli prima che sia troppo tardi.


Fonte


Un articolo interessantissimo ma cristo tradotto con i piedi! Ho dovuto rielaborarlo un sacco per dare un senso a periodi quasi completamente a caso!

Nessun commento:

Posta un commento