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11/02/2014

Sulla questione Fusaro-Casapound

di Fabrizio Marchi

Sono proprio i comportamenti come quelli di Fusaro che impediscono e indeboliscono, anzi minano alle fondamenta, la possibilità di portare avanti una legittima e doverosa critica radicale e strutturale all’attuale mainstream ideologico “politicamente corretto” e di “sinistra” (con centomila virgolette) che rappresenta oggi la vera nuova ideologia del capitalismo che si è disfatto del vecchio apparato valoriale vetero borghese (Dio, patria e famiglia), ormai obsoleto e inservibile per i suoi scopi, per assumere il nuovo: relativismo, laicismo, scientismo, genderismo, femminismo, eugenetismo, e naturalmente celebrazione del capitale, “naturalizzato”, concepito cioè non come una forma dell’agire umano storicamente determinatasi ma come una dimensione ontologica dalla quale quindi non si può neanche prescindere e che di conseguenza non può essere modificata o trasformata. Una sorta, appunto, di “naturalizzazione” e di “eternizzazione” del capitalismo.

Tu sai quanto sia difficile oggi, nelle condizioni date, per un marxista (sia pure non ortodosso, secondo i parametri della “vulgata” marxista ortodossa…) quale è il sottoscritto, portare avanti questa critica, disvelare la menzogna di queste ideologie del tutto funzionali al capitale, seppur abilmente camuffate come “progressiste” e di sinistra”. Per poter sostenere con efficacia questa critica, è assolutamente necessario essere chiari su cosa si è, cosa si sta facendo e verso quale orizzonte si vuole marciare.

Chi è autenticamente anticapitalista e anti imperialista non può che essere altrettanto autenticamente antifascista. Su questo non possono e non devono esserci dubbi o perplessità.
Il fascismo, in tutte le sue forme e dove storicamente si è determinato, è sempre stato uno strumento del capitalismo e dell’imperialismo che lo ha appoggiato, finanziato e armato. Il fascismo stesso è sempre stato imperialista e colonialista, come ci insegna la storia.

Dal punto di vista ideologico invece (del tutto in linea con le sue determinazioni storico politiche) il fascismo è la rappresentazione politica di quello “stato di natura” dal quale lo stesso Hobbes, padre dello stato assoluto, voleva fuoriuscire perché lo riteneva invivibile (homo homini lupus). Il fascismo, dal punto di vista ideologico, capovolge lo schema hobbesiano nel senso che lo stato deve essere proprio la rappresentazione politica dello “stato di natura” concepito non secondo lo schema aristotelico (uomo come “zoon politikon”), lucaksiano (“ontologia dell’essere sociale) o roussoviano (stato di natura come condizione di armonia e pace) ma come legge della giungla (diciamo così, per semplificare e mi rendo conto, banalizzare) e quindi come “volontà di potenza” che non può e non deve conoscere limiti. L’esatto contrario del “metron” greco classico, cioè del limite che è principio di libertà e democrazia, come ci ha insegnato proprio Costanzo Preve.

Il fascismo, come il capitalismo, si fonda invece proprio sul concetto di “illimitatezza”, e concepisce o confonde questa come libertà quando in realtà null’altro è se non appunto volontà di potenza che nel capitalismo si estrinseca nella crematistica e nell’accumulazione illimitata di capitale (e quindi nella possibilità illimitata di sfruttamento degli esseri umani e della natura) e nel fascismo come possibilità illimitata di esercitare il dominio dell’uomo sull’uomo sulla base di un presunto concetto di “superiorità” di natura ontologica di uno su un altro. E’ ovvio che questo assunto non conosce né può conoscere null’altro se non la sua “volontà”. Il potere e il dominio non hanno necessità di essere giustificati con l’etica, con il diritto o con un “sistema di valori” perché “essi sono” in quanto tali, in quanto si manifestano per quello che sono nella loro “purezza”, perché la volontà di potenza si manifesta così come è e non ha nessun bisogno di giustificarsi o di essere giustificata in nessun modo.

Questo è concettualmente e ideologicamente il fascismo che nella sua versione politica non può che attuarsi e determinarsi in uno stato assoluto e dispotico, che sta sopra e insieme ad una società civile organizzata in modo ultragerarchico, dove la contraddizione fra dominanti e dominati non solo persiste ma è fisiologica e strutturale. Su tutto ciò aggiungiamo un po’ di strampalate teorie sulla razza, mescoliamo il tutto e abbiamo tracciato un ritratto abbastanza fedele, credo, anche se necessariamente sommario e superficiale, di cosa sia il fascismo.

E' anche e soprattutto per questo che Fusaro è in clamoroso errore, non solo per ragioni di ordine “tattico”, ma per ragioni di ordine filosofico e teoretico, oltre che politico, naturalmente.
Così facendo, scegliendo cioè di riconoscere i fascisti come interlocutori politici, sferra un colpo mortale a quelli come noi che stanno invece portando avanti una fiera, coraggiosa e radicale critica all’attuale apparato ideologico capitalista, cioè all’ideologia del cosiddetto “politicamente corretto” che contiene al suo interno le varie correnti a cui ho già fatto cenno poco sopra.

Fusaro in questa maniera ottiene solo tre obiettivi:

1) Sdoganare i fascisti, riconoscendoli come interlocutori politici;

2) Depistare l’attenzione su un aspetto del tutto marginale rispetto alla fase storica che stiamo vivendo, cioè quello del fascismo e dei fascisti, contribuendo a dare linfa a coloro che utilizzano l’antifascismo (che è una cosa seria, doverosa e sana) come un alibi per coprire il loro asservimento ideologico e politico al sistema capitalistico (leggasi l’attuale “sinistra”, quindi non solo il PD ma anche il cespuglio “rosa” alla sua “sinistra”);

3) Farsi pubblicità ed apparire per quello che non è, cioè un filosofo marxista. Però attenzione, un filosofo marxista aperto, non dogmatico, tanto “caruccio” e presentabile (guarda caso…) a differenza del suo maestro e di altri, molti pochi per la verità, che “presentabili” non sono perché dicono cose scomode e per questo sono e continueranno ad essere “brutti, sporchi e cattivi”.

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