03/05/2016
Invasione migrante, di cosa stiamo parlando?
I dati dei flussi migratori sono per definizione instabili, aleatori, approssimativi. Politicamente, poi, vengono letteralmente strattonati per legittimare una visione politica, in genere in senso securitario. Però, presi a grandi linee e cum grano salis, hanno comunque il potere di ricalibrare la spropositata retorica che ha invaso le nostre vite da alcuni anni a questa parte. Di cosa stiamo parlando allora quando leggiamo titoli a nove colonne sull’orda islamica che imperversa sulle nostre coste? Leggendo il Corriere della Sera – uno di quegli organi che da anni costruisce le fondamenta delle politiche securitarie e xenofobe, sebbene con l’eleganza tipica della grande borghesia – a fine marzo sarebbero entrati in Italia 14.492 migranti.
Avete capito bene, quattordicimila persone. Più o meno coerentemente con questi dati, un mese dopo – il 28 aprile – sempre il Corriere dava i seguenti numeri: il numero complessivo (complessivo) dei migranti giunti in Italia era di 27.050. Ventisettemila! Per farci un’idea, l’Italia accoglie 1,26 rifugiati ogni 1000 abitanti. Il Libano 247, la Giordania 114, la Svezia – il paese europeo con la media immigrati/popolazione residente più alta, 12 (dodici. Ogni mille abitanti). Per rendersi conto del fenomeno complessivamente, leggere questo e poi questo.
Imperversa in questi giorni la vicenda della frontiera austriaca del Brennero. Da quel valico, ci spiegano i giornali, starebbe prendendo forma una vera e propria calata barbarica su e giù per la penisola.
L’Austria, senza sapere né leggere né scrivere, decide di alzare una barriera ad usum mediatico, strumento che evidentemente porta anche vittorie elettorali. Non poteva mancare il sempre sveglio commento di Salvini: l’Austria fa bene! Sempre il Corriere del 28 aprile svela dunque le cifre dell’invasione: nel 2015 sono passati per la frontiera del Brennero ben 3143 migranti (tremilacentoquarantatre!); nel 2016 stiamo invece alla spaventosa cifra di 2051(!!). Duemila migranti di passaggio per il Brennero. E da settimane la frontiera italo-austriaca è al centro delle cronache mediatiche, dei talk show, delle riunioni dell’ ”eurogruppo”.
Anche qui, per farci un’idea, sarebbe utile allargare lo spettro dei flussi demografici e migratori italiani. Nel 2014 sono morte in Italia 597.000 persone, mentre ne sono nate circa 509.000. Ogni anno l’Italia perde dunque circa 90.000 persone (nel 2015 il saldo era addirittura superiore ai 100.000). Sempre in questi anni gli emigranti italiani hanno superato il totale degli arrivi: 78.000 nel 2012, 94.000 nel 2013, 101.000 nel 2014, eccetera. Strutturalmente dunque ogni anno l’Italia perde circa 200.000 persone. Sono dati che vanno presi con le molle, perché certi automatismi contabili sono impossibili da tenere: ad esempio, non si contano gli italiani all’estero che rientrano nel paese, oppure tutti quelli che lasciano l’Italia senza dichiararlo alle autorità amministrative. Togliendo e aggiungendo, il dato è comunque quello di una leggera ma costante perdita di popolazione del paese. I migranti, dunque, lungi dall’invadere alcunché, in questi anni hanno contribuito in maniera fondamentale a far oscillare attorno allo zero il saldo della popolazione italiana, che altrimenti vedrebbe una lenta ma inesorabile emorragia di persone. Di cosa stiamo parlando allora?
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