Marco Pannella è alla fine della sua vita. E non per uno dei suoi celebri scioperi della sete e della fame. Semmai per l’implacabile lavorio di quella signora che non scioperai mai, portando sempre in fondo il suo lavoro, e che siamo soliti chiamare vita.
Presto scenderanno a fiotti le lacrime di coccodrillo di chi celebrerà il grande combattente, l’indomito politico controcorrente, l’alfiere di battaglie fondamentali per il progresso dei diritti civili nel nostro spesso incivile paese.
Vita, morte e (pochi) miracoli
Pannella è stato anche questo, certo, ma negli articoli «in morte di qualcuno» si tende quasi sempre a conformare le ricostruzioni biografiche all’insegna dell’agiografia più indistinta.
Ma qui ci interessa più che altro capire ciò che il leader radicale è stato «in vita». Questo blog si intitola l’«urto del pensiero» proprio perché questa facoltà umana, il pensiero appunto, sempre più mortificata e relegata nei cassetti delle cianfrusaglie inutili, se fatta funzionare con mestiere e rettitudine riesce a scardinare le apologie dell’ipocrisia imperante.
Superando le verità finte o parziali che alimentano il teatrino di un’ideologia dominante che vuole che tutto torni, che il cerchio si chiuda sempre, che il sistema continui a funzionare all’insegna di un’armonia secondo cui i finti oppositori vengono riassorbiti all’interno del sistema stesso anche grazie all’epilogo universale: la morte.
Essa deve appianare tutto, sistemare ogni cosa, annullare le differenze e cancellare le miserie di una vita che è piccola cosa in confronto al grande mistero dell’esistenza.
Cancellare il pensiero e la storia è il sogno di ogni Potere: in questo modo è esso a dettare incontrastato l’agenda sociale e l’album delle figurine dei personaggi degni di rilievo e considerazione.
Le due facce
Volente o nolente, consapevole o meno di ciò, Marco Pannella, in questo senso, persona intelligente e politico scaltrissimo, è stato anche l’antesignano di una figura oggi imperante: il narcisista egocentrico che riduce la politica (ed ogni cosa) all’espressione del proprio ego, delle sue intuizioni o idee (o del suo tornaconto) del momento.
Il regno dell’indistinto ideologico (né destra né sinistra) è il terreno su cui personaggi come questi costruiscono il proprio edificio di inaffidabilità, incoerenza, politica del respiro corto e della contingenza, spettacolarizzazione di ogni messaggio o azione con l’unico scopo di ottenere un ritorno di immagine perfettamente inutile (se non dannoso) al bene comune.
Pannella, da questa ottica, ha rappresentato come forse nessun altro le due facce della politica italiana contemporanea: da una parte alfiere di grandi battaglie per i sacrosanti diritti civili ma, dall’altra, cinico e opportunista giocoliere di un trasformismo pronto ad allearsi con tutti, a passare da una parte all’altra della sponda rivelandosi un efficacissimo alleato di quel neo-liberismo che ci sta spogliando dei diritti sociali conquistati lungo secoli di battaglie politiche a tutela della classi sociali più svantaggiate.
Liberale, liberista, socialista, anarchico, democratico sono state le molteplici e contraddittorie definizioni che di volta in volta ha assunto il «suo» personale partito radicale, che in questo modo ha potuto giocare sul crinale stretto di una politica ancora parzialmente capace di mettersi al servizio della collettività, ma anche di configurarsi come strumento ad uso personale del leader e, più in generale, di un sistema imperante che finge di riconoscere i diritti secondari (le droghe leggere, il matrimonio omosessuale, l’eutanasia) salvo contribuire alla spoliazione dei diritti fondamentali (il lavoro, l’istruzione, la giustizia sociale).
Morte della Politica
Grande comunicatore, indimenticabile affabulatore, rimpianto giocoliere di una politica ridotta a comunicazione e spettacolo, Pannella andrebbe studiato e compreso in quanto archetipo di un leader di passaggio dall’epoca moderna a quella post-moderna.
Quest’ultima, neanche a dirlo, caratterizzata dalla mancanza di grandi visioni, dall’incapacità di difendere i più fondamentali diritti sociali, serva del qui e ora e di uno spettacolo mediatico che ti esalta quanto più ti riveli in grado di bucare lo schermo senza però scalfire minimamente il potere dominante.
Massimo rispetto per l’essere umano Marco Pannella, specie ora che ci lascia. Simpatia per le sue doti di istrione e movimentatore di una politica da prima repubblica troppo spesso melmosa e noiosa.
Ma senza dimenticare il dato fondamentale.
Oggi celebriamo la sua morte.
Ma prima di lui, e con il suo innegabile contributo, è morta la Politica con la maiuscola.
E oggi ne stiamo pagando le terribili conseguenze.
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