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07/03/2018

Elogio della palude: contro le riforme, tifiamo ingovernabilità

Giungono in queste ore i risultati definitivi della tornata elettorale. I principali partiti che hanno governato per conto dell’Europa negli anni della crisi, PD e Forza Italia, escono da queste elezioni con le ossa rotte, raccogliendo i frutti amari delle politiche lacrime e sangue inflitte al Paese. Il blocco dominante europeista è stato finalmente respinto dagli elettori, e ci sarebbe da fare festa se non fosse che il sistema ha messo immediatamente in moto i suoi anticorpi a qualsiasi progresso sociale, anticorpi che si sono rivelati pienamente efficaci: Movimento 5 Stelle e Lega, quelle forze che avevamo definito come false alternative al sistema, raccolgono il voto di un elettore su due ponendosi così a presidio di un apparato di potere in crisi di consensi. Fossero reali alternative, il 50% dei voti che portano in dote sarebbe sufficiente a far saltare il banco dell’austerità, ma nulla di tutto questo si vede all’orizzonte. Mentre le élite europee possono dormire sonni tranquilli, a doversi preoccupare per il peso assunto da questo rabbioso populismo di destra sono – come al solito – i più deboli: i lavoratori, immigrati o autoctoni che siano, restano il bersaglio ideale delle forze liberiste che hanno guadagnato il proscenio.

A questo punto, che fare? È piuttosto evidente che, in questa fase, non saremo noi a dare le carte. Le energie politiche strutturate su posizioni radicalmente anticapitaliste hanno l’imperativo di organizzarsi per conquistare un ampio spazio politico che, allo stato attuale, pare contendibile. Da qui a pochi mesi diventa obbligatorio mettersi nella condizione di intercettare le domande politiche che si genereranno dalla auspicata implosione della base elettorale che, a questo giro, si è fatta abbagliare da false alternative. Si tratta di un lungo lavoro al quale questo collettivo intende partecipare attivamente, a partire dal prossimo appuntamento del 18 marzo a Roma indetto dalle forze di Potere al Popolo.

Nel frattempo, ad una prima analisi dei dati la formazione di una qualsiasi solida maggioranza governativa sembra piuttosto complicata, con i vecchi gestori dell’austerità che devono ancora uscire di scena mentre il liberismo xenofobo di Lega e Movimento 5 Stelle prova goffamente a prendere in mano il timone delle politiche decise a Bruxelles e Francoforte. Per la classe dominante si tratta di un delicato momento di transizione su cui aleggia lo spettro dell’ingovernabilità. Mentre vecchi e nuovi si contendono poltrone, poteri, prebende e visibilità – una lotta senza esclusione di colpi per chi riuscirà ad accreditarsi ai mercati e alle istituzioni europee come affidabile guida del Paese – non avremo nessun governo, nessuna riforma strutturale, nessun attacco frontale al mondo del lavoro, nessuna Flat Tax, nessuna misura razzista contro l’immigrazione e, magari, anche nessuna finanziaria lacrime e sangue: non possiamo che sperare e tifare per un allegro e possibilmente lungo periodo di ingovernabilità, una palude per le riforme che ci chiede l’Europa.

Morgan Stanley già paventa riforme limitate e mancanza di cambiamenti strutturali e Credit Suisse, un altro gigante della finanza mondiale, già inizia a esercitare pressione sulla nostra classe dirigente vendendo azioni italiane sui mercati e spiegando che “il rischio più grande è che uno stallo prolungato sullo scenario politico italiano rallenti o addirittura blocchi le riforme necessarie per il Paese”. Proveranno a farci uscire da questa palude il più presto possibile con tutte le loro armi, lo stanno già facendo, e dobbiamo usare a nostro vantaggio tutti gli strumenti disponibili, inclusa la saggezza del nemico di classe, la quale ci insegna che “è meglio tirare a campare che tirare le cuoia”. Dobbiamo auspicare trattative estenuanti, lunghe e senza costrutto. Tentativi di formare un Governo da parte di Di Maio, Salvini, Tajani, Letta, Monti, Gentiloni, Padoa Schioppa, Rumor. Con la massima calma, perché non abbiamo nessuna fretta di avere l’ennesimo governo che massacra il lavoro e lo stato sociale. Primum non nocere.

*Coniare Rivolta è un collettivo di economisti – https://coniarerivolta.wordpress.com/

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