di Stefano Mauro
I media siriani hanno
annunciato ieri la conquista di tutta l’area di Quneitra e di Suweida
con il quasi definitivo controllo di tutta la zona sud-ovest a ridosso
delle Alture del Golan e del territorio siriano occupato illegalmente da
Israele.
Una vittoria dal punto di vista strategico che, anche secondo la
stampa israeliana, inquieta il governo Netanyahu e che già ieri ha
causato il primo incidente tra siriani e israeliani: l’abbattimento di
un caccia dell’aviazione siriana in procinto di attaccare le ultime
postazioni della milizia Khalid Ibn Walid, affiliata a Daesh.
Attraverso l’agenzia di stampa siriana Sana, Damasco ha
smentito le dichiarazioni israeliane relative allo sconfinamento del
caccia e ha accusato Tel Aviv di “aver dato dimostrazione, per
l’ennesima volta, del suo diretto sostegno militare ai gruppi jihadisti,
abbattendo un caccia che stava bombardando i terroristi di Daesh nella
zona di Suweida, in territorio siriano”.
Altrettanto dure le reazioni da parte di Mosca che, in un
comunicato stampa, ha accusato il governo israeliano “di connivenza nei
confronti dei gruppi jihadisti” e dell’abbattimento del caccia siriano
“come tentativo per indebolire l’avanzata siriana e come minaccia per la sua stessa aviazione” impegnata congiuntamente con Damasco nei bombardamenti in tutta la zona.
Un nuovo segnale relativo ai difficili rapporti tra Mosca e
Tel Aviv dopo il fallimentare incontro di lunedì tra il ministro degli
esteri russo Lavrov ed il premier israeliano Netanyahu. Secondo Leila Mazboudi, caporedattrice di Al Manar, i retroscena del summit russo-israeliano sarebbero stati differenti da quelli riportati dalla stampa israeliana.
Mosca ha inizialmente proposto di allontanare gli iraniani e i loro
alleati, principalmente Hezbollah, al di là di un perimetro di 100 km
dalla linea del cessate il fuoco del Golan, con un netto rifiuto da
parte israeliana. Netanyahu, al contrario, aveva richiesto a Mosca “il
completo smantellamento dei missili iraniani di lunga gittata dalla
Siria, quello delle fabbriche di produzione balistica, il divieto di
fornire a Damasco nuovi missili antiaerei e l’allontanamento di tutte le
forze straniere, alleate di Bashar Al Assad, dal territorio siriano”.
La proposta russa, in un secondo momento, ha previsto dei dettagli
differenti che la stampa israeliana ha volutamente ignorato. Secondo la
televisione libanese Al Mayadeen, che ha citato fonti europee, Mosca
avrebbe proposto un piano di disarmo generale nel rispetto delle
risoluzioni dell’Onu. Di fatto Lavrov avrebbe proposto, in cambio del
“ritiro di tutte le forze alleate di Damasco dalla Siria” (posizione
condivisa con il presidente Assad, ndr), il “totale ritiro israeliano dalle Alture del Golan
e l’applicazione della risoluzione Onu 242”, relativa al ripiegamento
di Tel Aviv dai territori occupati, annessi illegalmente durante la
guerra del ’67, in cambio della pace.
Proposta giudicata “impossibile e impraticabile” da Tel Aviv che
considera quell’area, come del resto i Territori Occupati in Palestina,
come parte integrante di Israele. In risposta Damasco ha annunciato che è
determinata a “riprendere il pieno controllo del suo territorio” e che
“impedirà in qualsiasi maniera a Israele di aiutare nuovamente i gruppi
jihadisti ad abbandonare il territorio di Quneitra con passaggi e
corridoi segreti”.
Un riferimento diretto principalmente all’operazione dello scorso
sabato per l’evacuazione degli “elmetti bianchi”, presunti operatori
umanitari vicini alle milizie jihadiste. In questi giorni i
media siriani hanno riportato che, oltre alla loro evacuazione,
avrebbero abbandonato l’area numerosi miliziani jihadisti provenienti
dai paesi del Golfo per un totale di oltre 2mila terroristi e
quattro comandanti dei gruppi Fursan Al Joulan (Cavalieri del Golan),
delle brigate Saif Al Cham e di Jaish Abadeel, assoldati e armati da Tel
Aviv per difendere l’area di confine con Israele.
“Bisogna vedere – scrive l’editorialista del quotidiano Rai Al Youm,
Abdel Bari Atwan – se Israele è pronto a cominciare un conflitto anche
sul fronte del Golan, dopo le crescenti tensioni a Gaza. Le uniche
certezze sono la sconfitta dei gruppi jihadisti in difesa di Tel Aviv e
la conferma dell’impegno di Mosca a fianco di Damasco”.
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