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27/07/2018

Siria - Mosca: ritiro iraniano se Israele lascia il Golan

di Stefano Mauro

I media siriani hanno annunciato ieri la conquista di tutta l’area di Quneitra e di Suweida con il quasi definitivo controllo di tutta la zona sud-ovest a ridosso delle Alture del Golan e del territorio siriano occupato illegalmente da Israele.

Una vittoria dal punto di vista strategico che, anche secondo la stampa israeliana, inquieta il governo Netanyahu e che già ieri ha causato il primo incidente tra siriani e israeliani: l’abbattimento di un caccia dell’aviazione siriana in procinto di attaccare le ultime postazioni della milizia Khalid Ibn Walid, affiliata a Daesh.

Attraverso l’agenzia di stampa siriana Sana, Damasco ha smentito le dichiarazioni israeliane relative allo sconfinamento del caccia e ha accusato Tel Aviv di “aver dato dimostrazione, per l’ennesima volta, del suo diretto sostegno militare ai gruppi jihadisti, abbattendo un caccia che stava bombardando i terroristi di Daesh nella zona di Suweida, in territorio siriano”.

Altrettanto dure le reazioni da parte di Mosca che, in un comunicato stampa, ha accusato il governo israeliano “di connivenza nei confronti dei gruppi jihadisti” e dell’abbattimento del caccia siriano “come tentativo per indebolire l’avanzata siriana e come minaccia per la sua stessa aviazione” impegnata congiuntamente con Damasco nei bombardamenti in tutta la zona.

Un nuovo segnale relativo ai difficili rapporti tra Mosca e Tel Aviv dopo il fallimentare incontro di lunedì tra il ministro degli esteri russo Lavrov ed il premier israeliano Netanyahu. Secondo Leila Mazboudi, caporedattrice di Al Manar, i retroscena del summit russo-israeliano sarebbero stati differenti da quelli riportati dalla stampa israeliana.

Mosca ha inizialmente proposto di allontanare gli iraniani e i loro alleati, principalmente Hezbollah, al di là di un perimetro di 100 km dalla linea del cessate il fuoco del Golan, con un netto rifiuto da parte israeliana. Netanyahu, al contrario, aveva richiesto a Mosca “il completo smantellamento dei missili iraniani di lunga gittata dalla Siria, quello delle fabbriche di produzione balistica, il divieto di fornire a Damasco nuovi missili antiaerei e l’allontanamento di tutte le forze straniere, alleate di Bashar Al Assad, dal territorio siriano”.

La proposta russa, in un secondo momento, ha previsto dei dettagli differenti che la stampa israeliana ha volutamente ignorato. Secondo la televisione libanese Al Mayadeen, che ha citato fonti europee, Mosca avrebbe proposto un piano di disarmo generale nel rispetto delle risoluzioni dell’Onu. Di fatto Lavrov avrebbe proposto, in cambio del “ritiro di tutte le forze alleate di Damasco dalla Siria” (posizione condivisa con il presidente Assad, ndr), il “totale ritiro israeliano dalle Alture del Golan e l’applicazione della risoluzione Onu 242”, relativa al ripiegamento di Tel Aviv dai territori occupati, annessi illegalmente durante la guerra del ’67, in cambio della pace.

Proposta giudicata “impossibile e impraticabile” da Tel Aviv che considera quell’area, come del resto i Territori Occupati in Palestina, come parte integrante di Israele. In risposta Damasco ha annunciato che è determinata a “riprendere il pieno controllo del suo territorio” e che “impedirà in qualsiasi maniera a Israele di aiutare nuovamente i gruppi jihadisti ad abbandonare il territorio di Quneitra con passaggi e corridoi segreti”.

Un riferimento diretto principalmente all’operazione dello scorso sabato per l’evacuazione degli “elmetti bianchi”, presunti operatori umanitari vicini alle milizie jihadiste. In questi giorni i media siriani hanno riportato che, oltre alla loro evacuazione, avrebbero abbandonato l’area numerosi miliziani jihadisti provenienti dai paesi del Golfo per un totale di oltre 2mila terroristi e quattro comandanti dei gruppi Fursan Al Joulan (Cavalieri del Golan), delle brigate Saif Al Cham e di Jaish Abadeel, assoldati e armati da Tel Aviv per difendere l’area di confine con Israele.

“Bisogna vedere – scrive l’editorialista del quotidiano Rai Al Youm, Abdel Bari Atwan – se Israele è pronto a cominciare un conflitto anche sul fronte del Golan, dopo le crescenti tensioni a Gaza. Le uniche certezze sono la sconfitta dei gruppi jihadisti in difesa di Tel Aviv e la conferma dell’impegno di Mosca a fianco di Damasco”.

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