Il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani (PD), con il Colonnello Erik Berdy |
Il progetto di ampliamento della base americana di Camp Darby, partito dal Pentagono ed approvato lo scorso anno dal CoMiPar (commissione mista tra governo americano e governo italiano), prevede di trasferire dalla strada alla rotaia il trasporto delle merci e quello dei carichi di armi e munizioni diretti dal porto di Livorno a Camp Darby. La cifra stanziata ufficialmente dagli Stati Uniti per il progetto è compresa tra i 30 ed 45 milioni di dollari. Nonostante l’inizio dei lavori fosse previsto per la fine dello scorso anno ed il progetto sia rimasto ancora sulla carta, gli americani confermano che i primi lavori avranno luogo nei prossimi mesi.
Mentre proseguono i traffici di armi tra gli Stati Uniti e le basi americane in Italia, è opinione comune che l’atteggiamento delle rappresentanze diplomatiche americane e dei vertici militari di stanza in Italia sia volto a stemperare ed imbonire la diffusa e crescente contrarietà al progetto di ampliamento di Camp Darby da parte di cittadini, comitati, associazioni ed enti locali. La particolare attenzione degli americani, volta a curare i propri interessi a Livorno, non aveva mancato di palesarsi più volte anche durante lo scorso anno, ad esempio con l’incontro voluto in ottobre dal console degli Stati Uniti d’America a Firenz,e Benjamin Wohlauer, con il sindaco del Movimento 5 Stelle Filippo Nogarin ed il presidente dell’Autorità Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, Stefano Corsini. Appena qualche mese prima il console Wohlauer aveva voluto incontrare l’allora prefetto di Pisa Attilio Visconti e l’allora questore Alberto Francini.
Sempre a Pisa, lo scorso febbraio, i comandanti delle basi militari Usa di Ederle (Vicenza) e di Camp Darby (Livorno) avevano richiesto – e naturalmente ottenuto – un incontro con il questore Paolo Rossi e l’allora sindaco del Partito Democratico, Marco Filippeschi. Lo scopo dell’incontro era volto a consolidare “i rapporti di reciproca collaborazione e amicizia”.
Ancora a Pisa lo scorso 30 marzo il colonnello Erik Berdy, comandante della guarnigione “Us Army Italy” presso la caserma Ederle (Vicenza) e la base di Camp Darby (Livorno), si era fatto ricevere presso la sede del quotidiano Il Tirreno accompagnato dal console Wohlauer e dalla responsabile della base di Camp Darby, Catherine Miller. Accolto dal direttore, Luigi Vicinanza, il colonnello Erik Berdy si era prodigato nell’illustrare i propri buoni propositi al direttore del quotidiano toscano, evidentemente considerato alla stregua del proprio ufficio stampa. Durante l’incontro il console Wohlauer dichiarava: “Tra la Toscana e gli Stati Uniti c’è un rapporto quasi familiare e la base di Camp Darby rappresenta un pezzo cardine della presenza americana in Toscana”.
Lo scorso 11 luglio l’affaccendato colonnello Berdy, accompagnato anche questa volta da Catherine Miller e dal console Benjamin Wohlauer, ha fatto visita alla sede centrale de La Nazione di Firenze, incontrando il direttore Francesco Carrassi. Erik Berdy, accompagnato da Peter Brownfeld – consigliere politico della US Army Italia/Slovenia – e dalla consolidata coppia Wohlauer-Miller, si è fatto poi ricevere dal presidente del Consiglio regionale e membro del Partito Democratico Eugenio Giani. Per il compiacente Giani, lo spirito dell’incontro sarebbe stato “quello dell’apertura, dell’integrazione, dell’accoglienza di chi va a svolgere il proprio lavoro a Camp Darby, ma è anche quello di far conoscere di più Camp Darby a chi vive nella zona”.
In linea con quanto suggerito dagli americani, da settembre verranno organizzati dei “tavoli condivisi” in cui i militari degli Stati Uniti illustreranno la bontà delle proprie ragioni alle istituzioni della zona di Camp Darby. Dal canto suo, l’impegnatissimo colonnello Berdy ha dichiarato: “E’ nostro desiderio rafforzare il senso di appartenenza, e nostra volontà facilitare l’integrazione promuovendo iniziative insieme alle comunità locali. Noi siamo ospiti di questo Paese, di questa terra straordinaria che rispettiamo, e faremo tutto il possibile per ricambiare tale ospitalità con gratitudine”. Un’ospitalità che il vivace colonnello Berdy dà evidentemente per scontata.
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