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21/07/2018

Numeri per un programma d’opposizione

Mentre Di Maio e Boeri litigavano sugli 8mila posti di lavoro (precari) che il “Decreto Dignità” farebbe perdere ogni anno, lunedì scorso il Corriere Economia pubblicava i risultati “sorprendenti” di una ricerca realizzata da Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea. Secondo l’Istituto, che fa direttamente riferimento alla Commissione europea, non propriamente il politburo del Pcus, in Italia mancherebbero oltre 2 milioni di posti di lavoro nel settore pubblico. E questo facendo il raffronto non con qualche paese del Comecon, ma con la media del tasso di occupazione specifico dei paesi della UE a 15 degli ultimi 10 anni. Nello specifico il deficit sarebbe di 843.181 posti nei Servizi Sociali, di 507.167 posti nella pubblica amministrazione, di 458.877 posti nella Sanità e di 435.851 posti nel settore dell’Istruzione. In totale 2.245.076 posti di lavoro a tempo indeterminato, di cui circa 1 milione e 350 mila per giovani dai 15 ai 39 anni.

Non ce ne vogliano i compagni mutualisti, nè tantomeno quelli reddististi, ma questi numeri rappresenterebbero da soli lo scheletro di un programma d’opposizione con cui provare a ricostruire un barlume di insediamento sociale e politico e a contrastare l’egemonia mercatista. Sappiamo bene che immaginare la realizzazione di un piano d’intervento del genere all’interno dell’archittettura ordoliberista dell’UE è pura fantascienza, sappiamo anche che la nuova fase imperialista non prevede redistribuzioni interne sotto forma di welfare. Il ciclo politico della socialdemocratizzazione, che pure aveva interessato per qualche decennio i cosiddetti paesi a capitalismo avanzato, si è definitivamente chiuso.

Eppure questi numeri ci dicono, e ci potrebbero far dire, di come la tanto decantata razionalità economica del libero mercato non sia più in grado di assicurare il benessere sociale. Di come non possa più far incontrare l’offerta di lavoro con la domanda di servizi, perchè questa non genera profitti. In un paese dove la gente muore perchè in un’intera regione non ci sono reparti di nuerologia d’urgenza, in cui nel giro di pochi anni negli ospedali sono stati persi il 30% dei posti letto, in cui intere città sono ridotte all’abbandono perchè non ci sono sufficienti spazzini, autisti o vigili, mentre contemporaneamente milioni di persone restano disoccupate, questi numeri dovrebbero farci parlare della possibilità di un altro tipo di società. Quella famosa semplicità difficile a farsi a cui si riferiva Brecht.

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