Siamo sempre stati un popolo di fetenti, un gregge coi denti aguzzi
che trasforma ogni singola ragione in una fabbrica di torti: non c’è
bisogno che leggiate dei libri, eh (Dio ve ne scampi). Perdete giusto
quel paio d’orette a vedere La marcia su Roma,
il capolavoro di Dino Risi con Gassman e Tognazzi. Se poi ancora non
capite, fatti vostri. Però, ripensando a quello che, con un gruppo di
amici, commentavamo ieri su Facebook, mi è venuta in mente una cosa meno
datata. Che è forse il momento della nostra storia recente in cui
abbiamo cominciato a diventare davvero della gente di merda a tutti i
livelli. Quando, cioè, siamo diventati cattivi.
Ve lo ricordate, voi, il governo Monti? Di quel professore che, prima
di accettare l’incarico a presidente del consiglio ritenne prudente
farsi nominare senatore a vita? Vi ricordate come esordì, il sobrio
senator-professor in loden?
Così, esordì.
Dicendo che il posto fisso era monotono, che insomma, bisognava
cambiare, e se ci licenziavano era per il nostro bene, per mettere quel
pizzico di pepe in vite altrimenti inutili. E non un cane gli rispose
che a) uno va a faticare non per sfizio, ma per avere un tetto sulla
testa e un piatto da mettere a tavola, b) che se potessimo, col cazzo
che andremmo a faticare, ammesso di avere lo stipendio di un senatore a
vita. E invece mi ricordo che partirono tutti con quel mantra
disgustoso: avete vissuto al di sopra delle vostre possibilità.
E non è che lo dicevano ai ricchi, no. Lo dicevano a quelli che a
mezzogiorno mangiano coi buoni pasto da 5 euro, a quelli che guardano
con terrore la cassetta della posta, che si fanno marcire i denti in
bocca perché curarsi costa.
Ecco, è quello il momento in cui abbiamo cominciato a diventare cattivi.
Si diventa cattivi, ci si comincia a trasformare in pezzi di merda,
quando si decide di rinunciare ai diritti. Allora rinunciammo ai nostri,
ed è ovvio che un popolo di piecori che butta i suoi diritti nel cesso
poi non è disposto ad ammettere che gli altri possano averne. Crepi in
mare? Crepa pure, mia madre è crepata in una corsia d’ospedale. Hai
fame? Cazzi tuoi, ieri mi hanno licenziato e ho cinquant’anni e tra un
po’ mi muoio di fame pure io.
I diritti, tutti i diritti, sono parte integrante della
nostra umanità. Quando ci concediamo a quella che quelle bestie assetate
di sangue chiamano libero mercato, concorrenza, flessibilità, quando
accettiamo di farci trattare come animali, ci trasformiamo in belve
pronte ad azzannare i più deboli.
Qua o ci si salva tutti oppure non si salva nessuno.
Nessuno.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento