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24/07/2018

Considerazioni sulla "sovranità algoritmica". Come le multinazionali sfruttano la nostra pigrizia

di Francesco Galofaro, Politecnico di Milano

La vicenda della multa comminata dall’Unione europea a Google per aver violato le regole della concorrenza e del mercato si presta a una lettura ben diversa da quelle, puramente economiciste, in circolazione, se ci soffermiamo appena sul ruolo svolto da questo genere di aziende nella sicurezza informatica e nel cyber warfare. Secondo dati del Sole 24 ore, negli ultimi 10 anni l’Unione europea ha imposto multe per un totale di 23 miliardi 139 milioni di euro [1]. Le multe riguardano certamente anche cartelli europei nel campo della telefonia e dell’automobile; prevalgono tuttavia di gran lunga i colossi dell’informatica statunitensi: Microsoft, Google, Intel, Apple, e in misura assai minore Facebook, collezionano oltre due terzi delle sanzioni per un totale di 18 miliardi di euro. L’entità della multa dipende dalla durata della violazione, dalla gravità dell'illecito e dal giro d'affari del soggetto interessato, fino al 10% del suo giro d’affari. Nel 2017, Google ha chiuso con un fatturato di 111 miliardi di dollari, pari a 95 miliardi di euro [2]. Pertanto, nel multare l’azienda di 4,3 miliardi (un terzo dell’utile netto dichiarato nel 2017) la UE ha deciso di non calcare eccessivamente la mano.

Le cause

Secondo Margrethe Vestager, commissario UE alla concorrenza, Google ha utilizzato Android come strumento per consolidare la posizione dominante del proprio motore di ricerca [3]. Con questa motivazione, a mio parere, la UE potrebbe comminare a Google una multa al giorno. Se proviamo a spostare Chrome nella micro SD del telefonino, scopriremo di non poterlo fare; se proviamo a disattivarlo, un messaggio del sistema operativo ci avvertirà che Chrome è un’applicazione integrata, e dunque altre applicazioni potrebbero non funzionare correttamente.

Se qualcuno si chiede dove sia il problema, occorre fare appello alla nostra comune esperienza di utenti: Android, Windows, OSX assoggettano l’uomo alla macchina, lo incatenano ai vincoli di utilizzo decisi dall’azienda, ne spremono biecamente ogni informazione utile a farne un bersaglio di campagne pubblicitarie per poi autodistruggersi, costringendoci a comprare un telefonino o un tablet nuovo.

Le multinazionali sfruttano la nostra pigrizia

Perché il lettore possa comprendere meglio quel che scriverò in seguito, è bene chiarire che stiamo parlando della versione Google di Android. In sé, Android è un sistema Open, basato sul kernel GNU Linux, e chiunque può svilupparne una propria versione, collaborare con la comunità che lo mantiene o installarne una versione ‘aperta’ sul proprio smartphone. La maggior parte di noi non lo fa né si protegge dal monopolio a causa di un fenomeno che gli psicologi chiamano avarizia cognitiva: la tendenza a pensare e risolvere i problemi nei modi più semplici e meno impegnativi, tralasciando soluzioni sofisticate, a rischio di errori e risultati controproducenti [4]; è il motivo per cui molte persone non riescono a liberarsi dalla dipendenza da Windows nonostante reiterate avarie, reinstallazioni del sistema e gastriti ricorrenti; proprio su questo genere di mentalità le multinazionali hanno sempre fatto affidamento per consolidare il proprio monopolio.

Quando la storia si ripete

Curiosamente, nel 2013 anche Microsoft fu multata per un motivo analogo: lo stretto legame tra sistema operativo e browser intralcia la libera scelta degli utenti [5]. La sempre più stretta connessione tra sistema operativo e browser non è un destino, non è nell’ordine delle cose, ma è una strategia ben precisa. Riprendendo l’integrazione tra Windows e Internet explorer, infatti, Google ha rilasciato da qualche anno Chrome OS, in cui non è più possibile tracciare un confine netto tra sistema operativo e browser [6]. Forzare questo sistema a comportarsi come un computer normale è possibile, ma richiede impegno, una qualche dimestichezza con la macchina e l’acquisizione di competenze tecniche di un certo livello [7]. D’altro canto le limitazioni imposte dall’azienda spingono l’utente a usare servizi come Google docs e affidare a Google tutto il proprio lavoro, i propri dati, la propria vita.

Cyberwarfare e sicurezza

La minaccia rappresentata dall’oligopolio informatico non riguarda solo il piano individuale. Tutto questo ci deve portare a riflettere sulla vicenda delle multe da un punto di vista differente: quello delle relazioni internazionali e del conflitto tra Stati. Google, Apple, Intel, Microsoft e Facebook hanno sede negli USA. Non sono multinazionali senza patria, come amavano descriverle anni fa i no-global seguaci delle suggestive teorie negriane sull’Impero, ma servono interessi nazionali ben precisi. Rafforzano e non mettono in crisi il principio di sovranità dello Stato, come prova la reazione di Trump: in occasione della multa ha ribadito che L’Unione europea è un profittatore e un avversario degli USA [8].

Nuove minacce

La nozione contemporanea, algoritmica, di sovranità spiega bene il conflitto cui assistiamo: aziende come Google, Microsoft e Facebook costituiscono una minaccia per la ricerca scientifica e tecnologica, per i brevetti, e perfino per l’autonomia politica di qualsiasi Paese (diverso dagli USA). Quando Stati come il Brasile, Regioni come l’Emilia Romagna, metropoli come la municipalità di Monaco di Baviera abbandonano i sistemi liberi come Linux per affidare i propri dati a Microsoft 365, consegnano nei fatti tutti i propri dati economici, le previsioni, oltre alle decisioni politiche più riservate ad un unico depositario: il governo degli Stati Uniti [9]. Nessuna azienda più di Microsoft si è mostrata negli anni più collaborativa con la National Security Agency (NSA) [10]. I politici che incautamente vi si affidano compromettono la sicurezza nazionale e si dimostrano del tutto inadeguati a comprendere le sfide poste dalla nostra contemporaneità. Se ad esempio una certa Regione archiviasse così i dati sulle previsioni rispetto alle produzioni agricole e le proprie strategie di investimento futuro, uno Stato estero potrebbe sfruttarli a proprio vantaggio, in operazioni neocoloniali di accaparramento delle risorse (landgrabbing): lo stesso problema si era posto, mezzo secolo fa, all’apparire dei primi satelliti meteorologici.

La concorrenza non è una soluzione

Chi legge può pensare che stia tessendo un panegirico della UE, garante della concorrenza perfetta. Tutt’altro: le multe dimostrano una volta di più l’inefficacia del mercato e la scarsa scientificità dell'economia liberale. Lasciato a se stesso, il mercato non evolve affatto verso l'equilibrio, la concorrenza perfetta, la riduzione degli extraprofitti a favore dei consumatori, ma verso monopoli, oligopoli, posizioni dominanti e cartelli. Il fatto poi che un’istituzione debba farsene garante, dimostra che il mercato non è un fenomeno naturale ma una finzione giuridica; a sua volta, l’economia liberista non è una scienza ma una tecnica che assicura la governamentalità [11], un’ideologia per funzionari di rango – si pensi al ruolo del confucianesimo in Cina, a quello della filosofia stoica durante l’impero romano. Proprio la fede cieca nella concorrenza ha permesso che i colossi informatici americani finissero per controllare ogni aspetto della nostra vita pubblica e privata, a infiltrarsi nell’infrastruttura fondamentale che assicura la governamentalità del sistema [12], finendo per costituire una forma di sovranità algoritmica che mette a repentaglio quella tradizionale.

I sistemi Open e l’esempio cinese

Se la concorrenza è una finzione, i sistemi Open source possono al contrario garantire la sicurezza dell’Informazione, poiché il codice sorgente delle applicazioni è pubblico e chiunque può accertarsi che i suoi piani strategici riservati non vengano caricati direttamente sui server del Pentagono. Solo il software libero, basato sulla collaborazione tra gli utenti e la condivisione di competenze, garantisce veramente la sicurezza delle persone e dei governi. L’alternativa è usare Linux, usare la versione open di Android [13], sbarazzarsi del Play Store e cercare le nostre app in altri repository (ad esempio F-Droid [14]). Tutte misure che i governi avrebbero la forza e la legittimità di imporre per legge: in Cina i fornitori di telefoni cellulari che vendono smartphone Android sostituiscono i servizi Google con app e contenuti locali, per assicurarsi che l'esperienza dell'utente non sia compromessa [15]; una dozzina di aziende modifica Android sia sui sistemi mobili sia su PC per combattere i monopoli Microsoft e Google [16]. In questo modo, la Cina non fa altro che difendere la propria sovranità algoritmica.

La sovranità algoritmica

Nel corso dell’articolo ho spesso impiegato la nozione di sovranità algoritmica, implicata dalla competizione per la supremazia digitale, di cui mi sono già occupato più distesamente in altre occasioni [17]. Qui vorrei soffermarmi a riflettere sulle sue implicazioni. Una certa sinistra no borders nega alla nozione di sovranità ogni pertinenza nelle analisi politiche, permettendosi di dare del fascista a chi la impiega. In questo modo rivela solo la propria subalternità all’egemonia culturale liberista, un portato dei processi di globalizzazione. Questa sinistra è erede di filosofie politiche anni ‘70 che – per motivi comprensibili su un piano storico – indicavano nello Stato e nelle sue strutture autoritarie l’avversario principale attenuando la tradizionale centralità attribuita al conflitto di classe dalle analisi marxiste. Queste filosofie politiche hanno senza dubbio avuto il pregio di modernizzare lo Stato rispetto a strutture autoritarie tralatizie che ostacolavano ogni ulteriore sviluppo delle forze produttive; oggi appaiono fatalmente inadeguate di fronte al fatto che le multinazionali applicano le medesime logiche di dominio per assoggettare gli utenti ad interessi chiaramente imperialistici. Consiglio pertanto a chi si riconosce in questa tendenza politica una rilettura più attenta di uno dei suoi autori-feticcio, ovvero Michel Foucault: con i concetti di biopolitica e dispositivo il filosofo francese non intendeva negare l’esistenza della sovranità né farne un bersaglio dei radicali, ma descrivere scientificamente i meccanismi che la fondano, dal sistema scolastico a quello sanitario, alla pubblica amministrazione [18]. Quella di sovranità, nella variante algoritmica che contraddistingue la politica attuale, è dunque una categoria che, pur nelle sue trasformazioni storiche, sembrerebbe tutt’ora produttiva. Soprattutto, l’alternativa ai monopoli e all’avarizia cognitiva è rieducarsi a non essere più gli oggetti passivi, manipolati dalla tecnica, in cui il mercato ci ha trasformati, ma a divenire – almeno in potenza e in parte – agenti autonomi, in grado di esercitare un ruolo attivo sul mondo della vita secondo un principio di intenzionalità [19].

NOTE

[1] http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2018-07-17/da-microsoft-google-ecco-come-l-ue-utilizza-tesoretto-multe-173439.shtml
[2] https://it.finance.yahoo.com/quote/GOOG/financials?p=GOOG
[3] http://www.ilsecoloxix.it/p/economia/2018/07/18/AD1CAIg-android_miliardi_sistema.shtml
[4] https://en.wikipedia.org/wiki/Cognitive_miser
[5] http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2013-03-06/microsoft-nuova-maximulta-milioni-123156.shtml
[6] https://it.wikipedia.org/wiki/Chrome_OS
[7] https://github.com/dnschneid/crouton
[8] http://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2018/07/19/trump-difende-google_hpr6tJ0Fu8NSkWthcrZsvI.html
[9] https://www.lffl.org/2016/11/emilia-romagna-e-brasile-dicono-addio-allopen-source.html
[10]http://techrights.org/wiki/index.php/Microsoft_and_the_NSA
[11] M. Foucault, Biopolitica e liberalismo, Medusa edizioni, 2001.
[12] http://www.ladeleuziana.org/wp-content/uploads/2016/12/Rouvroy2.pdf
[13] https://source.android.com/
[14] https://f-droid.org/
[15] https://www.zdnet.com/article/phonemakers-make-android-china-friendly/
[16] https://en.wikipedia.org/wiki/Android_(operating_system)
[17] http://www.marx21.it/index.php/internazionale/pace-e-guerra/28854-la-sfida-usa-cina-per-legemonia-tecnologica
[18] M. Foucault, Bisogna difendere la società, Feltrinelli, Milano, 2009.
[19] https://www.scribd.com/document/140600925/Landowski-L-epreuve-de-l-autre

Fonte

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