Ha detto Di Maio “La riduzione dei vitalizi degli ex parlamentari è importante perché un pensionato al minimo almeno saprà che vive in un paese più giusto”. Dunque, è un provvedimento che serve a far sentire “più giusta” la sua condizione al pensionato al minimo?
Intanto la riforma Fornero, per ora, non viene toccata e, quindi, possiamo solo limitarci a registrare la vaga promessa di Di Maio & Salvini di andare entro l’anno verso un regime “quota 100 + 41 anni e 5 mesi”. Magari fosse vero e in ogni caso, se così fosse, resterebbe in piedi il sistema contributivo che è stato il vero colpo inferto al sistema previdenziale dalla riforma Dini (Legge 335/1995). Il quale, va ricordato, ebbe l’avallo decisivo di CGIL, CISL e UIL in cambio di quegli enti bilaterali con cui gestire i fondi pensione ”chiusi”.
Quella controriforma abrogò il sistema retributivo e solidaristico in favore del sistema contributivo, che permette di percepire una pensione che corrisponde ai soli contributi versati; il che vuol dire importi che variano moltissimo, totalmente dipendenti dalla capacità reddituale, e la condanna di massa a lavorare quasi tutta la vita dal momento che l’ingresso nel mondo del lavoro avviene sempre più tardi e, troppo spesso, per periodi a tempo determinato.
Ma il punto è: come si concilia quella che, in assenza di atti concreti, è solo una dichiarazione di intenti, con l’altra promessa forte della Lega di fare la Flat Tax, ovvero, un norma che sottrarrebbe alla fiscalità pubblica una parte imponente di tasse che ora provengono proprio dai redditi più alti? Mistero, ma se ce lo spiegassero, almeno un pochino ed in punta di numeri, ne saremmo ben contenti. E poi, al MEF, hanno messo quel Tria che ha già dato ampia dimostrazione di volere operare in stretta continuità con i suoi predecessori, saldamente entro i vincoli imposti dalla UE e nell’assoluto rispetto del principio del “pareggio di bilancio” inserito in Costituzione dal tanto vituperato governo Monti.
E, comunque, tutti gli altri “tagli ai privilegi” sono stati rimandati a data da destinarsi. Si, perché nella narrazione pentastellata qualcosa non torna proprio. Ad esempio, se è vero che i parlamentari del M5S Stelle, quando erano all’opposizione, si tagliavano lo stipendio è vero pure che, una volta al governo, avrebbero potuto tagliarlo a tutti i parlamentari (dunque, anche a sé stessi) con la stessa solerzia con cui l’hanno fatto nei confronti degli ex parlamentari. Tuttavia, si sono ben guardati dal farlo.
Sicuramente, la campagna “antiparlamentare” (non priva di qualche ragione), che ha campeggiato negli ultimi anni su tutti i media nazionali, ha reso il taglio dei vitalizi un provvedimento facile da intraprendere e certamente molto popolare, sebbene probabilmente destinato ad essere stroncato dai ricorsi, dal momento che la casta giudiziaria (leggi: alti magistrati) sicuramente ne farà strame al fine di evitare un precedente che metterebbe a rischio anche i propri lauti emolumenti che considera diritti acquisiti intangibili (nel rispetto, comunque, del fondamentale principio di “non retroattività” che deve caratterizzare qualsiasi legge).
Insomma, la sensazione forte è che questo tanto sbandierato “taglio ai vitalizi”, più che costituire l’avvio di una grande stagione di riduzione delle enormi disuguaglianze che si sono determinate nel nostro paese e di contrasto reale alla povertà dilagante, sia un provvedimento meramente simbolico, ovvero, uno specchietto per le allodole che serve a coprire tutte le giravolte che si sono già consumate ed anche quelle che verranno.
L’ex deputato Grillini, autore di tante battaglie contro le discriminazioni sessuali ed ammalato di tumore con pochissima speranza di vita, ha detto che quando sarà tagliato il suo vitalizio, non potrà pagarsi più l’assistenza domiciliare. Così ha deciso di usare il proprio corpo malato per fare l’ultima battaglia affinché sia garantita a tutti l’assistenza domiciliare gratuita.
Ecco, Grillini, pur nella sua grave condizione, è stato fatto oggetto di insulti e contumelie di ogni genere. C’è da che riflettere.
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