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29/07/2018

Il ministero dell’odio razziale

Aggressioni e violenze di stampo razzista ormai non si contano più nel nostro paese. A febbraio una tentata strage a Macerata; poi l’assassinio di Idy Diene a Firenze e quello del giovane sindacalista USB Soumaila Sako in Calabria, tanto per citare gli episodi più gravi.

La violenza razziale non sta risparmiando nemmeno i bambini e un bimba Rom è ancora ricoverata in gravi condizioni all’ospedale Bambin Gesù dopo che un cinquantanovenne romano, appena qualche giorno fa, gli ha sparato addosso con un fucile ad aria compressa.

Nella sola giornata di ieri, in Sicilia ed in Campania, si sono verificate due brutali aggressioni razziste a distanza di poche ore l’una dall’altra.

Ma per Salvini il crescente clima di odio e di violenza razziale è “invenzione della sinistra” il quale, poi, non ancora contento, ha aggiunto “Gli italiani hanno finito la pazienza”.

La misura è colma. L’incitamento all’odio razziale è considerato reato penale se messo in atto da un normale cittadino e può essere perseguito ai sensi della legge 25 giugno 1993, n. 205, la cosiddetta “Legge Mancino” che punisce gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali, oltre all’utilizzo di simboli razzisti.

Ma se l’istigazione all’odio razziale promana direttamente da un ministro della Repubblica come la mettiamo? A questo punto ogni tatticismo diventa complicità.

Per quanto tempo ancora i Cinque Stelle pensano di tacere davanti a questo abominio? Fino a che punto dobbiamo ancora arrivare? Cosa aspetta la morente “sinistra” a cogliere questa occasione per prendere un’iniziativa all’altezza della gravità della situazione? Cosa aspettano gli “intellettuali” di questo paese ad invocare un’insurrezione delle coscienze? A quanta violenza razzista dovremo assistere ancora inerti?

Domani potrebbe essere già tardi.

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