Abbiamo denunciato e documentato anche l’esito di altre situazioni analoghe nelle quali si era intervenuti con il medesimo strumento da parte del carrozzone di Invitalia.
Naturalmente le Istituzioni avevano invitato all’ottimismo, esaltando i tanti passaggi burocratici in atto.
IL Sindacato in data 4 maggio 2018 aveva emesso il seguente ottimistico comunicato:
“Notizia molto positiva che finalmente si parte con la fase realizzati a, concreta dell’accordo, bisognerà sollecitare il ministero e il governo ad effettuare la registrazione presso la Corte dei Conti dell’Accordo e quindi lavorare per infrastrutturare (punto su cui concentrare di più le risorse per rendere appetibile il territorio) e infine realizzare la parte legata alle nuove attività produttive – afferma il segretario provinciale della Cgil savonese Andrea Pasa -. Il progetto è finalizzato al rilancio delle attività industriali, alla salvaguardia ed aumento dei livelli occupazionali, al sostegno dei programmi di investimento e sviluppo imprenditoriale nel territorio dei Comuni appartenenti all’area di crisi industriale complessa di Savona (21 Comuni) Altare, Bardineto, Bormida, Cairo Montenotte, Calizzano, Carcare, Cengio, Cosseria, Dego,Giusvalla, Mallare, Millesimo, Murialdo, Osiglia, Pallare, Piana Crixia, Plodio, Roccavignale,Vado Ligure, Quiliano, Villanova d’Albenga”.Oggi invece si lancia questo allarme, evidentemente risvegliatisi da quello che potrebbe essere definito come “un sonno della ragione” (che genera mostri)
Nei prossimi 50 giorni si gioca gran parte del futuro economico e occupazionale del territorio savonese. Dare informazioni tecnico-amministrative alle imprese sfruttando le professionalità territoriali è fondamentale ed effettuare una regia territoriale per il monitoraggio dell’iter dei bandi sono le priorità individuate dalla Cgil savonese”. Lo sostiene il segretario provinciale del sindacato Andrea Pasa.Il segretario della Camera del lavoro evoca con grave colpevole ritardo questioni essenziali che, in precedenza, non erano state affrontate (Bombardier, ruolo del Campus di Savona ad esempio) e non si chiede perché disponiamo di tantissime aree ex- industriali, senza interrogarsi su quello che è stato il processo di desertificazione in atto da troppo tempo all’insegna dello scambio tra speculazione e lavoro, e tra mancata difesa dell’ambiente e lavoro.
Per Pasa “se non mettiamo a sistema le infrastrutture, (devono partire subito il casello di Bossarino, l’adeguamento della strada di scorrimento Vado-Quiliano e un investimento serio sulla rete ferroviaria almeno per le tratte Savona-Torino e Alessandria-Savona che assorbirebbe il traffico delle merci e potrebbe essere utilizzato anche per il traffico passeggeri dalla Liguria al Piemonte e alla Lombardia), e le filiere (come quella che può nascere dalla sinergia tra la Piattaforma e le industrie di Vado Ligure, in primis la Bombardier a cui potrebbe essere data la manutenzione del materiale ferroviario e la produzione delle locomotive merci ‘diesel’, utilizzate proprio per lo spostamento delle merci da e per la Piattaforma e le infrastrutture già esistenti di Vado Ligure e Savona), ed infine la questione della “formazione” che dovrebbe essere utilizzata come strumento principale per riqualificare e quindi ricollocare parte dei lavoratori attualmente disoccupati, per i giovani neo diplomati o laureti e prevedendo percorsi formativi per lavoratori ultra quarantenni coinvolgendo anche il Campus Universitario di Legino, quella savonese sarà una occasione persa”.
“Oggi, pur essendo partito l’iter dei bandi nazionali (periodo 2 luglio-17 settembre) che rappresenta un passo molto importante per la realizzazione dell’accordo di programma, e aver effettuato due incontri con Invitalia sul territorio, purtroppo manca ancora una ‘regia’ territoriale che possa monitorare il complesso percorso di gestione del programma, oltre ad un radicamento operativo sul territorio come richiesto fin dall’inizio dalle organizzazioni sindacali. Il territorio, almeno fino ad ora, ha effettuato un importante lavoro di rilancio economico ed occupazionale, gettando le basi per la costruzione del piano di riqualificazione e riconversione industriale poi recepito in pochissimo tempo nell’accordo di programma con una dotazione di oltre 40 milioni di euro di finanziamenti pubblici, il tutto per nuovi insediamenti produttivi ambientalmente sostenibili e nuove infrastrutture per rendere la provincia più competitiva e quindi più appetibile per investimenti importanti”.
Per Pasa “abbiamo a disposizione un numero enorme di aree da riutilizzare, oltre 2 milioni di metri quadrati, specie su Vado e in Val Bormida, abbiamo risorse disponibili notevoli, solo su questo bando gli investimenti sono di oltre 1,5 milioni di euro che ne potranno generare altri 20 milioni; e poi c’è quello che partirà in autunno a cura della Regione, per gli investimenti sotto 1,5 milioni per altri 20. Ci sono poi 25 milioni per ammortizzatori e formazione e 140 milioni per le infrastrutture. Un’occasione irripetibile per il rilancio del territorio ma anche una leva che impedirà alla classe imprenditoriale di trovare alibi”.
Ribadiamo allora ancora una volta alcuni punti di schematica riflessione ponendo interrogativi che, dal punto di vista dei disoccupati, dei cassintegrati, di chi si trova in difficoltà diventano inquietanti e che continuiamo a ripetere dal Luglio di 2 anni fa,soprattutto rispetto all’assenza di un piano industriale che oggi il segretario della Camera del Lavoro scopre improvvisamente (Invitalia su questo decisivo terreno non ha mai agito):
1) I tempi appaiono molto lunghi, come del resto era stato preventivato da chi non ha mai condiviso i facili entusiasmi di sindacati e istituzioni locali;
2) I finanziamenti (eventuali) da parte dello Stato sono ancora fermi alla registrazione da parte della Corte dei Conti. La Regione come si sta muovendo? Chiuso l’attivismo pre elettorale dell’assessore Rixi il suo successore (uomo da 24h lavorative su 24h, almeno da sue dichiarazioni) che segnali ha inviato?
3) Nella dichiarazione del segretario della Camera del Lavoro si accenna di nuovo ad investimenti per infrastrutture, al riguardo delle quali dovrebbero andare infine la maggior parte delle risorse.
4) Manca completamente, e insistiamo nel denunciare questo punto, un piano industriale che riguardi tutta l’area della provincia di Savona e non soltanto i 21 comuni (nel denunciare questo punto, insistendovi, ci pare di essere in buona compagnia – si fa per dire ovviamente – in quanto un discorso del genere lo pronunciò anche la segretaria generale della CGIL quando fu a Savona per l’Assemblea della Camera del Lavoro: non che faccia la differenza ma tanto per ricordarlo).
5) Nulla si è mosso sul piano della bonifica dei siti più importanti, Clamoroso e scandaloso il caso dei siti ACNA di Cengio, stabilimento chiuso nel 1999.
6) Da tempo si denunciano ritardi sul piano tecnologico per le nostre aziende residue più importanti: ad esempio il rapporto con Hitachi da parte di Bombardier. A che punto siamo?
7) Intanto proseguono crisi aziendali (ricordiamo la recente dipartita di Asset Italia e le difficoltà di Mondo Marine) e cassa integrazione.
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