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27/07/2018

Sparare ai neri, uno “sport” che si ispira a Salvini...

Sette casi in 45 giorni non sono “casualità”, ma il risultato di un clima. Di merda. Fomentato da sguaiati fascisti che occupano studi televisivi, qualche giornale, onde radio, e persino qualche ministero piuttosto importante.

Ieri, a Cassola, nel vicentino, una stralunata zucca vuota che urlava alla Luna ha sparato contro un operaio edile che stava lavorando su un ponteggio a sette metri da terra. E’ vivo solo perché l’imbecille con la zucca piena di vento ha usato una carabina ad aria compressa, che spara piombini pericolosi se colpiscono gli occhi di un adulto o bambini molto piccoli (com’è successo a Roma qualche giorno fa), ma difficilmente provocano ferite letali in un adulto sano. E’ vivo anche perché il dolore causato da piccolo proiettile non è stato tale da causare un movimento brusco, che l’avrebbe probabilmente fatto precipitare a terra.

L’unica caratteristica “negativa” dell’operaio vittima dello sparo è... la pelle nera.

Originario di Capo Verde, il trentaduenne ferito era ovviamente dotato di regolare permesso di soggiorno e altrettanto regolarmente assunto.

La zucca svuotata, immediatamente individuata dai carabinieri, si è detto dispiaciuto, ma aveva solo “intenzione di colpire un piccione”. Una scusa qualsiasi, palesemente falsa, ma che è stata sufficiente a fargli comminare – per ora – soltanto una denuncia per lesioni personali. Un trattamento palesemente di favore (come nel caso di Roma, che pure ha prodotto lesioni ancora più gravi), perché un “fermo” – se non proprio un arresto – sarebbe stato certamente più “proporzionato”.

Permettere di cavarsela con una semplice denuncia, cui potrebbe benissimo non seguire alcuna sanzione detentiva o pecuniaria, è di fatto una istigazione a imitare gli autori di gesti del genere.

Sette casi, si diceva, di ferimento di immigrati di pelle nera (più facili da riconoscere, par di capire) con armi non letali. Che vanno ad aggiungersi agli episodi che si sono conclusi con armi da guerra. A cominciare ovviamente da Macerata, col fascioleghista Traini che ferisce sei persone a caso, ma tutte “di colore”. Per continua con Isy Diene, freddato il 4 marzo a Firenze da un pensionato che afferma di essere uscito per suicidarsi, ma che invece prende a sparare sui “neri”.

E non si può dimenticare il sindacalista dei braccianti Soumaila Sacko, ucciso nei pressi di Rosarno.

I casi “meno gravi” sono comunque così numerosi e ravvicinati da far pensare a un’epidemia razzista.

A Caserta, l’11 giugno, due ragazzi del Mali di 22 anni, ospiti di una struttura Sprar del Comune, vengono investiti da una pioggia di piombini sparati con una pistola ad aria compressa da una Panda nera in corsa, che già per tre volte li ha avvicinati. Gli sparatori, per esser certi di far capire il senso e il responsabile morale del loro gesto, inneggiavano a Matteo Salvini.

A Napoli, il 20 giugno, il cuoco Konate Bouyagui, maliano di 22 anni, da quattro in Italia con regolare permesso di soggiorno, frequentatore di Je so pazzo, viene colpito in pieno Corso Umberto da un piombino.

A Forlì, il 2 luglio, una giovane nigeriana viene ferita a un piede.

Sempre a Forlì, il 5 luglio, un ivoriano che pedala in in bicicletta viene affiancato da un’auto da cui partono alcuni piombini che lo feriscono all’addome.

A Latina Scalo, l’11 luglio, due nigeriani vengono feriti da colpi partiti da un’auto scura. Stavano aspettando l’autobus.

A Roma, 17 luglio, un ex dipendente del Senato, spara dal suo terrazzo al settimo piano di una palazzina in zona Torre Spaccata, ferendo una bambina di 13 mesi, che ora rischia di rimanere paralizzata. E’ l’unica vittima non nera, ma altrettanto riconoscibile. E’ Rom, infatti.

Ce n’è insomma abbastanza per addebitare al ministro dell’interno la responsabilità morale di aver “convinto” un branco ormai numeroso di spostati che “sparare ai neri” è uno sport praticabile senza troppi rischi e con la evidente simpatia del governo.

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