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26/07/2018

Sgomberato il Campig River e messa nel cassetto la “legalità”

Sgomberate con la forza dal Camping River di Roma 150 persone – molte delle quali cittadini italiani – di etnia Rom. L’“eroica” azione è stata condotta dalla Polizia municipale capitolina, agli ordini del comandante Di Maggio, supportata dalla polizia di stato, messa “generosamente” a disposizione dal ministro fascioleghista Matteo Salvini.

Il fatto è grave per molti motivi. Del Camping River da sgomberare si parla da settimane, tanto che persino diversi Rom – non esattamente i primi acquirenti dei giornali – avevano deciso di andarsene di propria iniziativa, fiutando l’aria da pogrom che soffiava su di loro.

Le cronache riferiscono come sempre versioni divergenti. Alcuni residenti – autorizzati, va ricordato, non “occupanti abusivi” – parlano di comportamenti violenti da parte delle cosiddette forze dell’ordine, con uso di spray al peproncino e persino nei confronti delle donne. “L’operazione è stata pacifica”, ribatte il comandante dei vigili urbani, specificando che manganelli e spray non sono nelle loro dotazioni. Sono in quella della polizia, però, che opportunamente tace.

Sapere la verità sarà difficile, visto che la zona è stata inibita fin dalle prime ore dell’alba a cronisti e fotografi, per una volta senza distinzioni tra free lance e “accreditati”. L’unica versione filmata dello sgombero è perciò quella fornita dagli stessi sgomberanti; ma sappiamo tutti che il montaggio delle immagini è di per sé una scelta selettiva operata dal “regista”... Una prima “novità” che mette in discussione esplicitamente il diritto ad esercitare liberamente il mestiere dell’informazione e quindi quello di essere informati in modo, possibilmente, imparziale. O comunque “plurale”.

Conviene perciò soffermarsi sulle modalità dello sgombero, questa volta davvero fuori dalle norme italiane ed europee.

Lo sgombero doveva infatti avvenire già martedì, due giorni fa, ma era stato presentato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo – istituzione sovraordinata alla giustizia italiana, in base ai trattati firmati da questo paese – e si attendeva la sentenza per le prossime ore. In un paese normale, insomma, sarebbe stato scontato attendere questo passaggio, e poi procedere oppure soprassedere.

Vale così, del resto, per tute le materie in cui l’Italia ha da tempo “ceduto sovranità” alle istituzioni di Bruxelles. Nel caso della legge di stabilità, per esempio, anche questo governo si muove cercando di restare dentro i parametri fissati dai trattati e le indicazioni che – passo dopo passo – la Commissione Ue muove ai singoli provvedimenti in cantiere. Insomma, su questo fronte se ne sa già abbastanza da portare a dire che non ci sarà nessun reddito di cittadinanza (almeno per ora), nessun tagli delle tasse (almeno per ora), nessun investimento economico di qualche rilevanza (almeno per ora...), ecc.

Su tutte queste materie, infatti, comanda la Ue, ma soprattutto decidono “i mercati”, che possono far partire in poche ore una serie di operazioni speculative che lascerebbero questo ed altri governi senza fiato finanziario.

Nel caso di una sgombero di qualche Rom, invece, un governo e un’amministrazione capitolina piuttosto vili si possono permettere una “alzata di testa” contando sul fatto che le sanzioni europee – che certamente arriveranno – sono in fondo poco più di una multa per divieto di sosta.

L’iter seguito dalla sindaca Raggi, di concerto con Salvini, è dunque un delirio di prepotenza gestito con viltà. La motivazione ufficiale dello sgombero prima della sentenza è infatti ridicolo: ragioni sanitarie. Per chiunque conosca le condizioni di vita in un campo Rom è facile capire che i problemi sanitari esistono da sempre, e certamente non si sono aggravati nel corso delle ultime ore. Né sarebbero peggiorate nelle prossime 48...

Dunque, si tratta di una banale scusa per procedere allo sgombero senza aspettare la sentenza della Corte di Strasburgo.

Questo modo di fare mina alla base le aspettative di tutti i soggetti che d’ora in poi si troveranno di fronte a minacce, decisioni, provvedimenti emessi dalle “autorità”, anche in spregio delle leggi esistenti e delle regole internazionali fissate dai trattati.

In altre parole – e lo diciamo ovviamente soprattutto ai soggetti del conflitto sociale – la “legalità”, da oggi in poi, tenderà a coincidere con la volontà momentanea del coglionazzo di turno che emette una “delibera”. Senza possibilità di ricorrere per vie legali contro provvedimenti che verranno comunque “eseguiti pedissequamente” (come ha detto il comandante dei vigili di Roma) anche in presenza di ricorsi legali, sentenze della magistratura, ecc.

Sapevatelo…

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