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20/02/2019

I quattro tavoli e mezzo della “sinistra”per le elezioni europee...

Si avvicina la scadenza per la presentazione delle liste alle elezioni europee e sono in grande agitazione tutte le forze che appartengono a ciò che nel linguaggio comune viene chiamata “sinistra”, anche quando – tra significato reale e sua “rappresentazione” – sono in molti coloro che cominciano a mettere in dubbio questa categoria.

La “crisi della sinistra” in Italia è rappresentata da un paradosso: per la prima volta nella storia delle elezioni, a tre mesi dal voto, nessuna formazione che si richiami ad essa sa ancora quale sarà il simbolo e la lista di cui farà parte. Ed è persino possibile che nessuno dei gruppi parlamentari di sinistra nel parlamento partecipi come tale alle elezioni europee.

A portare a questo stato confusionale sono sia le condizioni politiche, sia le regole elettorali. Che per le europee impongono la raccolta di almeno 180.000 firme ad ogni forza che non possa usufruire di qualche simbolo che abbia già partecipato alle elezioni eleggendo dei parlamentari.

E’ una regola truffa, perché praticamente nessuna forza politica italiana oggi sarebbe in grado di raccogliere quelle firme in meno di due mesi. Quindi la presentazione delle liste, in forme che si propongono di ostentare un qualsiasi rinnovamento rispetto al passato, deve fare i conti con la dura realtà: trovare simboli che permettano di saltare le firme e partecipare al voto.

Quindi visione politica ed esigenze pratiche si intrecciano, specie per le forze più piccole, nelle scelte.

Che però ancora non sono definite: allo stato attuale i tavoli “a sinistra”, una volta si chiamavano “cantieri”, sono almeno quattro e mezzo.

Il primo tavolo è quello di Calenda, che con la sinistra non c’entra nulla ma ne occupa in parte il campo. Calenda ha proposto un appello per una lista alla Macron, cioè europeista e liberista. Questa lista dovrebbe comprendere il PD (simbolo) ma andare oltre, cioè da Monti a Bonino. Tutti i candidati a segretario del PD hanno firmato l’appello di Calenda, ma Zingaretti ha un piano B.

Il secondo tavolo è proprio quello di Zingaretti, un pochino “più a sinistra” di quello precedente. Qui si potrebbe costruire un’alleanza che, oltre al PD, raccogliesse Bonino, i Verdi, la parte ex PD di LEU e qualche componente di Sinistra Italiana. Anche le forze più piccole di questa possibile alleanza hanno un piano B.

Il terzo tavolo è proprio quello dei Verdi, che hanno un simbolo riconosciuto che evita la raccolta delle firme. I verdi sono alleati con il movimento del sindaco di Parma, Pizzarotti, e con essi potrebbero andare anche settori di LEU e Bonino se fallisse il tavolo Zingaretti. Diem25, l’organizzazione italiana di Varoufakis – che è un po’ come l’araba fenice – potrebbe anch’essa far parte della lista, dopo che ha abbandonato il quarto tavolo, quello della lista De Magistris.

Il quarto tavolo, quello della coalizione promossa dal sindaco di Napoli, è ad oggi quello più variabile. Nato su iniziativa di DemA (il partito-movimento di De Magistris), Rifondazione, Sinistra Italiana, Possibile, Diem 25 e altre formazioni minori, questo tavolo è stato sconvolto dall’irruzione in esso di Potere al Popolo, esplicitamente invitato dal sindaco di Napoli. PaP infatti ha posto dei punti programmatici fermi, che hanno sconvolto una lista che stava nascendo sotto il segno del tutto e contrario di tutto.

Di fronte alla disponibilità di De Magistris di accogliere parzialmente i punti di PaP – cosa che ha aperto una discussione interna ad esso – Diem25 ha abbandonato il tavolo, Sinistra Italiana e Possibile quasi, e Rifondazione si è schierata con loro, attaccando il “settarismo” di Potere al Popolo. Va detto però che Rifondazione è titolare del simbolo Sinistra Europea, grazie al quale anche qui si eviterebbe la raccolta delle firme. Nasce così il “mezzo tavolo” che si va ad aggiungere agli altri.

Il “mezzo tavolo” è quello che si riunisce oggi 20 febbraio e che comprende Rifondazione, Sinistra Italiana e Possibile e, nel caso di crisi della lista De Magistris o di indisponibilità del suo promotore, produrrà una propria lista, sempre con il simbolo di Sinistra Europea.

C’è da aggiungere che ci sono forze, come Sinistra Italiana e Possibile, che sono presenti o interessate a più tavoli e questo può produrre sorprese finali in un gioco di composizione delle liste che somiglia sempre più ai quattro cantoni.

In questo contesto il sofferto discutere di Potere al Popolo intorno a punti programmatici – sulla UE, NATO e Venezuela, alternatività al PD, una vera differenza di genere nelle liste – pare davvero appartenere ad un’altra dimensione. Quella della politica fondata su scelte vere e coerenti, lontana da una sinistra che si sta estinguendo in giochi politicisti, sempre più confusi ed inutili.

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