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15/02/2019

Presentazione del libro “Sovranismi” (gli audio)


Sabato scorso, di fronte a più di 50 persone, abbiamo presentato “Sovranismi”, il libro di Alessandro Somma edito de DeriveApprodi. Come ha ricordato Giacchè nel suo intervento il termine “sovranista” era per lo più sconosciuto ed inutilizzato nel dibattito pubblico fino a soli pochi mesi fa, oggi invece è uno dei lemmi più adoperati del dizionario della politica al punto che, a detta di gran parte dei commentatori internazionali, le prossime elezioni europee si giocheranno proprio intorno alla diade sovranismo/europeismo.

Il testo di Somma ha dunque il pregio di arrivare sugli scaffali delle librerie nel momento giusto ma, soprattutto, di mettere i piedi nel piatto del dibattito politico-culturale che non si è ancora aperto a sinistra intorno ad una questione, quella nazionale, che si presenta oggi in forme inedite e che invece era stata rimossa o archiviata frettolosamente tra i reperti d’antiquariato del Novecento.

L’Autore chiarisce fin dal titolo, declinato al plurale, e dal sottotitolo (Stato, popolo e conflitto sociale), che la lotta per la sovranità può assumere caratteri diversi, antagonistici, a seconda di chi riesca ad esercitare egemonia su quello che, operando una semplificazione, potremmo chiamare  come il movimento di rifiuto della globalizzazione capitalistica che caratterizza il nostro tempo. Utile, da questo punto di vista, la distinzione più volte rimarcata nel testo tra la “sovranità dello Stato” e la “sovranità nello Stato”, ovvero la sovranità popolare. La discussione di sabato, di cui di seguito riportiamo l’audio degli interventi, è ruotata inevitabilmente intorno alla reale natura dell’Unione Europea, del suo futuro e della sua (ir)riformabilità, nonché della periferizzazione dei paesi dell’Europa del sud e dei compiti che questo scenario imporrebbe ad una sinistra di classe che, invece, al momento sembra completamente avulsa dalla partita in corso.

Proprio quest’ultima è stata la contraddizione su cui nella nostra introduzione ci siamo soffermati e che dovremmo capire, anche rapidamente, come sciogliere. La giustezza dell’analisi e della critica alla UE “da sinistra” non si rivelano, di per sé, sufficienti per catturare consensi o costruire insediamento e lotte sociali. Rappresentano indubbiamente un orizzonte politico verso cui muovere, ma non esauriscono gli strumenti della politica. Capire quali siano questi strumenti e come dotarsene è l’arduo compito che ci si prospetta. Il rischio che si corre, altrimenti, è di rimanere impantanati in quello che Lenin definiva il “regime dei piccoli circoli”. In cui magari hai capito tutto su come funziona il mondo, ma non riesci a fare niente per trasformalo.

Fonte e collegamenti audio

Particolarmente interessante l'intervento di Vladimiro Giacché.

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