di Marco Santopadre
Potrebbe presto allungarsi l’elenco delle organizzazioni mediorientali considerate fuorilegge e perseguite dalla Gran Bretagna. Nei giorni scorsi il governo di Londra ha infatti annunciato la presentazione in Parlamento di un provvedimento mirante a bandire totalmente Hezbollah, l’organizzazione sciita libanese che a partire dalla sua fondazione nel 1982 ha
rappresentato prima una vera e propria spina nel fianco nei confronti
di Israele e poi, più recentemente, ha dato un grosso contributo anche
alla sconfitta delle milizie jihadiste sunnite in Siria.
La mozione depositata dal traballante governo May dovrebbe essere
esaminata e approvata dall’aula già domani e prevede l’iscrizione del
“Partito di Dio” nelle liste delle organizzazioni ritenute di natura
terroristica. Hezbollah è già nelle liste nere degli Stati Uniti e della maggior parte dei paesi membri dell’Unione Europea,
e comunque anche in Gran Bretagna l’ala militare della formazione e
alcune sue altre ramificazioni sono state bandite tra il 2001 e il 2008.
Ma siccome, afferma Downing Street, sarebbe ormai impossibile
distinguere tra l’ala militare e quella politica del movimento di
resistenza sciita – da tempo molto popolare in tutto il Medio Oriente
anche tra le popolazioni di confessione cristiana e in certi casi
sunnita – stavolta Londra calca la mano. Se il provvedimento
sarà approvato dalla maggioranza parlamentare, infatti, chiunque venga
riconosciuto come membro di Hezbollah sul suolo britannico, o ne
promuova le attività, rischia una condanna fino a dieci anni di
reclusione.
A giustificare il draconiano passo di Londra, ha spiegato il ministro dell’interno britannico Sajid Javid,
il fatto che l’organizzazione sarebbe responsabile di “continui
tentativi di destabilizzare la fragile situazione in Medio Oriente (...)
minacciando anche la sicurezza del Regno Unito”.
Al contrario sono molti a pensare che da anni Hezbollah e le proprie
agguerrite milizie stiano svolgendo una funzione di stabilizzazione
geo-politica: il “Partito di Dio” è il fulcro del governo di unità
nazionale in Libano, ha ostacolato le strategie israeliane nella regione
e ha rintuzzato le pesanti infiltrazioni jihadiste in Siria.
Ed infatti, argomentando la propria decisione, il governo britannico ha affermato che il movimento guidato da Hassan Nasrallah ha continuato a comprare armi in violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU,
mentre il suo sostegno al presidente siriano Bashar al-Assad ha
prolungato “il conflitto e la brutale e violenta repressione del popolo siriano da parte del regime”.
Anche se il provvedimento punitivo di Londra comprende, oltre a Hezbollah, anche Ansar ul Islam e Jama’at Nasr al-Islam wal Muslimin
– entrambi gruppi salafiti operanti nella regione del Sahel in Africa e
collegati a Daesh – appare evidente che la decisione sia diretta
conseguenza del pressing della Casa Bianca, manifestatosi esplicitamente attraverso la Conferenza di Varsavia tenutasi a metà febbraio,
nel corso della quale l’amministrazione Trump ha esplicitamente chiesto
ai partecipanti di rafforzare l’assedio nei confronti dell’Iran e dei
suoi alleati.
La reazione statunitense non si è fatta attendere, con il Segretario di Stato Mike Pompeo che si è congratulato con Londra:
“questo gruppo terroristico sponsorizzato dall’Iran ha le mani
macchiate di sangue americano. Continua a preparare e compiere attacchi
terroristici in Medio Oriente, in Europea e in tutto il mondo”, ha
scritto.
Ovviamente anche l’esecutivo israeliano si è complimentato col governo di Londra per l’atteso passo.
“Grazie al Regno Unito e al mio amico Sajid Javid per aver deciso di
designare tutti gli Hezbollah come gruppo terroristico”, ha commentato
su Twitter il ministro della sicurezza di Israele, Gilad Erdan, il quale
ha chiesto una misura analoga alla responsabile della politica estera
dell’Unione Europea, Federica Mogherini.
Incredibilmente, pur dichiarando che uno dei principali partiti della
scena politica libanese sia una formazione terroristica, l’esecutivo
londinese, per bocca del Segretario agli Esteri Jeremy Hunt, ha
affermato di non voler mettere a rischio le “positive relazioni
bilaterali” con il governo di Beirut, di cui Hezbollah fa parte.
Dalla capitale libanese il Ministro degli Esteri, Gebran
Bassil, ha laconicamente commentato la decisione britannica affermando
che “non avrà un impatto diretto negativo sul Libano, siamo già abituati
a una situazione simile con altri paesi”. Più dura la risposta
dei deputati di Hezbollah, secondo i quali la misura costituisce una
indebita intromissione negli affari interni e nella sovranità del paese.
Il voto favorevole dei parlamentari conservatori appare
scontato, mentre gli occhi sono puntati sul comportamento di quelli
laburisti. La direzione di Jeremy Corbyn ha assunto negli ultimi anni alcune posizioni ostili alla strategia di Israele e degli Stati Uniti in Medio Oriente, e il partito ha definito la mossa del governo britannico basata su prove insufficienti, rischiosa e controproducente,
in quanto “la totale proibizione (di Hezbollah, ndr) potrebbe minare il
dialogo e la pace in Medio Oriente”. Ma negli ultimi giorni il
provvedimento di Downing Street è stato lodato sia dall’associazione
“Labour Friends of Israel” sia dal sindaco di Londra, il laburista Sadiq
Khan, oltre che da vari deputati laburisti ostili a Corbyn.
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