Una nuova, violenta escalation, è in corso fra le potenze nucleari di India e Pakistan, nell’ambito del conflitto mai sopito che vede opposti i due pesi dal 1947 per il controllo della regione di confine contesa del Kashmir, controllata di fatto per i due terzi dall’India e per un terzo del Pakistan, che la rivendica totalmente in quanto area a maggioranza islamica; anche l’India, da parte sua, la rivendica totalmente.
Tutto è iniziato il 14 febbraio scorso, quando il gruppo islamista Jaish-e Mohammad, che ha come obiettivo dichiarato quello di unire l’intero Kashmir al Pakistan e “liberare tutti i musulmani dell’India”, ha compiuto un attentato suicida nei confronti di un convoglio di soldati indiani, provocando una quarantina di morti; si tratta del più grave attentato dall’ultima guerra indo-pakistana (1999) a oggi.
Jaish-e Mohammad è una frazione jihadista formalmente considerata terrorista da entrambi i governi; si riporta che essa abbia rapporti stretti con i Talebani Afghani.
Nonostante ciò, il Governo pakistano intrattiene con essa (così, come con i Talebani) un rapporto ambivalente, concedendole di muoversi in libertà sul proprio territorio. A fare da cornice e mandante rispetto a tale attitudine del Pakistan nei confronti delle milizie islamiste, vi è, ovviamente, la consueta politica imperialistica consistente nel fomentare divisioni etnico-religiose operata dagli storici padrini americani (ancora da considerarsi tali, nonostante alcune recenti frizioni importanti), che da sempre controllano l’esercito di Islamabad, attore preminente nella politica del paese.
Tornando ai fatti, l’azione di Jaish-e Mohammad viene in coda ad un anno nero per il Kashmir, in cui i momenti di escalation sono stati molteplici; il Governo Indiano, guidato dal nazionalista Modi del Partito del Popolo Indiano (BJP,) ha deciso di rispondere militarmente all’attentato utilizzando l’aviazione per colpire obiettivi in territorio Pakistano. Così, il 26 febbraio, fonti militari di New Delhi hanno dichiarato di aver ucciso centinaia di militanti di Jaish-e Mohammad dopo aver distrutto un campo di addestramento in territorio nemico.
Di lì è partita un’escalation di provocazioni e sconfinamenti reciproci, la quale fino ad ora ha portato all’abbattimento di un numero imprecisato di aerei militari da una parte e dall’altra, con i Pakistani che sarebbero riusciti a far prigioniero un pilota indiano.
Al momento, le diplomazie straniere tacciono. Non solo gli USA, ma anche le altre potenze come la Cina, che ultimamente ha stretto i rapporti in maniera particolare con il Pakistan nell’ambito del progetto della cosiddetta “nuova via della seta”, mettendo quasi in discussione il tradizionale rapporto di vassallaggio con gli USA.
Staremo a vedere. Al momento, stando alle dichiarazioni provenienti da entrambe le parti, non paiono in vista escalation su vasta scala; tuttavia, si ricordi, si tratta sempre di due potenze nucleari.
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