Grande è il disordine nelle teste, la situazione non è affatto eccellente. Eppure basterebbe poco per migliorarla. Per esempio, guardare in faccia le cose e chiamarle col loro vero nome…
Stamattina c’è una manifestazione di CgilCislUil. E’ da molto che non ne fanno, suona come una mobilitazione – non uno sciopero, però, disturberebbe le imprese… – contro il governo gialloverde e dunque ha sollevato qualche curiosità. O attesa. In fondo la Cgil ha un nuovo segretario, con un passato discretamente battagliero, poi a lungo silenzioso ed ora riapparso con una grado superiore. Comprensibile che si nutrano più speranze, meno intelligente è non vedere di che si sta parlando.
La piattaforma della mobilitazione odierna critica esplicitamente alcune delle misure del governo, e non a caso quelle più strombazzate: quota 100 e reddito di cittadinanza. Due iniziative su cui questo giornale ha sfornato qualche centinaio di articoli demolitori, più che “critici”.
Le abbiamo in generale considerate delle vere e proprie prese in giro, sia per i pensionati che per i giovani disoccupati, in quanto promettevano molto e concedono pochissimo, in modo distorto, ricattatorio, elemosinante. Ecc.
Ma non è questa la critica che viene mossa da CgilCislUil. Si chiedono investimenti pubblici, si criticano i tagli alla sanità, si parla di politiche per lo sviluppo, si valorizza il Rei (reddito di inclusione, ossia gli spiccioli varati dal governo Gentiloni...), si elencano decine di misure che andrebbero prese e di cui si parla da decenni senza che mai se ne sia fatto nulla. Qualsiasi fosse il governo in carica.
E’ singolare leggere la richiesta di “il superamento delle politiche di austerity” senza che mai si accenni ai soggetti che le hanno elaborate ed imposte (Unione Europea, Confindustria, governi Monti-Letta-Renzi-Gentiloni, come e peggio di quelli con Berlusconi).
Ed è stupefacente sentir dire “mere politiche di assistenza” per qualificare un decreto – come quello sul reddito di cittadinanza – che è strutturato invece come un obbligo al lavoro sottopagato, con emigrazione interna inclusa e sanzioni penali in caso di “certificazioni non veritiere”.
Come sempre, quando la matassa delle righe scritte diventa eccessiva, è utile vedere chi supporta questa manifestazione. Gli interessi sociali o aziendali nascosti dietro le formule vaghe vengono fuori con molta più chiarezza quando si vedono alcune facce.
La presenza di una delegazione di Confindustria a una manifestazione teoricamente sindacale è in effetti un elemento di eccezionale chiarezza, così come l’appoggio entusiastico di tutte le anime del Pd. Renzi compreso.
Il programma vago della “piattaforma” si delinea allora con molta con più precisione: si tratta di una manifestazione che mette assieme il Sì al Tav e al Tap, alle grandi opere (tutte, trivelle in Adriatico comprese), i finanziamenti a sanità e pensioni private (i fondi co-gestiti dagli “enti bilaterali” tra Confindustrai e sindacati), la richiesta di investimenti senza una critica all’austerità UE (che fin qui li ha vietati), la riduzione delle tasse per il lavoro ma senza redistribuzione della ricchezza (il che significa meno contributi previdenziali e oneri per le imprese, ma nessun aumento salariale). Addirittura la “critica” al cosiddetto “decreto Dignità” si concretizza nella richiesta di liberalizzare di più i contratti a termine. L’esatto opposto di quel che per un sindacato sarebbe logico chiedere.
Dalla piattaforma CgilCislUil, non a caso, è assente qualsiasi critica alle imprese o a Confindustria, e persino al “decreto Salvini” con relative “chiusure dei porti” e del sistema Sprar.
Sottolineiamo, da parte nostra, che la Confindustria in questi giorni sta precisando il quadro strategico di “riforme” che chiede sia all’Unione Europea che, di conseguenza, allo Stato italiano. Ed è un quadro di chiusura protezionistica e di competizione tra aree continentali che richiede, sul fronte sindacale, un netto approccio neocorporativo. Il sostegno mediatico , anche a questa manifestazione, ne parlerà invece come di una ritrovata “opposizione al governo”.
Il che sarebbe anche un’ottima cosa, se ci si chiedesse anche “per fare cosa?”. Per il Sì Tav e le trivelle in Adriatico? Per questo c’è anche la Lega, senza problemi, e – lavorandoci appena un po’ – anche i Cinque Stelle…
In cosa consisterebbe, allora, la novità?
La prima, ma non fondamentale, sta nel piccolo salto di qualità del ruolo di CgilCislUil: da “complici” (come qualificati da Tremonti e Sacconi, una decina di anni fa) a “dipendenti” diretti delle imprese e dei loro interessi, incaricati di “gestire il personale”.
La seconda, pericolosa, sta nel confondere l’”opposizione” a un governo inqualificabile con l’affermazione di interessi altrettanto inqualificabili. E soprattutto antipopolari. Con Confindustria che mette il programma e CgilCislUil che “portano le masse”.
Sappiamo bene che anche “a sinistra” qualcuno cederà alle sirene del “partecipiamo criticamente”. Ma quando si mettono in moto certi processi – Confindustria, Pd, “europeisti” e, sotto sotto, anche i leghisti – lo spazio per chi “partecipa criticamente” è esattamente quello previsto dagli organizzatori: un angoletto, in fondo “a sinistra”, per un selfie che non si nega a nessuno.
L’opposizione vera e l’alternativa le stiamo costruendo, con fatica e pazienza, ma non passano davvero dalla piazza di Confindustria...
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