(Divertissement filosofico in cadenze surreali)
Rousseau, ovvero di come l’ermeneutica patafisica dei dott. Faustroll pentastellati abbia gettato alle ortiche – o, più plebeicamente, nel volgare cesso – il Discorso sull’Ineguaglianza, il Contratto Sociale e perfino il Giusnaturalismo, nell’interpretazione del povero Jean-Jacques.
Teorizzando infatti – sulla traccia della palese ideologia postmodernista, in cadenze reazionarie e declinata in forme liberal-individualistiche sottese da questo governo – una sorta di proporzione matematica, con invertita logica del senso, il Contratto di Governo sta al Contratto Sociale come Hobbes sta a Rousseau e come il Leviatano sta alla Democrazia Popolare o alla Repubblica dei Soviet.
Dunque, seguendo questo dialettico paradosso, per la proprietà transitiva matematica con implicito sillogismo aristotelico, l’esecutivo pentaleghista è il Leviatano, con in mano la Spada e il Blog/Pastorale. Mentre il Contratto di Governo altro non è che la formula giuridica attraverso cui istituzionalizzare la disuguaglianza tra possidenti e indigenti, tra caste superiori e inferiori, con annessa l’incongrua applicazione – incongrua dal punto di vista del giusnaturalismo di Rousseau – dell’hobbesiana formula “bellum omnium contra omnes, homo homini lupus”, in versione razzista.
Come intendere, d’altra parte, la logica della Ragion di Stato e del Bene Collettivo, applicata ad una nave di clandestini, se non nel senso di un presunto e generalizzato sentimento xenofobo?
Dunque, stando così le cose, gridiamo, senza timori e con umanissimo orgoglio, finanche meridionalista, Viva Lo Stato di Natura. Viva il Buon Selvaggio. No alle galere. No alle manette. Liberi Tutti. D’altronde, noi comunisti trinariciuti e rivoluzionari, lo abbiamo sempre predicato!
Liberi e Selvaggi. Anche Salvini, Selvaggio Leviatano. Libero quindi di essere sbranato dalla selvaggia orda rossa delle donne e degli uomini uguali.
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