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11/10/2020

Piazze di Roma, tra follie e “stranezze”

Le piazze di alcune manifestazioni tenutesi ieri a Roma, meritano qualche osservazione, quantomeno per diradare la nebbia e la confusione con cui le hanno coperte l’informazione mainstream e un dibattito politico fortemente allineato al totem del “pilota automatico” europeo.

Nella Capitale, sabato pomeriggio, c’erano tre piazze diverse. A Bocca della verità c’era il (piccolo) serraglio reazionario e neofascista; a San Giovanni c’era l’armata brancaleone sorta intorno all’ex leghista ed ex parlamentare M5S Gianluigi Paragone; a piazza SS Apostoli il Partito Comunista di Marco Rizzo.

I media mainstream, senza eccezioni, hanno liquidato il tutto come le piazze dei No Mask o dei negazionisti, con una operazione piuttosto vergognosa ma indubbiamente facilitata, e in qualche caso forse auspicata, dagli stessi organizzatori delle manifestazioni.

Non merita soffermarsi sulla gente, pochissima, riunitasi a piazza Bocca della Verità contro la “dittatura sanitaria”. Ha ragione da vendere Il Poiana, che li sfotte come quelli che vorrebbero “il duce contro la dittatura”.

A Piazza SS Apostoli c’erano invece i militanti del Partito Comunista di Marco Rizzo, che ormai persegue in loop la pratica della sopravvivenza solitaria e identitaria, rendendo un po’ macchiettistica l’immagine dei comunisti in Italia. In questa piazza i temi erano però più definiti: uscita dall’euro, contro l’Unione Europea e la Nato.

Infine c’era Piazza San Giovanni dove in nome di una indefinita “liberazione” sono confluiti come in una foce nello stagno gli emissari provenienti da nullità diverse: dai seguaci di Vox e di Fusaro a quelli di Sollevazione, dal Fronte Sovranista a gente passata per CasaPound.

Il costituzionalista Paolo Maddalena, inizialmente tirato in ballo, essendo persona seria, da giorni aveva fatto sapere ufficialmente di non essere della partita, come invece annunciato dai manifesti della convocazione.

Tutti riuniti sotto l’ombrello creato da un personaggio come Gianluigi Paragone – passato disinvoltamente dalla direzione di Radio Padania a quella di Libero (come vice), dalla conduzione di talk show “caciaroni” ai Cinque Stelle, e poi ancora altrove – anche questa piazza evocava apparentemente politiche di rottura con l’Unione Europea e l’euro ed invoca l’Italexit, mescolate con sussulti No Mask e No Vax.

Dunque, in almeno due delle tre piazze di sabato, gli obiettivi appaiono assai diversi da quelli dei fulminati mentali che contestano le mascherine e la “dittatura sanitaria frutto di un complotto”.

Fatta questa distinzione, a nostro avviso necessaria, si tratta di chiarire le conseguenze di tale iniziativa.

Abbiamo infatti la netta sensazione che i soggetti che stanno sventolando l’ipotesi dell’Italexit – una ipotesi che, come noto, abbiamo elaborato molto seriamente in questi anni – stiano agendo consapevolmente per depotenziarla e renderla ridicola nell’agenda politica.

Negli ultimi quattro anni, sulla proposta di un referendum contro i Trattati europei, si era lavorato molto concretamente e seriamente. Su questo è nata la piattaforma Eurostop. Ma da questo obiettivo – e la battaglia politica generale di alternativa che ne sarebbe derivata – i soggetti che abbiamo visto agitarsi sabato si sono tenuti giustamente ben alla larga, dentro e fuori il Parlamento. Qualche ragione ci deve essere...

Non solo. I soggetti che abbiamo visto in piazza San Giovanni strepitano più forte possibile – con una copertura mediatica assolutamente sproporzionata rispetto a numeri e “radicamento sociale” – proprio perché ipotesi più congrue e serie non possano affermarsi nel dibattito politico e nelle prospettive di questo paese.

Non è del resto la prima volta che una proposta seria viene ripresa e “agitata” da un consorzio di personaggi improbabili, impresentabili, oltre i confini del ridicolo.

È un vecchio modo di governare, in fondo. Se non vuoi che un’idea prenda piede, metti in piedi una compagnia di comici che la renda una barzelletta...

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