Lo sciopero generale dell’11 ottobre, promosso da tutto il sindacalismo conflittuale, alternativo, di base e praticato da un milione di lavoratrici e lavoratori di tutto il paese e di tutte le categorie, aveva individuato con precisione i temi all'ordine del giorno: lotta ai licenziamenti, per il salario e il reddito, per la cancellazione della Legge Fornero, contro il carovita e i diktat dell’Unione Europea, per i contratti e contro la precarietà, per l’occupazione, per scuola, sanità, previdenza pubblica, per un fisco equo che aggredisca le rendite e le disuguaglianze.
Un programma di lotta ancor più convalidato dalla Legge di Bilancio presentata da Draghi che affronta, ma peggiorandoli, tutti i temi al centro del nostro sciopero generale, il quale pertanto si conferma come un atto importante e consapevole dell’esigenza di dare risposte alle politiche economiche e sociali di Draghi e dell’Unione Europea.
In parallelo, assistiamo al consueto, indecente balletto di Cgil Cisl Uil: si arrampicano sugli specchi per dire che la Legge di Bilancio non va bene, ma senza mettere in campo un solo momento di conflitto per modificarla. Contemporaneamente ascoltiamo un coro di richieste, proprio a loro, di sciopero generale da parte di chi è dentro i sindacati complici e sa perfettamente che tali richieste rimarranno inevase perché assolutamente estranee alla natura subordinata di queste organizzazioni.
La prima cosa che viene da chiedersi è perché questi soggetti non abbiano assunto lo sciopero generale dell’11 ottobre come uno sciopero di tutti e perché si affidino ancora a Cgil Cisl Uil, ben conoscendole ma continuando a mettere la testa sotto la sabbia invece che mettersi in gioco.
Il problema non sono i sindacati complici, di loro si può fare a meno e organizzarsi con il sindacato di classe e conflittuale. Il problema è evidentemente Draghi, con la politica sociale ed economica che rappresenta e che sta facendo passare senza alcuna vera opposizione sul piano politico, con il complice silenzio dei leader sindacali compiacenti. Ce ne danno chiara dimostrazione non solo la Legge di Bilancio, ma anche le decisioni in ordine alla distribuzione delle risorse, molto ampie, derivanti dal PNRR.
Draghi oggi non ha competitori e c’è addirittura chi si sbilancia nell’ipotizzare un suo doppio ruolo alla guida del governo e alla presidenza della Repubblica. Non c’è nessuno che metta in dubbio l’obbedienza cieca alle scelte dell’Unione Europea, al contrario si spinge sull’acceleratore dando per scontato che l’uscita di scena di Merkel apra a Draghi e all’Italia scenari da potenza di prima grandezza sul piano continentale.
Insomma, siamo di fronte a un quadro che sposta in avanti, di molto, la situazione e che va combattuto con forza e determinazione. La competizione internazionale in corso, a cui partecipa l’Unione Europea, necessita che tutti i paesi aderenti si uniformino e si adeguino, Mattarella non perde occasione per invocare l’esercito europeo e una politica economica comune, e a questo devono piegarsi tutti e tutti collaborare.
Non ci sarà nessuno sciopero generale, non ci sarà nulla che possa anche solo lontanamente mettere in discussione le decisioni di Draghi. Non lo faranno Cgil Cisl Uil e tanto meno un Parlamento completamente svuotato di funzione e di ruolo. Oggi chi si illude non può dirsi in buona fede, tante e tali sono le conferme della scelta di affidarsi completamente a Draghi, Von der Leyen e ai loro sodali.
Dobbiamo essere invece capaci di smontare l’aura che circonda Draghi, di renderne evidenti i progetti e le mire che nulla hanno a che vedere con gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, della gente comune.
Cacciare Draghi deve essere il punto principale dell’agenda politica delle prossime settimane e dei mesi a venire. Cacciare Draghi per riaffermare la centralità del lavoro, per cambiare rotta.
Unione Sindacale di Base
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