Israele non mostrerà più le immagini dei palestinesi rastrellati a Gaza
Tzachi Hanegbi, il capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale, afferma che non ci saranno ulteriori foto in circolazione di abitanti di Gaza che si arrendono alle truppe dell’IDF denudati e in mutande. Tali immagini sono circolate online negli ultimi giorni, suscitando indignazione per le procedure di arresto da parte delle truppe israeliane.
“Non serve a nulla”, dice Hanegbi di queste immagini in un’intervista alla radio Kan. “Penso che non vedrete mai più immagini come questa in futuro”.
Il Times of Israel scrive che alcune delle foto e dei video mostrano prove di essere stati prese da posizioni dell’esercito, e alcuni hanno ipotizzato che siano stati intenzionalmente fatti trapelare come parte di una campagna per spezzare il morale dei combattenti di Hamas.
Gaza - Abu Obeida ricompare in video. “Nessuna tregua agli occupanti”
Il portavoce delle Brigate Al Qassam, Abu Obeida, è ricomparso in video dopo alcuni giorni in cui sembrava scomparso.
Nel suo videomessaggio, piuttosto lungo, ha rivendicato gli episodi di resistenza e attacco dei combattenti palestinesi contro le truppe israeliane sia al nord che al sud di Gaza. “Abbiamo condotto diverse operazioni di qualità contro le forze d’invasione, che variano dall’organizzazione di imboscate, affrontandole con mitragliatrici, esplosivi individuali, aperture di tunnel con trappole esplosive e intrappolandole in trappole preimpostate, oltre alle operazioni dei cecchini (...)“Il ripetuto vantarsi del nemico di voler eliminare la Resistenza a Gaza è un obiettivo per il consumo interno da parte del pubblico di estrema destra”.
Ma ha parlato anche degli aspetti legati alle prospettive della prossima fase. “La tregua temporanea ha dimostrato la nostra veridicità e le menzogne del nemico, e ha dimostrato che nessuno dei prigionieri del nemico sarà rilasciato se non attraverso un processo di scambio” ha affermato Abu Obeida.
“Abbiamo dimostrato sia al nemico che all’amico il buon trattamento ricevuto dai prigionieri con noi, in contrasto con il trattamento sadico affrontato dai nostri prigionieri nelle prigioni dell’occupazione. Né Netanyahu, né il suo governo, né i sionisti alla Casa Bianca possono liberare un solo soldato nelle mani delle Brigate Al-Qassam, come dimostrato dalla fallita operazione di liberazione di un prigioniero sionista”.
L’ONU questa volta non si piega al veto statunitense
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite si riunirà martedì inuna sessione speciale di emergenza per discutere il veto presentato dagli Stati Uniti alla risoluzione presentata all’ultima riunione del Consiglio di Sicurezza venerdì scorso, che chiedeva di fermare immediatamente il fuoco a Gaza. Il veto degli Stati Uniti, pur non essendo il primo utilizzato – quasi sempre per sostenere Israele – ha sollevato in questa occasione numerose critiche da parte del mondo musulmano, ma anche di Russia, Cina e Paesi africani e asiatici.
A seguito di una riforma delle procedure nel 2022, il presidente dell’Assemblea Generale dell’Onu può convocare una sessione straordinaria ogni volta che uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza – Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito – si avvale del proprio diritto di veto per impedire una delibera che altrimenti avrebbe ottenuto la maggioranza necessaria per essere approvata. Ben 13 dei 15 paesi presenti nel Consiglio di Sicurezza venerdì avevano votato a favore della risoluzione bloccata dal veto degli USA.
Lunga telefonata tra Netanyahu e Putin. Israele critica Mosca per le sue posizioni su Gaza
Netanyahu, alle 12.51 di ieri, ha lasciato prima del termine una riunione di gabinetto per parlare al telefono, per 50 minuti, con il presidente russo Vladimir Putin. La telefonata – la seconda tra i due leader dal 7 ottobre – arriva in un momento di forte tensione tra Israele e la Russia per la sua ferma posizione anti-israeliana assunta da Mosca e dopo che venerdì l’ambasciatore di Mosca ha votato a favore della risoluzione per il cessate il fuoco presentata nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu ed ha espresso commenti duri contro Israele in sede di Nazioni Unite. Netanyahu ha criticato la Russia in particolare per la sua cooperazione con l’Iran definendola “pericolosa”.
L’agenzia russa ha commentato laconicamente che: “Il primo ministro ha espresso delusione per la posizione dei rappresentanti russi alle Nazioni Unite e in altre sedi internazionali su Israele”, ha detto Netanyahu, che ha criticato la pericolosa cooperazione della Russia con l’Iran”.
Putin era reduce da un viaggio in Medio Oriente e da incontri con i leader del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti. Il primo perno decisivo delle trattative sullo scambio di prigionieri tra Israele e Hamas, il secondo promotore della risoluzione per il cessate il fuoco presentata alle Nazioni Unite.
Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha ribadito ieri che non è accettabile che Israele usi l’attacco di Hamas del 7 ottobre come giustificazione per la punizione collettiva del popolo palestinese e ha chiesto un monitoraggio internazionale sul terreno a Gaza.
Quattro paesi europei tornano a chiedere il cessate il fuoco. Ma l’Italia non c’è
I governi di Spagna, Irlanda, Belgio e Malta vogliono che i leader dell’UE discutano della situazione a Gaza la prossima settimana e chiedano congiuntamente un cessate il fuoco umanitario duraturo che ponga fine alla guerra. La richiesta dei quattro paesi è stata anticipata in una lettera al presidente del Consiglio Europeo. I leader dei 27 paesi dell’UE si incontreranno il 14 e 15 dicembre a Bruxelles per discutere del sostegno all’Ucraina, della revisione del bilancio a lungo termine dell’UE. Ma anche la situazione in Medio Oriente è all’ordine del giorno. L’Italia non compare tra i firmatari della richiesta di cessate il fuoco a Gaza.
Al contrario, i ministri degli Esteri di Italia, Francia e Germania – Antonio Tajani, Catherine Colonna e Annalena Baerbock – hanno firmato una lettera congiunta indirizzata all’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE Josep Borrell per sostenere la sua proposta di creare un regime sanzionatorio contro i dirigenti di Hamas e in solidarietà a Israele.
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