Come facilmente intuibile dall'immagine qui sopra, in questo terzo angolo del disperso andrò a parlare dei
Testament.
Sono convinto che alla maggioranza degli ipotetici lettori, il soggetto sembrà del tutto fuori luogo perché incentrato su un gruppo acclamato e atteso in modo unanime da ormai 10 anni.
A guardare il primo decennio di carriera non ci sarebbe, in effetti, nulla da eccepire sull'operato della band di Billy e Peterson.
Tra l'87 e l'89, la formazione di Oakland da in pasto al pubblico tre album d'indiscutibile valore penalizzati esclusivamente da suoni mai all'altezza della qualità delle composizioni.
Nei primissimi anni '90 anche i Testament vengono travolti dal repentino cambio di rotta imposta dal mercato che si concretizza prima in
Souls Of Black in cui s'evidenzia un grande mestiere, ma anche un certo calo d'ispirazione nei confronti dei tre precedenti album e poi nel controverso
The Ritual, che tenta forzosamente di segnare il passo imposto dal
Black Album dei Metallica senza tuttavia riuscirsi, soprattutto quanto a riscontro commerciale. Con il 1992 i Testament chiudono un'epoca, The Ritual è infatti l'ultimo album firmato dalla formazione originale del gruppo che nel giro di poco tempo sì sfalda perdendo Skolnick e Clemente.
Data praticamente per morta, la formazione si ripresenta inaspettatamente nel 1994 con un disco di caratura immane,
Low, che è forse il più valido esempio di quella che poteva diventare il thrash riletto in chiave moderna, se l'abuso del sound dei Pantera non l'avesse fatta da padrone per tutta la prima metà degli anni '90.
Low segna, dunque, un punto di svolta per i Testament, che sì scrollano di dosso l'obbligo di darsi forzosamente alla melodia nel vano tentativo di rincorrere il conto in banca mostruosamente crescente dei four horsemen, imboccando una strada che nel corso della seconda metà dei '90, li porterà a lambire clamorosamente il death metal. La cosa è ben chiara ascoltando
Demonic, misteriosamente snobbato dalla totalità del mercato nonostante un valore aggiunto e una freschezza apprezzabili ancora oggi.
A dispetto dell'ennesimo mancato riscontro dei grandi numeri, i Testament provano a puntare nuovamente al podio nel 1999 con
The Gathering che questa volta centra l'obiettivo, merito anche della spinta promozionale prodotta dal reclutamento in formazione di Lombardo alla batteria e DiGiorgio al basso.
Il positivo riscontro di critica e mercato nei confronti di Gathering, però, non valse la pace dei sensi al gruppo, che a cavallo tra vecchio e nuovo millennio, fu falcidiato da notevole sfiga iniziata con la diagnosi di cancro al cervello per James Murphy, che tanto merito ebbe nella resurrezione dei Testament negli anni '90, e proseguita con un altro cancro, questa volta ai danni di Billy.
Per fortuna entrambi riuscirono a guarire dalla rispettiva malattia (grazie anche a numerose raccolte di fondi, altrimenti il sistema americano li avrebbe condannati a morte certa - vedi Schuldinier) ovviamente a discapito della produttività del combo che subì un'inevitabile battuta d'arresto e gli ennesimi cambi di formazione, tra cui spicca la dipartita di Murphy, che si affrancò definitivamente dal gruppo e più in generale dalla partecipazione attiva all'interno della scena metal.
Con lo scorrere degli anni e il dipanarsi di tutte le difficoltà, però, si facevano sempre più insistenti le indiscrezioni e l'attesa nei confronti del successore di Gathering che a conti fatti divenne il "Chinese Democracy" del metal. Infatti, fu necessario attendere il 2008 per ascoltare del nuovo materiale inedito dai Testament che sfruttarono l'occasione del revival con annesso ritorno di Skolnick per pubblicare, a mezzo Nuclear Blast,
The Formation of Damnation un disco che s'è rivelato notevolmente sotto tono rispetto a quanto era lecito attendersi a seguito di tanto battage pubblicitario, lo dimostra il fatto che dopo un esordio col botto, pubblico e mercato lo hanno dimenticato velocemente, al punto che nei negozi di dischi lo si trova comodamente a 10€.
A due anni di distanza da quella pubblicazione, non s'intravede ancora nulla di nuovo all'orizzonte. Personalmente, mi auguro che i numerosi concerti cui i redivivi Testament sì sono dedicati, abbiano contribuito a ri-amalgamare il nucleo storico della band nella prospettiva di un nuovo disco, che sappia dare autentico spolvero al nome di un gruppo che non hai mai ceduto il passo a nessuna difficoltà, riuscendo a imporsi qualitativamente anche nei periodi più neri.