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20/01/2012

A Cortina la faranno franca per altri 22 anni

Che i controlli dell’Agenzie delle Entrate eseguiti a Cortina durante le vacanze di Natale avessero un retrogusto di spettacolarizzazione è apparso evidente subito. Il che non necessariamente deve essere considerato come un fattore negativo: dare risalto mediatico a operazioni di questo genere, infatti, può anche avere valore didattico e deterrente per il potenziale evasore.

 Ciononostante, tutte queste nobili finalità sembrano cozzare con molte altre incomprensibili storture della nostra società e della nostra giurisdizione. In attesa che l’Agenzia delle Entrate pubblichi i risultati delle indagini natalizie a Cortina, azzardo una previsione, prendendomi la responsabilità dell’errore nel caso in cui i fatti dovessero smentirmi. A mio avviso, tutta l’operazione si risolverà in un nulla di fatto: saranno pochi, pochissimi, gli artigiani e gli esercenti che risulteranno colpevoli di evasione. E anche i tanto famigerati possessori di auto di lusso con 7 e 30 da straccioni, finiranno, in massima parte, col farla franca. E allora il fine educativo di Attilio Befera & Co. potrebbe rivelarsi pericolosamente controproducente: vedendo che nessuno viene beccato, il potenziale evasore non avrà esitazioni a perpetrare le sue gesta.

 Questo perché l’Italia, descritta da anni come la patria del giustizialismo e delle manette facili, è in realtà uno dei paesi più indulgenti contro alcuni reati, primo fra tutti l’evasione fiscale. In base all'articolo 708 del codice penale, ad esempio, è prevista la confisca dei beni per le persone che vengono trovate in possesso di ricchezze non confacenti al loro stato patrimoniale solo qualora questi ultimi siano pregiudicati per reati contro il patrimonio. Questo significa che se i poveracci scoperti a Cortina col SUV non sono macchiati in precedenza di furto, estorsione, rapina, riciclaggi e via discorrendo conserveranno felicemente i loro bolidi,i loro rolex e le loro pellicce. Ma non basterebbe estendere la confisca anche ai non pregiudicati, per rendere la lotta all’evasione molto più efficace? I controlli, per la Finanza, sarebbero decisamente più rapidi ed elementari: “Scusi, buon uomo, lei dichiara il reddito di un pezzente, eppure la Ferrari parcheggiata qui fuori è intestata a lei. È in grado di fornirmi una motivazione accettabile per spiegarmi come ha fatto a pagarsela? No? Bene, allora mi dia le chiavi dell’auto. E, già che ci siamo, mi favorisca anche quel collier che indossa la sua signora, che da solo equivale allo stipendio annuale che lei denuncia.”. Bastano due righe di Codice Penale.

 Poi c’è la questione dei controlli. Monti ha promesso solidarietà e appoggio a chi indaga sugli evasori, ma forse sarebbe opportuno qualche finanziamento in più, per consentire indagini frequenti e fruttifere non soltanto a Natale e a Pasqua, e non soltanto nei luoghi di culto del turismo e del lusso. Non serve andare a Cortina o a Porto Rotondo per scoprire l’oculista la cui segretaria annuncia con zelo al paziente: “150 con fattura, 100 senza!”. O il barista che ha la cassa puntualmente ed irrimediabilmente fuori uso. Per non parlare delle grandi aziende e dei grandi istituti: non dimentichiamoci che in Italia sono i comici a rivelare per primi gli inganni mostruosi di magnati e banchieri.

 Quando Roberto Speciale era ancora a capo della Guardi di Finanza, all’indomani del caso Parmalat, disse che le Fiamme Gialle erano in grado di controllare, in una regione come la Lombardia, mediamente lo stesso soggetto di rilevanti dimensioni ogni 22 anni. Considerando che un’azienda italiana vive in media 15 anni, il dato la dice lunga! E i controlli a campione che esegue il Fisco non sono certo più serrati: circa il 10% dei 5 milioni di partite I.V.A. italiane subiscono un controllo ogni anno. Il che significa che l’italico evasore ha la quasi completa certezza di passarla liscia.

 Ripensando al clamore di giornali e telegiornali, all’indignazione o al giubilo dei nostri politicanti che o blateravano di “Stato di polizia” o si scorticavano le mani annunciando l’annuncio di una nuova era di legalità, si rimane piuttosto basiti. E a fronte di queste carenze organizzative e legali di cui il nostro Stato è afflitto, operazioni come quelle di Cortina potrebbero davvero apparire come fumo negli occhi.

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