Mai così tanti i militari italiani in missione di guerra in
Afghanistan. Quattromiladuecentodieci e solo a metà anno i primi uomini
faranno rientro a casa. Per completare il ritiro del contingente
nazionale, secondo il ministro della Difesa Di Paola, bisognerà
attendere invece la fine del 2014. Un conflitto in nome degli interessi
geostrategici delle transnazionali dell’energia, per cui è stato
versato un alto tributo in vite umane: per il sito della Camera dei
Deputati sono già 42 i militari caduti in territorio afgano “di cui 28
in seguito ad attentati o conflitti armati”. Top secret il numero di
feriti e traumatizzati, ma sarebbero centinaia. Dal primo gennaio 2002
al dicembre del 2011, dispiegamenti di reparti, caccia, elicotteri e
tank, blitz e bombardamenti aerei, esercitazioni a fuoco hanno
comportato una spesa per i contribuenti italiani di circa 3 miliardi e
800 milioni di euro. E le operazioni tricolori in Afghanistan
assorbiranno più della metà delle spese previste per pagare le missioni
all’estero nel 2012 (complessivamente 1,4 miliardi di euro).
“A
Kabul il nostro contingente opera nell’ambito del Quartier Generale di
ISAF, della NATO Training Mission - Afghanistan e di Italfor Kabul con
circa 210 uomini mentre ad Herat siamo presenti con circa 4.000 uomini,
principalmente appartenenti alla Brigata paracadutisti Folgore”,
spiegano i portavoce dello Stato maggiore della difesa. “Per le
esigenze connesse con le missioni in Afghanistan ed in Iraq, inoltre,
ci sono 125 persone tra Al Bateen, Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti), dove
sono dislocati alcuni velivoli che assicurano il sostegno logistico, a
Tampa (Stati Uniti d’America) presso il Comando USA dell’intera
operazione e in Bahrein quale personale di collegamento con le forze
USA”. Nel teatro di guerra afgano, il contingente dispone dei più
moderni sistemi d’attacco, batterie missilistiche, bombardieri,
elicotteri, aerei da trasporto, velivoli per missioni di sorveglianza e
ricognizione. La componente aerea è stata rafforzata a partire del 2007
con l’arrivo dei caccia AMX, dei velivoli senza pilota “Predator” e
degli elicotteri d’attacco A129 “Mangusta”. Oltre una trentina sono i
velivoli schierati ad Herat, il terzo contribuito aeronautico alleato in
Afghanistan dopo USA e Gran Bretagna.
“ISAF – spiega il Ministero
della difesa - ha il compito di condurre operazioni militari secondo il
mandato ricevuto, in cooperazione e coordinazione con le forze di
sicurezza afgane ed in coordinamento con le forze della Coalizione, al
fine di assistere il Governo afgano nel mantenimento della sicurezza,
favorire lo sviluppo delle strutture, estendere il controllo su tutto
il Paese ed assistere gli sforzi umanitari e di ricostruzione”. In
vista del progressivo sganciamento dall’Afghanistan, gli alleati stanno
operando per “incrementare le capacità, l’autonomia e le competenze”
delle ricostituite forze armate locali. L’Italia ha assunto un ruolo
centrale nelle attività di formazione e addestramento dell’esercito
(ANA) e della polizia (ANP) afgani, un impegno oneroso dal punto di
vista organizzativo e finanziario e che presuppone pure il loro
accompagnamento materiale in vere e proprie azioni di combattimento.
L’esercito italiano impiega sul campo i cosiddetti OMLT (Operational
Mentoring Liason Teams), team composti da 20-30 consiglieri ed
addestratori “a livello di Corpo d’Armata, di Brigata e di Kandak
(battaglione)”. I cicli addestrativi hanno una durata di almeno sei
mesi e spaziano dalle procedure tecnico-tattiche di fanteria, all’uso
di armi leggere e pesanti, ecc. Nel 2008, si è pure tenuto un lungo
addestramento sulle tecniche di “ambientamento e movimento in
montagna”, destinato all’Afghan National Army, articolatosi in lezioni
teoriche a Camp Invicta, sede del contingente italiano a Kabul e in
attività pratiche in Italia, presso il 6° reggimento Alpini di Brunico
(Bolzano).
La formazione di piloti e tecnici dell’Afghan Air Force
viene effettuata invece nella base aerea di Shindand da personale
dell’Aeronautica militare. Per i training, avviati il 2 novembre 2010,
sono a disposizione due gruppi di consiglieri-addestratori accanto ai
militari afgani destinati alla guida degli elicotteri Mi.17 di
fabbricazione russa. Gli italiani hanno pure istituito corsi di
specializzazione nel campo delle comunicazioni radio e radar, della
gestione delle reti e depositi POL (petrolio, olio e lubrificanti),
della manutenzione e del rifornimento dei velivoli, del supporto
medico, ecc.. I voli addestrativi vengono svolti in cooperazione con
l’Aeronautica militare ungherese che utilizza da diversi anni la stessa
tipologia di elicotteri e con l’838th Air Expeditionary Advisory Group
(AEAG) delle forze aeree degli Stati Uniti.
Ad Alenia North
America, società controllata da Alenia Aeronautica (gruppo
Finmeccanica), è stata affidata la formazione dei piloti e del
personale addetto alla manutenzione dei velivoli da trasporto tattico
C-27/G.222, la cui consegna all’aeronautica afgana è in fase di
completamento da parte di US Air Force. Il contratto, del valore di
oltre 4 milioni di dollari, prevede un anno di lezioni teoriche, la
formazione pratica e l’addestramento in volo nello stabilimento Alenia
di Napoli-Capodichino dei piloti afgani e degli advisor statunitensi che
sono poi inviati a Kabul per operare con il personale dell’Afganistan
National Army Air Corps (ANAAC). Nell’ottobre 2008, Alenia North
America era stata protagonista di una strana triangolazione Italia -
Stati Uniti – Afghanistan: la società aveva venduto ad US Air Force
diciotto aerei da trasporto G.222 (già in uso all’aeronautica militare
italiana), che dopo essere stati riammodernati erano stati trasferiti
alle forze aeree afgane.
Imponente anche l’impegno addestrativo
degli italiani a favore delle forze di polizia. Ad Adraskan ed Herat
due team di carabinieri provenienti dall’organizzazione Territoriale
dell’Arma e dai paracadutisti del 1° Reggimento “Tuscania”
contribuiscono alla formazione di alcune unità del Comando Regionale
dell’Afghan Uniform Police e dell’Afghan National Civil Order Police.
Militari dell’Arma e della Guardia di finanza partecipano anche alla
missione di polizia “Eupol Afghanistan” dell’Unione Europea, nell’ambito
dell’iniziativa di Politica Europea di Sicurezza e Difesa (PESD). La
missione, iniziata il 15 giugno 2007, ha lo scopo di “sviluppare le
attività di training, advising e mentoring del personale afgano
destinato alla Polizia nazionale e alla Polizia di frontiera”. Grazie a
un accordo bilaterale Italia-Afghanistan, carabinieri e fiamme gialle
sono pure impegnati ad Herat nell’addestramento della polizia di
frontiera e doganale, collaborando con il personale USA del Combined
Security Transition Command Afghanistan (CSTC-A). Sempre ad Herat, Il
Ministero della difesa italiano ha recentemente contribuito con 100.000
euro alla realizzazione di una nuova stazione della polizia afgana.
Un colonnello del 3° Reggimento Bersaglieri è alla guida del PRT -
Provincial Reconstruction Team che ha il “compito di supporto alla
governance e di sostenere il processo di ricostruzione e sviluppo”,
congiuntamente ad una componente civile rappresentata da un Consigliere
del Ministero Affari esteri. La struttura controlla e gestisce buona
parte degli interventi in Afghanistan finanziati con denaro della
Cooperazione allo sviluppo. Negli ultimi cinque anni, PRT dichiara di
aver costruito nel distretto di Herat “scuole, ospedali, carceri, strade
e ponti” per il valore complessivo di 30 milioni di euro, 5,6 dei
quali nel solo 2011. Entro la fine di gennaio sarà completata la prima
tranche dei lavori di ampliamento del terminal del locale aeroporto
(250.000 euro). Per lo scalo di Herat, i progettisti del Provincial
Recontruction Team hanno predisposto un masterplan del valore di oltre
137 milioni di euro per realizzare un nuovo terminal, piste aeree e
opere viarie di collegamento. Lo scorso 17 dicembre, il programma è
stato presentato alle autorità nazionali afgane dall’ex ministro allo
Sviluppo economico, Paolo Romani, neo-rappresentante dell’esecutivo
Monti per lo “sviluppo economico dell’Afghanistan e del’Iraq”.
Dal
2001 al 31 dicembre 2010, la Cooperazione italiana ha erogato 516
milioni di euro per finanziare “iniziative bilaterali e multilaterali”
nel “settore infrastrutturale e degli aiuti umanitari” (103 milioni solo
per il collegamento stradale Bamyan-Maidan Shar). Ventinove i milioni
stanziati lo scorso anno per “progetti nel settore della governance,
dello sviluppo rurale e agricolo e delle infrastrutture stradali”.
L’Afghanistan è proprio la gallina d’oro di mercanti d’ami e grandi
società di costruzioni. Nel 2012 potrebbero partire i lavori di
ristrutturazione della strada Herat–Chishet Sharif. Prima beneficiaria,
spiega Il Sole24Ore, la grande cava di proprietà del magnate
statunitense Adam Doost (alla guida dell’American Chamber in
Afghanistan), “che di recente ha chiuso un accordo di partnership con la
Margraf di Vicenza per commercializzare in Italia e in Europa blocchi
di marmo inizialmente per 5 milioni di dollari”. La guerra in
Afghanistan si combatte per il gas e il petrolio ma anche in nome e per
conto dei pescecani dei mercati finanziari planetari.
Fonte.
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