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16/01/2012

Il grande conflitto di interessi mondiale

Un Italia incapace di rialzare la testa fa comodo alla speculazione internazionale. Mantenere elevati i tassi di interesse, abbassando la credibilità finanziaria di un paese, per qualcuno significa sacrifici, per tanti altri vuole dire guadagni. Il paziente deve essere mantenuto in una costante, stabile agonia: se guarisce, il gioco finisce. Se muore, pure.
 Così, eccoci in Europa a portare alla maestra il quaderno con i compiti fatti. La maestra mette un “bene” sul diario, ma qualcuno si accorge che l’alunno rischia di essere promosso. Così, il giorno dopo gli si mette un bel 4 in condotta e lo si rimanda. Anche se ha fatto i compiti. Questo è il giochetto di Standard & Poor's. Un bel 4 in condotta e si può continuare a incassare i soldi delle ripetizioni, dei libri di testo, degli eserciziari e di tutto ciò che serve a chi è rimandato a settembre.
 Il giudizio di Standard & Poor's passa come un giudizio politico: guardano come ci comportiamo, fanno ipotesi sulla stabilità e si lanciano in previsioni degne del mago Zurlì. Zurlì & Poor's. Evidentemente i baci e gli abbracci sul diniego alla custodia cautelare per Cosentino non devono avere fatto una bella impressione. E neppure il rifiuto della Consulta di avallare i quesiti referendari sull’abrogazione del porcellum. Visto che al prossimo giro insomma non potremo scegliere i nostri rappresentanti, e dato per assodato il criterio con cui i partiti politici li scelgono per noi, la prossima legislatura non promette nulla di buono. E neppure il Malinconico Affaire, seguito a ruota dal Patroni Griffi Gate, sembrano segnare un elemento di discontinuità con il passato. Specialmente se continueremo a scegliere il presente ed il futuro basandoci sulle stesse persone che hanno scavato il sistema dall’interno fino a ieri costruendo, con tecnica mirabolante, una struttura reticolare di gallerie e scorciatoie degna di un termitaio. Per questo, forse, li chiamano tecnici: mica è da tutti realizzare una ragnatela simile di interessi, costruita in modo che il crollo di un singolo tunnel non pregiudichi il flusso complessivo di vantaggi e privilegi acquisiti.
 Ma il grande conflitto di interessi mondiale, tuttavia, è ancora più affascinante: basta scavare e vengono alla luce una serie di reperti che in confronto Pompei è un arido terreno improduttivo. La giovane economista Federica De Benedetto, sul suo blog, nel tentativo riuscito di dimostrare che le liberalizzazioni sulla distribuzione della benzina non influiranno che per un massimo di 7 centesimi sul costo finale al litro, si è imbattuta in una scoperta interessante. Il prezzo grezzo della benzina, all’uscita dalle raffinerie, è determinato da Platts, una società che fornisce le quotazioni base per i prezzi dei prodotti energetici e petrolchimici, condizionando in questo modo il costo della benzina intesa come materia prima (33% del prezzo finale), cui si aggiunge il margine lordo operativo (7%, quello su cui le liberalizzazioni possono avere un’influenza) e le tasse (60%), ovvero le accise e l'iva elencate nell’articolo “la verità sul prezzo della benzina”.
 Il Giornale ha ripreso il suo articolo ma non ha colto l’aspetto più succulento: Platts è una costola di McGraw-Hill. Quella dei libri di testo sui quali imparano gli studenti di tutto il mondo. Compresi gli economisti. Dunque McGraw-Hill, l’impero del sapere, paga i cervelli per insegnare agli studenti come applicare le teorie economico-finanziarie sulle quali poi lei incide determinando le condizioni di base, i parametri chiave che il mercato poi digerisce ed elabora. A partire dai prodotti petrolchimici infatti, oltre alla benzina si sviluppa tutta una serie di industrie di fondamentale importanza, compresa quella della plastica, dei materiali per le imbarcazioni e dei tre quarti degli oggetti che utilizziamo ogni giorno.
 Ma non è finita: volete sapere chi figura tra le sorelline di Platts, ovvero chi “lavora” per McGraw-Hill essendone una seconda costola? Una signorina dal nome assolutamente sconosciuto e che ha scarsa o nulla influenza sul tessuto economico mondiale: Standard & Poor's. Il mago Zurlì di cui sopra. Dunque McGraw-Hill da un lato condiziona il mercato a partire dalle materie prime, cioè dal basso. Dall’altro condiziona il mercato influendo sul rating dei grossi gruppi, delle banche, delle assicurazioni e degli stati, cioè dall’alto. E come se non bastasse condiziona gli ingranaggi con i quali il mercato funziona, formando intere generazioni di economisti e insegnando loro come devono comportarsi di fronte alle condizioni che loro stessi contribuiscono a determinare, cioè dall’interno.
 A mero titolo di curiosità: McGraw-Hill ha sede nel Rockefeller Center, a New York, un complesso di 19 edifici ad uso commerciale costruito durante la grande depressione americana da John D. Rockefeller, il padre di David Rockefeller, il grande banchiere statunitense che nel 1973 ha fondato la Commissione Trilaterale. Poteva McGraw-Hill non avere una banca? Certo che no: la McGraw-Hill Federal Credit Union, che nel 2008 ha evitato di subire pesanti perdite dalla crisi, liberandosi in tempo dei prestiti a rischio.
 Quando si dice avere le informazioni giuste al momento giusto…

Fonte.

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