La crisi
La situazione non è risolvibile. Può essere tamponata con degli
investimenti di denaro, o meglio, con immissioni di liquidità di denaro
che ovviamente non rappresenta nulla, se non una ipoteca su un futuro
talmente lontano dall'essere inesistente. Quindi prima o poi si arriva
al collasso definitivo del sistema del denaro e del sistema industriale,
che noi chiamiamo occidentale ma che oramai riguarda molti altri
luoghi. La Russia ci è entrata da tanto tempo, ma anche i paesi
emergenti, come Cina e India, ci sono dentro sino al collo. Loro hanno
il vantaggio di aver cominciato dopo, quindi arriveranno dopo al muro
invalicabile che segnerà il fatto che non possono più crescere, ma in
ogni caso il gong suonerà anche per loro. È matematico.
Futuro bruciato
Si potrebbe andare a ripescare dichiarazioni non dico degli anni
Ottanta, ma dei Novanta e oltre. Nel 2000 e persino dopo il crollo dei
subprime ancora si sentiva parlare di un "futuro radioso". Ma non è
questo il punto. Il fatto è che in paesi come l'Italia, un uomo come
Monti ha buon gioco a dire che se non si fosse fatta questa manovra non
si sarebbe riusciti a pagare gli stipendi.
È proprio il sistema che è sbagliato, basato sulle crescite infinite che
esistono in matematica ma non in natura, partito da due secoli e mezzo
fa e arrivato al suo limite. Un po' come una potente macchina, che
arrivata davanti a un muro continua a dare gas finché non fonde. Invece
di continuare e ostinarsi a crescere, visto che crescere non si può più,
si dovrebbe iniziare a governare in modo ragionevole la decrescita.
Decrescita: adottata da tutti oppure non funziona
Naturalmente, questo è il punto. Il sistema invece si basa sull'opposto,
ovvero sulla competizione mondiale, sulla crescita, sugli investimenti,
sulle infrastrutture. I popoli teoricamente diventano più ricchi ma
nella realtà diventano più poveri.
Costretti a decrescere, in ogni caso
Certo, la classe media sino a ora era attaccata alla macina ma almeno
poteva consumare. Adesso non può e non potrà fare più nemmeno quello, e
dunque sarà costretta a decrescere. Ma una cosa è farlo in questo modo e
una cosa invece è governare il movimento della decrescita. Perché
quella di adesso più che decrescita è una recessione - di cui tutti
parlano ma in realtà poco capiscono. È il fatto che poi tanta gente
viene sbattuta fuori dal mondo del lavoro, e dunque non consuma, e
dunque le imprese riducono ancora, e nsomma il processo si avvita su se
stesso. Solo che lo fa a velocità sempre maggiore. Come quando vedi un
nastro: una volta arrivato alla fine torna indietro, solo che lo fa a
velocità molto superiore. E questo succede se pretendendo di crescere
ancora invece non si cresce e dunque si alimenta la disoccupazione. La
recessione non sarà come un tornare a vivere come facevamo trenta anni
fa, ma sarà un processo di una velocità estrema: questo è il crollo di
tutto il modello di sviluppo che conosciamo. E nessuno è preparato.
Nessuno (o quasi) osa parlare di decrescita. In una riunione recente con
i gruppi di Uniti e Diversi di Chiesa e Pallante (e altri gruppi) ho
proposto di fare una manifestazione comune sulla decrescita. Chiesa e
Rossi si sono opposti dicendo che erano cose che non si potevano dire in
questo modo. Che dire? C'è molto residuo di pensiero liberale e
marxista.
Scenari per il 2012?
A breve termine, per un po', la cosa sarà lenta, quindi non verrà
avvertita in modo traumatico, poi piano piano accelererà fino a
diventare inarrestabile. Alla fine ci sarà gente che si riverserà nelle
campagne alla ricerca di cibo, perché in città ci sarà meno lavoro, meno
denaro, meno merce da poter acquistare, anche tra quella
indispensabile. Solo che non è che ci siano poi tante campagne intorno.
Insomma vedo una feroce lotta all'ultimo sangue, alla fine del processo.
Tempi?
Una volta pensavo che i tempi sarebbero stati lunghi. Data
l'accelerazione che c'è, ora penso che nell'arco di 5-10 anni si
arriverà a questo.
Prepararsi?
Certamente, un consiglio: acquistare terra e ritornare a saperla
coltivare. E anche imparare a usare il kalashnikov, perché poi la gente
arriverà dalle città e sarà una vera e propria lotta tra disperati.
Basta pessimismo della ragione: cose positive?
Il lato positivo sicuramente è che se la crisi economica si accentua
ancora indurrà le persone a una maggiore solidarietà. È nelle situazioni
di questo tipo di dramma che la solidarietà riappare e riaffiora
rispetto all'individualismo. Esempio scemo: quando a Milano nevicò per
tre giorni di seguito tutto fu immobilizzato, e la gente si aiutò anche
se non si era mai parlata pur vivendo fianco a fianco. Nella necessità
si crea la solidarietà. Poi questa situazione indurrà anche quelli che
non ci pensano (ora) al tipo di vita che facciamo anche quando tutto va
bene: una crisi economica potrebbe suscitare una riflessione in persone
che non l'hanno mai fatta, che sentono il disagio magari, ma non l'hanno
mai razionalizzato. Insomma produci-consuma-crepa non è un mondo umano
dunque è bene cercarne un altro.
Meno lavoro e più occupazione (a fare altro)
Pensiero in parte vero ma troppo ottimistico perché poi le occupazioni
da fare in un sistema come questo, non è che ve ne siano molte. Discorso
diverso, naturalmente, sarà quando tutto sarà cambiato.
Tu ti sei preparato?
No, io predico bene e razzolo male. Ma il punto è che non è questione
che riguarda me, riguarderà i giovani, per loro sarà una grande
opportunità, avranno le energie per ricominciare da capo. Chi avrà
cinquanta o sessant'anni sarà fatto, non avrà possibilità di riciclarsi,
ma per i giovani, ripeto, sarà una grande opportunità.
Studiare agraria e fare un corso balistico
In Afghanistan tutti sanno usare il kalashnikov, qui no. Però basta
prendersi il porto d'armi e andare a un poligono di tiro, no?
Fonte.
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