Per capire come si sia arrivati a questo viaggio fa bene aggiungere qualche nota sulla storia recente dell'incarico all'attuale premier. Monti era già presidente del consiglio incaricato durante la crisi di agosto. Il Corriere della Sera allora gli tirò la volata ma inutilmente. Una volta chiaro che Berlusconi sarebbe rimasto in carica lo stesso Monti rivelò al Corriere la lettera di commissariamento dell'Italia da parte di Ue e Bce. Era la sfiducia pubblica (di parecchi poteri che contano in Italia) della linea scelta dalla Ue-Bce per il commissariamento di questo paese, metterlo sotto tutela continentale con una maggioranza debole, fatta per rimarcare l'esigenza di una presidenza del consiglio "tecnica", non compromessa con gli scandali e rilegittimata politicamente.
Quando Monti ha ottenuto la sua carica, dopo diverse settimane di frenetico teatrino berlusconiano as usual, il discorso dell'investitura ha avuto il pregio della chiarezza. Si trattava della linea della Merkel applicata all'Italia: politica di bilancio, rispetto dei parametri, liberalizzazioni, mercato del lavoro "fluido" etc. Mancavano alcuni "dettagli", come la vendita delle azioni di importanti aziende pubbliche (come auspicato in estate dal Financial Times) ma nessun presidente cede facilmente i gioielli di famiglia. Inoltre, il mandato di Bruxelles-Francoforte a Monti non era poi così chiaro. Come commentavamo allora era in atto infatti uno "scontro durissimo all’interno della Bce proprio sulla linea da adottare nei confronti dell’Italia e della Grecia nell’immediato e sulla crisi del debito sovrano in prospettiva"
http://www.senzasoste.it/
E non si vendono gioielli per placare la sete del mercato continentale quando non si sa quale è la prospettiva. In termini di equilibri finanziari, economici e di poteri.
Dopo circa due mesi, una manovra finanziaria e un accordo europeo sul fisco, il governo Monti sta dando ora segno di aver capito che la politica di accondiscendenza sostanziale verso la Germania non paga.
In meno di sessanta giorni Supermario conta già diverse vittime: un paese spinto a forza verso la recessione grazie ad una politica da commissario Ue-Bce (raro esempio di commissario efficiente in assenza di un centro di comando del suo commissariamento), lo spread agli stessi livelli del peggior periodo berlusconiano (e con trenta miliardi di manovra in più) e un sistema italiano delle banche in grave sofferenza (esempio su tutti il bagno di sangue della tentata ricapitalizzazione di Unicredit).
Inoltre, l'intervento della Bce a sostegno dell'Italia nelle ultime settimane si è ridotto al minimo e talvolta si è avvicinato allo zero. Monti ha quindi cominciato un viaggio d'urgenza in Europa per trovare soluzioni diplomatiche ad una situazione che si sta facendo a rischio. Perchè l'Italia è di fronte a problemi gravi sul piano dei costi finanziari del debito pubblico, su quello della recessione e sulla tenuta del sistema bancario.
Due sono i segnali da cogliere in questa fase di governo Monti. Il primo è la foto di famiglia con Sarkozy, che al momento ha solo proposte invise alla Merkel, che è un chiaro messaggio all'intransigenza ordoliberale della Germania.
Il secondo è contenuto in un corsivo del Corriere della Sera, finalmente serio e documentato. E il Corriere è la testata che ha impresso l'accelerazione alla candidatura Monti, che ha promosso il commissariamento Ue-Bce e una linea compatibilista sulla Germania. Non c'è da dubitare che a Berlino, una volta tradotto quest'articolo, sarà arrivato il messaggio. Ne riportiamo un passo significativo
"Da quando nel 2009 la Grecia ha rivelato che il suo bilancio era falso, l'Europa è progressivamente scivolata in un crisi di credibilità, eppure la Germania ha continuato a sentirsi indenne, oltre che del tutto innocente. Fra il 2008 e il 2010 l'export tedesco verso il resto della zona euro è sì crollato dell'8%, ma i tedeschi si sono presto resi conto che continuavano a prosperare come prima. Il motivo è semplice: la domanda di beni tedeschi dalle nuove economie emergenti ha sostituito del tutto le mancate vendite di Bmw o di treni Siemens ai tradizionali partner europei. La crescita in Cina, India e Brasile quasi da sola ha rimpiazzato l'intero fatturato mancante di «Deutschland Ag» in Eurolandia: 25 miliardi in più in soli trentasei mesi. Nei prossimi anni questo spostamento del centro di gravità del Paese più grande del continente potrà solo accelerare.
È per questo probabilmente che una certa Germania ha iniziato a pensare di poter fare a meno dell'Europa. A questi ritmi, prima della fine del decennio la Repubblica federale sarà il solo Paese dell'euro ancora presente nella classifica delle prime sei o sette economie del pianeta. Senza l'euro non sarebbe mai stato possibile, perché un marco sopravvalutato avrebbe reso la concorrenza dal resto d'Europa più efficace e il made in Germany più debole. Eppure oggi fra i tedeschi la tentazione di giocare una scommessa solo nazionale nei mercati globali sembra, a momenti, irresistibile."
http://www.corriere.it/
Il messaggio, oltre all'analisi del tutto condivisibile, ha contenuti chiari. L'Italia comincia a far capire, intanto sul piano dell'opinione pubblica che conta, che ha capito che la Germania può mollarla. Ribadendo due considerazioni: la prima che senza l'euro la Germania non può esportare a questi ritmi, la seconda è che non può continuare a ignorare la Francia. Che pretende politiche più compatibili con i desiderata italiani. E non a caso ti spunta, inattesa rispetto alle previsioni, la foto di famiglia Monti-Sarkozy.
Ora, che l'unione fiscale europea, decisa a dicembre, sia un'ordalìa lo sappiamo come sono note le difficoltà nel condizionare la Germania da parte della Francia, figuriamoci dell'Italia. Ma cosa sta succedendo a Berlino?
Prima di tutto la bufera attorno al presidente della repubblica tedesco, accusato di uso allegro di fondi in prestito, si sta rafforzando. E attorno alla crisi di una presidenza si gioca sempre il futuro di un assetto politico. Poi, nonostante l'aumento dell'occupazione, il fatturato industriale tedesco cede il passo proprio nelle strategiche esportazioni. Inoltre la crisi europea sta facendo perdere alla Germania il contatto con uno storico alleato ordoliberale-liberista all'interno dell'Ue, l'Olanda.
Lo denuncia il Financial Times Deustchland in questo articolo
http://www.ftd.de/finanzen/
Dove in sostanza si sostiene che l'Olanda si sta allontanando dalla Germania a causa della riluttanza tedesca a far funzionare l'ombrello di salvataggio, leggi finanziamenti, del debito sovrano europeo.
Insomma, Monti in poche settimane sembra essersi trasformato. Da commissario di un direttorio inesistente (quello Ue-Bce della famosa lettera a Berlusconi) ad agente di quel tipo di capitale europeo (bancario e non) che si sente escluso dalle scelte tedesche. Già ma quali saranno le scelte tedesche?
L'articolo del Corriere della Sera rimarca, per la prima volta, il fatto che gli italiani hanno capito il problema. La Germania guarda altrove. Comunque ad una archiettura europea che le permetta un modello di esportazioni, e di intermediazione finanziaria, privilegiato con i paesi del capitalismo emergente. L'Europa, in un'ottica di una politica del genere, non può che essere subordinata. Ma la Germania guarda veramente all'Europa per come viene pensata in Italia?
Recentemente Immanuel Wallerstein ricordava come i poli di attrazione geopolitica si facciano attorno ai gasdotti. E faceva notare che il nuovo gasdotto North Stream, aperto da Putin nel settembre 2011, rappresenta il polo di attrazione geopolitica per la Germania nei prossimi anni.
Basta dare un'occhiata al percorso di North Stream
http://arcticportal.org/
Per capire che l'area di attrazione geopolitica della Germania non è proprio vicina alle sponde del mediterraneo.
Certo in politica molto è componibile ma, in ogni caso, duri compiti aspettano Mario Monti. Mentre, ça va sans dire, si prepara a farci pagare tutti i conti di questo pellegrinaggio tra sedi di commissioni, capitali e banca centrale europea. Ma alla popolazione bastino i moniti di Napolitano e i cinque minuti di odio, erogati dai telegiornali, contro gli sperperi della casta. Questo non è un paese per chi ha intenzione di fare politica. Almeno per l'oggi.
Fonte.
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