Pubblico un articolo di Giovanni Sartori dal Corriere di oggi sul tema dell'immigrazione.
"...l’esplosione demografica dell’Africa è già avviata; e siccome
gli affamati non cercano la salvezza tra altri affamati, è piuttosto
ovvio che un numero sempre crescente di povera (poverissima) gente
cercherà la salvezza in Europa. È un problema che sinora abbiamo
affrontato in chiave ideologica (di razzismo o no), che è un modo di
renderlo insolubile o comunque mal risolto. Ma due giorni fa Beppe
Grillo lo ha inopinatamente risollevato. Tanto vale, allora,
ricominciare a pensarci. E avrei un’idea, una proposta." Giovanni Sartori (dal Corriere della Sera).
Un’idea, una proposta
Non sappiamo se l’Europa verrà sottoposta nei prossimi anni a migrazioni
bibliche a seguito della "primavera araba" che senza dubbio ha rotto le
dighe che sinora la frenavano. Il fatto è che l’esplosione demografica
dell’Africa è già avviata; e siccome gli affamati non cercano la
salvezza tra altri affamati, è piuttosto ovvio che un numero sempre
crescente di povera (poverissima) gente cercherà la salvezza in Europa.È
un problema, questo, che sinora abbiamo affrontato in chiave ideologica
(di razzismo o no), che è un modo di renderlo insolubile o comunque mal
risolto. Ma due giorni fa Beppe Grillo lo ha inopinatamente
risollevato. Tanto vale, allora, ricominciare a pensarci. E avrei
un’idea, una proposta.
Inghilterra e Francia sono a oggi i Paesi più "invasi" (anche per via
della loro eredità coloniale) e oramai accomodano una terza generazione
di immigrati da tempo accettati come cittadini. La sorpresa è stata che
una parte significativa di questa terza generazione non si è affatto
"integrata". Vive in periferie ribelli e ridiventa, o sempre più
diventa, islamica. Si contava di assorbirli e invece si scopre che i
valori etico-politici dell’Occidente sono più che mai rifiutati.
Che senso ha, allora, trasformare automaticamente in cittadini tutti
coloro che nascono in Italia, oppure, dopo qualche anno, chi risiede in
Italia?
Quanti saremo?
Questa è stata, finito il comunismo, la tesi della nostra sinistra,
sostenuta dall’argomento che chi lavora e paga le tasse in un Paese si
paga, per ciò stesso, il diritto di cittadinanza. Ma non è così. Le
tasse pagano i servizi (polizia, pompieri, manutenzione delle strade e
simili) dei quali qualsiasi residente usufruisce e che non paga, o
meglio che paga, appunto, pagando le tasse.E
vengo alla mia idea. Da sempre il diritto di cittadinanza è fondato sui
due principi del ius soli (diventi cittadino di dove nasci) oppure del
ius sanguinis (mantieni la cittadinanza dei tuoi genitori). Vorrei
proporre un terzo principio: la concessione della residenza permanente
trasferibile ai figli, ma pur sempre revocabile. Chiunque entri in un
Paese legalmente, con le carte in regola e un posto di lavoro non dico
assicurato ma quantomeno promesso o credibile, diventa residente a vita
(senza fastidiosi e inutili rinnovi). In attesa di scoprire quanti
saremo, se li possiamo assorbire o meno, questa formula dà tempo e non
fa danno. Certo, se un residente viene pizzicato per strada a vendere
droga, a rubare, e simili, la residenza viene cancellata e l’espulsione è
automatica (senza entrare nel ginepraio, spesso allucinante, della
nostra giurisprudenza).
Insisto: l’inestimabile vantaggio di questa formula è che dà tempo.
Quanti saremo? Quale sarà il punto di saturazione invalicabile? L’unica
privazione di questo status è il diritto di voto; il che non mi sembra
terribile a meno che i residenti in questione vogliano condizionare e
controllare un Paese creando il loro partito (islamico o altro). Se così
fosse, è proprio quel che io raccomanderei di impedire. Fonte.
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